Ti ho amato dal primo istante...

Ti ho amato dal primo istante...

venerdì 23 gennaio 2015

Tempo di iscrizione alla scuola primaria...

Dal 15 gennaio sono partite le  iscrizioni dei bambini che a settembre prossimo frequentaranno la prima classe della scuola primaria. Il mio pastrugno sarà uno di questi bimbi. E' stata una grande emozione per Mamma Mi digitare sulla tastiera del pc compilando l'iscrizione on line.

Lui, il pastrugno, è un po' combattuto: gli dispiace salutare dopo tre anni la sua Sabry, la maestra della scuola materna, però è anche felice di poter poi imparare tante cose... A lui e a tutti i bambini che a settembre inizieranno una nuova piccola grande avventura della loro vita dedico questa storia.

Anselmo va a scuola

Questo è Anselmo. Ha cinque anni e nove mesi, come me.
Siamo nati lo stesso giorno.
Ad Anselmo piacciono le carote, ma soprattutto, quando andiamo in automobile, gli piace viaggiare sul ripiano di dietro, perché si vede meglio che dal finestrino e si possono salutare i cani e i gatti nelle altre macchine.
Una settimana fa, ho dato ad Anselmo la notizia: "Dopo l'estate, cominceremo la scuola". Lui non ha detto niente: ha solo tirato su con il naso e si è aggiustato i pantaloni.
Anselmo è un coniglio di poche parole: io e lui ci intendiamo benissimo a sguardi.
Però, poi, ha piegato l'orecchio sinistro, come quando è un po' agitato.
E io ho capito che c'era bisogno di fare qualcosa.
La nonna ha cucito un vestito nuovo per Anselmo. Giacca e pantaloni rosso fiammante: un completo che sognava da tempo. "Per il tuo primo giorno di scuola" gli ho detto, mentre scartava il pacco regalo. Ha fatto un gran sorriso. E non finiva più di guardarsi allo specchio. Però, poi, mi sono accorto che anche la punta dell'orecchio destro aveva cominciato a piegarsi.
Ho chiesto alla mamma di fare la torta di carote: Anselmo davanti a una torta di carote ritrova coraggio, salute e buon umore.
Una volta, dopo averne mangiate due fette, ha raccontato una barzelletta. Ora non la ricordo: parlava di due scarabei che si incontrano ...
Le barzellette dei conigli sono molto strane. Ma noi abbiamo riso tutti perché eravamo contenti per lui.
La torta, però, non è servita a niente. Cioè, Anselmo l'ha mangiata, e gli è piaciuta, come sempre.
E siccome, come tutti i conigli, è educatissimo, ha fatto anche  i complimenti alla cuoca.
Ma si capiva bene che i suoi pensieri erano tristi. Infatti non erano lì, con noi. Ma da un'altra parte. E a giudicare dall'espressione, non doveva proprio essere un bel posto.
Così, di sera, a letto, ho deciso di parlargli: "Anselmo" gli ho detto. "Da qualche giorno mi sembri triste. Ho fatto qualcosa che non va? Ho detto qualcosa che ti ha offeso?"
Lui si è girato verso di me, mi ha stretto e mi ha chiesto se è proprio necessario che ci venga anche lui, a scuola. Aveva i piedi gelati! Così ho pensato: "Un bel viaggio, io e lui da soli: ecco quello che ci vuole". Così, quando tutti se ne sono andati a dormire, siamo sgattaiolati fuori di casa.
Il pomeriggio avevo parcheggiato la mia auto in giardino, davanti alla porta della cucina.
E via! Siamo partiti. Anselmo all'inizio mi pregava di guidare piano. E si è spaventato un po' quando la macchina è decollata. "Perché non mi hai mai detto che la tua macchina vola?" ha protestato. "Mica bisogna dire sempre tutto..." ho risposto io. Infatti, che gusto ci sarebbe?
Poi, però, quando ha visto la città dall'alto con tutte le luci accese, "Guarda!" ha esclamato. "Quella laggiù è casa nostra". Alla fine, è apparsa la scuola. E Anselmo ha ricominciato a tremare.
Adesso è estate, e la sera fa fresco. Così siamo entrati nella scuola attraverso le finestre aperte. Le aule erano tutte blu, per la luce della luna. Volevo mostrare ad Anselmo che posto tranquillo può essere, una scuola.
Con piccoli banchi e bei disegni di animali appesi ai muri. Animali come lui, ma di tutte le parti del mondo.
Ma poi mi sono accorto di una cosa: i banchi non erano vuoti. C'erano sedute delle lettere dell'alfabeto. "Presto comincerà il nuovo anno" ha detto una di loro. "Speriamo che quest'anno non ci capiti un bambino come quel Francesco di prima E" ha detto l'altra. "Dimenticava sempre di mettermi. E non sai che guaio tornare a casa per una lettera perduta: treni, autobus, tram ,,,"
In un'altra aula, due libri confabulavano fra loro. "A pagina 10 ho ancora una ditata di cioccolato dell'anno scorso" si lamentava uno.
"Sei stato fortunato: io sono rimasto un'intera giornata in una cartella con un barattolo di colla" ha detto un altro.
Allora è intervenuto un dizionario. "E io? La pagina del verbo essere non so ancora dove sia finita. Un righello dice che è diventata una barchetta di carta. Chissà ora dove sta navigando".
"Sono bambini, cosa pretendete?" è intervenuto un mappamondo. "Avete idea di quante volte, cascando di mano a uno di loro, dallo spavento mi si è fulminata la lampadina?"
In quel momento, qualcosa ha richiamato la mia attenzione. "Guarda!" ho esclamato.
In mezzo al corridoio fluttuava una luce fioca. "Seguiamola ..." ha sussurrato Anselmo.
In certe occasioni, i conigli possono diventare molto coraggiosi. Così, siamo arrivati nell'aula dei computer. Tutti gli schermi erano accesi.
"Ah, i bambini!" si lamentava un modello nuovo fiammante. "L'altr'anno a mio zio hanno fatto saltare quattro tasti. Quello della A, della B, del 5 e quello del punto e virgola".
E il suo vicino, per consolarlo: "Su, fatti forza. I bambini non lo fanno apposta, sono solo pieni di vita".
"Appunto ..." ha ribattuto l'altro. "E io sono così fragile!"
Ad Anselmo quel computer ha fatto una pena terribile. "Bisogna fare qualcosa" ha mormorato.
Mentre parcheggiavo l'auto, gli si è avvicinato. "Senti, non ti devi preoccupare" ha detto. "E' vero, i bambini sono vivaci. Ma anche molto gentili. Pensa a me: c'è qualcosa di più delicato di un coniglio? E guarda: neanche una scucitura!"
A quelle parole il computer è sembrato rinascere.
E non la finiva più di ringraziare.
In quel momento, però, mi sono accorto di quanto fosse tardi.
Così siamo risaliti in automobile.
Anselmo era più tranquillo che all'andata.
Ha voluto fare due giri capovolti intorno al campanile.
E poi ha cantato la nostra canzone preferita.
E' venuta bene perché in sottofondo si sentivano i grilli.
Stamattina, dopo colazione, con Anselmo siamo andati in giardino a giocare.
Era veramente di buon umore.
L'ho capito dalle orecchie: tutte e due dritte.
Ogni tanto mi schiacciava l'occhio: niente può fare più felice un coniglio di un segreto da mantenere.
Poi, sull'altalena mi ha chiesto se ho già pensato a cosa mettermi il primo giorno di scuola.
A me è venuto un po' da ridere. Ma mi sono trattenuto. Ad Anselmo piace tantissimo parlare di vestiti. Guai, offenderlo.

