Ti ho amato dal primo istante...

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mercoledì 30 novembre 2016

Mi hai fatto come un prodigio

In questi giorni, Mamma Mi e le altre catechiste stanno mostrando ai bambini i prodigi della Creazione. 

Mi
hai fatto
come un
Prodigio J
la tua VITA
è un grande
DONO di DIO

... leggi qui sotto e ti racconterò il perché!


Un bel giorno Dio, il Creatore,
si svegliò di buon umore:
«Ma che bello!»
e… girò in tondo

«quasi quasi faccio il mondo!»

E, volendo incominciare,
sgranò gli occhi ad osservare …
«Qui c’è buio, buio pesto …
…senza sole
più non resto!»
«Per vederci anche di notte:
 Luna splendente 
e stelle a frotte!»

pensò bene di separare: «Qua la terra,
             … di là il mare!»

«Ma che bello!», rise giocondo:
«Questo mondo lo faccio tondo!»



Poi, col fare Suo divino,
sulla terra piantò pure
un bel giardino.
Alberi, frutti, tanti fiori
dai più diversi sapori e colori.



«Ma che bello!»
e… girò in tondo:
«Voglio andare
fino in fondo!»

Passeggiando a tutte l’ore
Lui pensò, con gran stupore:
«Che silenzio che c’è qui …
ci vorrebbe un colibrì!
Ma …
non può cantar da solo,
ci vorrebbe un usignolo!»

E così … con fantasia
agli animali
diede il via.

Cani, gatti, pesci e uccelli, leoni,
serpenti, mucche e pipistrelli.






«Ma che bello!» e … girò in tondo,
«Ci vorrebbe un girotondo!».

Lo guardavano danzare
gli animali, stupefatti …
ma incapaci di imitarlo
se ne andavan …
quatti quatti.

Disse allora Dio,
il Creatore:
«Io, da solo
cosa faccio?
Non c’è gusto e …
mai un abbraccio.
Per danzare, ridere
e amare …
un amico
voglio creare».





Dio li ama, tutti quanti!
Tutti unici e importanti:
«Ma che bello!
Son miei figli
son diversi
e … sono tanti!»



Ogni bimbo che nasce
in questa grande famiglia
è un dono in più
… che una scintilla
della fantasia di Dio
                porta quaggiù
e … che meraviglia!

un DONO prezioso
sei anche tu!!!

il Signore da sempre
a te ha pensato,
ti ha voluto, ti ha amato.



Tu sei speciale …
e come te non c’è uguale!

Crescendo,
giorno
dopo giorno,
con l’amore
di chi
ti sta
intorno,
scoprirai
il tuo posto
in questo
mondo
e insieme
agli altri
farai
un meraviglioso
girotondo …

mercoledì 23 novembre 2016

LA COCCINELLA E LA FARFALLA

Due giorni fa, il pastrugno di Mamma Mi e i suoi compagni di classe hanno letto in classe una bellissima storia.

LA COCCINELLA E LA FARFALLA

C'era una volta una giovane farfalla che svolazzava allegra in un giardino fiorito, era così orgogliosa della sua bellezza che se ne faceva un gran vanto. Come una regina volava di fiore in fiore, facendo bella mostra di sé. L'estate presto lasciò il posto all'autunno, così in un giorno freddo e piovoso la vanitosa farfalla si trovò in seria difficoltà, una forte folata di vento la scaraventò con forza in un punto lontano, fece appena in tempo ad aggrapparsi su d'una foglia di un vecchio albero, cercando di tenersi ben stretta per non cadere giù.  In quel mentre vide una piccola coccinella posata anch'essa sulla stessa foglia. La farfalla infastidita e con fare arrogante esclamò: "Fatti da parte, non vedi che le mie ali sono grandi e non c'è posto per due?" La coccinella la osservò intimidita e un po' perplessa rispose: "Non è certo colpa mia se le tue ali sono così grandi, in ogni modo se ci stringiamo un po' non correremo il rischio di cadere." "Qui c'è posto solo per una di noi" rispose arrogante la farfalla "sei tu dunque che devi abbandonare la foglia." "Ma se andrò via, il vento mi spazzerà lontano, chissà dove andrò a finire, di certo morirò" aggiunse spaventata. "Non mi riguarda" rispose l'arrogante farfalla  "su questa foglia ci rimarrò solo io." La coccinella delusa e amareggiata non disse nulla, si posizionò in un angolo della foglia in attesa che la pioggia smettesse di cadere. In quel mentre, una folata di vento fece sobbalzare il ramo su cui i due piccoli insetti si erano riparati. La coccinella piccina piccina se ne stava ben stretta all'estremità della foglia, la farfalla invece si posizionò al centro di essa, correndo così il pericolo  d'essere trascinata via dal vento il quale soffiava sempre più forte, fino a quando una violentissima raffica la scaraventò con forza giù in terra, in una pozza piena d'acqua. "Aiuto! Aiuto!" urlava angosciata la farfalla, La coccinella su dal ramo la rassicurava: "Non avere paura, proverò a tirarti su, vedrai ce la faremo." Così la farfalla attese con pazienza che la piccola coccinella andasse a recuperarla, una volta raggiunta la sollevò con tutta la sua forza sistemandola sul suo dorso e con gran fatica la riportò sulla foglia. La farfalla stupita da quel gesto esclamò: "Senza il tuo aiuto ora sarei morta, ho imparato la lezione, da oggi in poi se tu vorrai diverremo amiche" ammise fiduciosa. La coccinella felice accettò volentieri così insieme si avviarono al di là del bosco per poi scomparire lontano all'orizzonte. Dopo un po' la pioggia smise di cadere e nel cielo spuntò un raggio di sole come a voler consolidare la nascita di una nuova e sincera amicizia.


Il racconto insegna che dobbiamo comportarci bene anche con chi ci tratta male e che a tutti può capitare di avere bisogno degli altri. 😉👍

IL PAESE ALL'INCONTRARIO

Da ieri il mio pastrugno ha adesso da leggere un libro davvero molto bello. A lui piace, come a tutti i bambini, perchè è molto simpatico, ma a me come mamma fa riflettere molto e mi chiedo ora: perchè ci facciamo spesso la guerra per il denaro?  E' un bel libro... grazie all'autrice Lidia Ravera per averlo scritto. Buona lettura a voi che visitate questo blog dedicato a mio figlio e a tutti i bambini...