(Giovanna Zoboli, Simona Mulazzani)

giovedì 22 gennaio 2015

Brrr.... "i tre giorni della merla" si stanno avvicinando... brrrr.... brrr...


Tanto, tanto tempo fa a Milano ci fu un inverno molto rigido.
La neve scendeva dal cielo e copriva tutta la città, le strade, i giardini.
Sotto la grondaia di un palazzo in Porta Nuova c'era un nido di una famigliola di merli, che a quel tempo avevano le piume bianche come la neve. C'era la mamma merla, il papà merlo e tre piccoli uccellini, nati dopo l'estate.
La famigliola soffriva il freddo e stentava a trovare qualche briciola di pane per sfamarsi, perché le poche briciole che cadevano in terra dalle tavole degli uomini venivano subito ricoperte dalla neve che scendeva dal cielo.
Dopo qualche giorno il papà merlo prese una decisione e disse alla moglie:
"Qui non si trova nulla da mangiare, se continua così moriremo tutti di fame e di freddo. Ho un'idea, ti aiuterò a spostare il nido sul tetto del palazzo, a fianco a quel camino così mentre aspettate il mio ritorno non avrete freddo. Io parto e vado a cercare il cibo dove la neve non è ancora arrivata".
E così fu fatto: il nido fu messo vicino al camino e il papà partì. La mamma e i piccoli uccellini stavano tutto il giorno nel nido scaldandosi tra loro e anche grazie al fumo che usciva tutto il giorno dal camino.
Dopo tre giorni il papà tornò a casa e quasi non riuscì più a riconoscere la sua famiglia! Il fumo nero che usciva dal camino aveva colorato di nero tutte le piume degli uccellini!
Per fortuna da quel giorno l'inverno divenne meno rigido e i merli riuscirono a trovare cibo sufficiente per arrivare alla primavera. Da quel giorno però tutti i merli nascono con le piume nere e per ricordare la famigliola di merli bianchi divenuti neri gli ultimi tre giorni del mese di gennaio sono detti: i tre giorni della merla.