IL PAESE all’incontrario

C’è, nel mondo, un paese dove tutto funziona al contrario: i topi fanno le fusa in braccio alle persone mentre i gatti stanno nascosti nelle fogne; i cani pascolano nei prati brucando l’erba mentre le mucche stanno a casa a fare la guardia, quelle poche volte che le case si fermano, perché le case spesso hanno le ruote e servono per spostarsi di qua e di là. Per stare fermi, invece, si prendono il treno, l’autobus o la macchina e ci si vive dentro comodi comodi perché non si muovono.
Questo paese si chiama Eseap e si trova in un’isola che sta sempre al di là dell’orizzonte così non lo puoi raggiungere mai, perché quando tu ti sposti anche lui si sposta e neanche tutte le navi del mondo lo possono toccare e neanche tutte le Maserati biturbo, se inventassero le Maserati biturbo galleggianti.
Gli abitanti di Eseap sono contenti di abitare al di là dell’orizzonte perché così nessuno li va a trovare e possono fare tutto a modo loro: cioè tutto al contrario di quello che facevano ai tempi in cui Eseap si chiamava Paese.
I vecchi ancora si ricordano quel tempo lontano, ma vanno a scuola per disimparare com’era la vita prima. Più sono vecchi più devono andare a scuola, obbedire ai loro figli e stare buoni. A sessant’anni si fa la prima elementare, perché è un’età in cui si sanno una quantità di cose sbagliate. A sei anni, invece, si è giovani come Eseap e quindi si ricoprono i ruoli più importanti. Dei più piccoli è tutto il potere.
Il sindaco si chiama Birichino e ha sei anni e mezzo. Il giudice è una ragazza di sette anni e si chiama Ninin.
Il consiglio dei sette saggi è composto di tre maschi, tre femmine e un bruco, ma il bruco è la loro mascotte. I sette saggi, tutti tranne il bruco, hanno cinque anni già in altre cinque vite, fin dall’antichità e nel Medioevo, quando Eseap era ancora teatro di grandi ingiustizie, e sanno e non sanno un sacco di cose importantissime. Sono loro che prendono le grandi decisioni quotidiane per la comunità.
Per esempio quanti soldi bisogna dare ai bambini-lavoratori nelle fabbriche e nei campi, tutte le sere prima che ritornino a autobus, o a treno, o a macchina, correndo sulle loro casemobili.
Ogni bambino riceve i soldi come fossero i voti di scuola: dieci soldi a chi ha fatto tutto bene, e via via a scendere fino ad arrivare a un soldo di paga per chi ha sbagliato tutto o si è addormentato sulle sue mansioni.
Un soldo almeno è garantito per tutti quelli che sono andati al lavoro, così possono mantenere i loro genitori, comprare loro i libri, i giocattoli, la cartella e dal la pappa ai topini siamesi.
La vita a Eseap scorre tranquilla anche se sono i fiori a innaffiare i giardinieri e i malati a curare i dottori, ma un giorno succede una cosa davvero bruttissimissima. Così brutta che fa arricciare la barba ai vecchi e i nasi ai bambini. Succede precisamente che la contessa Michelangela Michelotto “che quando è crudo lo vuole cotto” (questo è il motto scritto sullo stemma del suo casato),volando sul suo aereosalotto a trenta posti più una stiva per la servitù, siccome si è annoiata  di annoiarsi, guarda giù dal finestrino proprio nel momento in cui Eseap sbuca dalle nuvole del mattino e splende come una gemma sul suo segmento di orizzonte.
-         Che bel paese, che bell’isola, ih oh uh che postuccio carino – grida forte la contessa. E le sue amiche che sono state invitate per annoiarsi con lei urlano tutte: - Ah ah ah che bellineria, che carinata che puccipucci e che piccipicci.
Agli ordini della contessa le hostess tappano le bottiglie di champagne e il pilota si abbassa in picchiata, perché i signori possano vedere meglio.
La Michelangela Michelotto “che quand’è crudo lo vuole cotto”, guarda e riguarda e vede i fiori che spruzzano come fontane luminose, i topi puliti puliti che se ne vanno in giro coi fiocchi e i collarini, i vecchi contenti coi grembiulini azzurri e rosa che giocano a girotondo intorno ad alberi con le foglie marroni e i tronchi verdi, le fabbriche tutte allegre e piene zeppe di bambini con la tuta blu e bambine con la tuta blu anche loro, che lavorano poco ma bene e negli intervalli si scorpacciano biscotti e marmellate, mentre qualcuno legge a turno una poesia su qualsiasi cosa.
Accidenti, pensa la contessa Michelotto che a pensare non è tanto abituata, sta a vedere che questa è l’isola della felicità e quegli scemi dei miei filosofi, con tutti i soldi che passo loro ogni venerdì, mi dicevano sempre che non c’era. Quanto mi piace. Quanto mi innamora. Voglio venire qui ad abitare e così sarò felice anch’io, non sarò più triste nemmeno un momentino e mi andrà via dagli occhi tutta la maledetta noia.
Detto fatto, anzi pensato ordinato, la contessa fa atterrare il pilota e l’aereosalotto si posa nel cortile della scuola comunale. Appena scesa, con il suo contorno di amiche e di amici, Michelangela Michelotto incomincia a chiedere a gran voce: - Chi è il padrone qui, chi è il padrone, quanto costa tutto questo, tutta questa bella robina? Voglio comprare tutto, ogni fiore ogni topo ogni panchina.
I vecchi, che erano a scuola a disimparare, escono in cortile e la guardano curiosi mentre tira fuori un miliardo di miliardi dalla sua banca da viaggio e canticchia un po’ stonata ma contenta: - Io sono così, io sono qui, son la contessa Michelotto che quand’è crudo lo vuole cotto, ma se le piace non vi dà pace … bell’è visto bell’è comprato, bell’è visto e bell’è comprato …!
A un certo punto si fa avanti Tommaso che ha quasi settant’anni e sta appena all’asilo, quindi non ha ancora disimparato granché e sa ancora riconoscere il profumo dei miliardi. Timido timido, ma senza un errore, dice: - Voli pure via contessa Michelotto, Eseap è di tutti e quindi non è di nessuno, e quindi lei non se la può comprare. – Come! – dice la contessa infilando cento milioni nel grembiulino di Tommaso. – Se Eseap è di tutti, dividetevi i soldi, ce n’è da far diventare ricca una nazione anche molto più grossa.
Tommaso restituisce i cento milioni ma non sa più che cosa dire e guarda inebetito Mariacipolla che è la sua maestra, e ha nove anni e sa spiegarsi meglio. – Noi di soldi abbiamo i nostri, contessa delle mie babbucce – dice Mariacipolla – e tanti soldi non li può avere nessuno, perché c’è il limite del possesso che è cento e chi ha più di cento soldi, quelli in più li deve restituire: perché, scolaretti, li deve restituire?
Tutti i vecchi con il grembiulino dell’asilo e delle elementari e gli adulti delle medie e del liceo, rispondono con un bel coro: - Perché i soldi servono finché servono e quando sono serviti non servono più.
La maestra batte le mani soddisfatta. Tutti tornano in classe, dopo aver fatto un bell’inchino e la contessa, che non ha capito niente, scornata, se ne ritorna nell’aereosalotto. Ma le contesse scornate non sanno stare. Così la contessa Michelotto “che quand’è crudo lo vuole cotto” smania nel suo palazzo a forma di universo; per merenda fa riempire di panna tutte le sue piscine ma le viene il singhiozzo. Allora fa una doccia di bicarbonato. E tutti si disperano. – Ohi ohi ohi – piange la contessa – era da tanti anni che non avevo un vero desiderio, come quelli che ha la gente che non ha tutto. Desideravo tanto avere un desiderio e adesso che ce l’ho: lo voglio, lo voglio, lo voglio!
La terza volta che la contessa dice “lo voglio”, tutto l’esercito personale del contado si mette in stato di allerta.
Torna a volare su Eseap la contessa, ma questa volta con tanti aeroplani tutti pieni di persone armate.
Uno dopo l’altro tutti gli aeroplani atterrano nelle strade e nelle piazze di Eseap, laggiù dietro l’orizzonte. E occupano tutto quanto, tenendo un mazzo di fucili in ogni mano. Per ultimo scende l’aereosalotto e la contessa Michelangela Michelotto si mette a passeggiare con la sua corte di amici e di amiche, tutte con il vestito uguale al suo ma un po’ più brutto. Tutti fanno “ah” e fanno “oh” e dicono “ma guarda com’è caratteristico”, e poi dicono “ma in questo paese va proprio tutto al contrario”.
L’invasione agli Eseappesi non piace, così i bambini scioperano per protesta e i grandi non vanno a scuola. Le fabbriche sono ferme. Nei campi spunta la gramigna. I topi sono nervosi e i gatti spuntano dalle fogne miagolando.
Il sindaco Birichino si mette la fascia gialla a pallini azzurri delle cerimonie ufficiali e va a incontrare la contessa e la sua banda di invasori. – Un sindaco bambino – grida la contessa beata, e tutti i suoi amici si mettono a fare “ah” e “uh” e tutti dicono “com’è dolce!” e “com’è caratteristico” e “presto, presto, dobbiamo raccontarlo a tutto il mondo”.
Il sindaco, visto come stanno le cose, non dice nemmeno una parola del discorso che si era preparato. Schiva un buffetto, dribbla una scaruffatina sui capelli e, inseguito da un coro sinistro di “quant’è cariiiiinooo!”, scappa via.
Il suo discorso, per chi lo volesse sapere, era questo: - A nome di tutta la popolazione di Eseap prego la contessa con tutti i suoi amici, di andarsene di qui, perché nessuno l’ha invitata.
Nell’aula più grande della scuola il sindaco ha convocato tutta la popolazione e tutti i saggi, c’è anche Ninin con la sua toga azzurra e il capo della Polizia (Pippi) con la sua divisa rossa. – Bambine e bambini, signore e signori – dice il sindaco – per fare fronte ai tragici eventi determinati dell’arrivo di quella brutta scopa puzzona della contessa Michelangela Michelotto (applausi), devo chiedere a voi tutti un terribile sforzo, un sacrificio davvero straordinario …
Intanto la contessa ha fatto sapere a tutto il mondo che a Eseap c’è quel giacimento imprevisto di stranezze e strambità, un vero miracolo per una terra che è ormai tutta uguale, tanto che annoiarsi a Nairobi non è poi tanto diverso che annoiarsi a Londra oppure a Singapore. – Qui non mi sono ancora annoiata – ha fatto sapere la contessa e subito sono arrivati mille aerei charter pieni di turisti. E con i turisti i giornalisti e con i giornalisti i giornalai e con i giornalai gli albergatori e la televisione e gli studiosi di posti strani con i loro allievi …
Tutti scattano fotografie a tutto. Tutti cercano cartoline e non le trovano perché a Eseap nessuno parte e nessuno torna e nessuno deve far vedere dove è stato. A Eseap le cartoline non esistono e neanche i negozi di ricordini e i mercanti e i francobolli. Ma i turisti non si arrabbiano, pensano che li costruiranno loro. I più ricchi fanno arrivare i muratori e gli architetti perché a Eseap vogliono farsi costruire una casa, un teatro, una piscina e una strada privata.
Ma all’ora X, scatta il piano di emergenza proposto dal sindaco e approvato da tutta la popolazione: all’improvviso, la mattina dopo la decisione dell’assemblea di tutti quanti, i bambini di Eseap escono di casa col grembiulino e la cartella e vanno a scuola. I genitori, ridacchiando per nascondere la paura di sbagliare, vanno a lavorare nelle fabbriche e nei campi. I topi vengono nascosti nelle cantine e non sono tanto contenti ma pazienza. I gatti sono costretti a prendere le carezze e a girare a muso in su per le strade. Le mucche, stordite dalla novità, provano a pascolare. I cani, dopo aver protestato un po’, si lasciano legare alla catena e fanno finta di fare la guardia alle case, cui, di notte, hanno smontato le ruote, per montarle, all’alba, sotto gli autobus e sotto le macchine. Nel palazzo del sindaco nell’ufficio del sindaco sulla sedia del sindaco, siede, tutto emozionato, il vecchio Tommaso e non tocca niente e cerca di stare buono come gli ha raccomandato il suo nipotino.
Il vero sindaco, per una volta, siede in un banco della prima elementare ed è anche contento di passare un po’ di tempo a riposarsi senza dover prendere importanti decisioni.
I giardinieri imparano a bagnare i fiori e i fiori, che non sono abituati, starnutiscono, ma non succede niente di più grave. Il piano funziona a meraviglia.
Eseap sembra di nuovo un paese come tutti gli altri. La contessa è di nuovo annoiata e i turisti incominciano a ripartire. Salgono spingendosi sui loro aerei e tutti dicono: - Questa Eseap è una gran fregatura. Mi diverto di più a Cortina. – E io a Malindi. – E io a Malibù. – E io a Riccione.
In poche ore sono tutti andati via.
Gli abitanti di Eseap, bambini e grandi, per trenta ore di fila puliscono il paese dalle cartacce, dalle lattine, dalle bucce, dai rollini vuoti, dalle scemenze a rotelle e da tutto il resto. Raddrizzano i fiori raffreddati, puliscono l’aria con l’aspirasmog e lavano le strade col sapone. Quando hanno finito sono stanchi ma felici.
Il sindaco dichiara il giorno della cacciata dei turisti festa nazionale. E tutti quanti fanno un ballo in piazza, indossando il costume delle grandi occasioni: i pantaloni nelle braccia e la camicia al posto dei calzoni, le calze in testa e nei piedi il cappello … e la cravatta dove se la mettono?

Prova a indovinarlo tu.

mercoledì 2 novembre 2016

Chicken Little amici per le penne

In questi giorni, il mio pastrugno e i suoi compagni di classe stanno leggendo un libro dalla biblioteca della scuola. La maestra dà loro due settimane per leggerlo e capire la storia. Dopodiché, il giorno che devono rendere il libro, ciascuno racconta con parole sue la storia letta. 
La storia che sta leggendo in questi giorni il mio pastrugno è:

Chicken Little amici per le penne


Il cielo cade! 

È una giornata tranquilla, nella città Querce Ghiandose. Chicken Little, un pulcino simpatico e sveglio, è seduto sotto un albero quando qualcosa cade sulla sua testa. E quel qualcosa ha tutta l'aria di essere ... un pezzo di cielo! Così, il pulcino corre sulla torre della scuola e suona la campana per avvertire tutti. "Scappate! Il cielo sta cadendo!" strilla a più non posso. A quelle urla gli abitanti di Querce Ghiandose si precipitano in strada, spaventati, e presto si crea una gran confusione. Arriva anche Peppe Gallo, il padre di Chicken Little ...
Riunita sotto l'albero, la folla ascolta il racconto di Chicken Little. Ma non c'è nessun pezzo di cielo per terra e tutti cominciano a pensare che il pulcino si sia inventato ogni cosa. Poi Peppe Gallo trova una ghianda: "Dev'essere questa che ha colpito mio figlio", dice imbarazzato. Chicken Little è proprio deluso: neppure suo padre gli crede. 

È passato un anno e da quella disavventura è stato tratto addirittura un film comico. Tutta la città parla ancora del buffo episodio. E' davvero dura per Chicken Little ... Mentre cammina verso la fermata dell'autobus, un cucciolo accompagnato dalla madre lo riconosce. "Guarda, mamma!" esclama, divertito. "E' quel pulcino strano!" Ma Chicken non se la prende, perché ha un piano.

La giornata di Chicken Little però è davvero difficile: mentre si affollano per salire sull'autobus, i suoi compagni lo fanno cadere. Come se non bastasse, Dina Volpefina, un tipetto dispettoso, getta dal finestrino delle ghiande che fanno scivolare il pulcino. Tutti i compagni ridacchiano e lui resta a piedi. Ma non è finita!

Chicken Little prova a inseguire l'autobus, ma pesta un chewing-gum che lo tiene incollato alla strada! Lui non si dà per vinto: tira fuori un lecca-lecca e con quello si attacca al paraurti di una macchina. Funziona! L'auto sta portando via il pulcino, ma ora sono i suoi pantaloni a essere attaccati al chewing-gum, tanto che restano sull'asfalto. Perciò, una volta arrivato a scuola, Chicken si fabbrica un bel paio di calzoncini con il foglio del suo compito di matematica. Giusto in tempo per la lezione di ginnastica!

Oggi si gioca a palla prigioniera. Chicken è impegnato a schivare i lanci insieme ai suoi amici Aldo Cotechino, Pesce Fuor D’acqua e Alba Papera. E intanto racconta ad Alba quello che ha in mente: “Devo fare qualcosa di grandioso, in modo che tutti dimentichino il giorno in cui mi è caduto il cielo in testa.” Alba lo guarda con i suoi grandi occhi dolci.

Dina Volpefina, invece, è sempre più dispettosa e tira una pallonata proprio in faccia ad Alba. Chicken, che vorrebbe difendere l’amica, viene sollevato di peso da Lina Carlina, un’altra bulletta della scuola, che lo lancia verso la finestra. Chicken non trova di meglio che aggrapparsi all’allarme … e aziona l’impianto antincendio. Tutti si bagnano e i suoi pantaloni di carta si sciolgono!

Oggi è un nuovo giorno!

Come se non bastasse, il preside della scuola dà a Chicken Little la colpa di quel pasticcio e chiama Peppe Gallo per parlargli.
Al di là della porta, il pulcino ascolta le lamentele del preside, ma il suo sguardo si posa sulla vetrina dove sono custodite le coppe. Ce ne sono anche alcune vinte da suo padre, che era un grande campione di baseball. E Chicken ha un’idea!

Tornando a casa con il padre, Chicken Little prova a raccontargli quello che ha in mente: “Che cosa ne diresti se entrassi nella squadra di baseball?” dice.
Peppe Gallo è così sorpreso e preoccupato da quelle parole che quasi va fuori strada!
“Figliolo, forse il baseball non è esattamente quello che fa per te,” risponde un po’ imbarazzato. Ma Chicken Little sembra davvero deciso a fare quel grande passo. Anche se papà non ha fiducia in lui.

Il giorno dopo, Chicken è entrato a far parte della squadra cittadina delle Ghiande. La mazza da baseball sembra enorme per un pulcino come lui, ma Chicken è pronto a tutto. Dina Volpefina, che gioca nella sua squadra, sta facendo un ottimo lavoro. Arriverà anche per lui l’occasione di dimostrare a tutti quanto vale davvero? Intanto per le Ghiande si avvicina il giorno della partita più importante, la sfida contro i Tuberi di Val Patatosa, eterni rivali …

“È da vent’anni che le Ghiande non vincono una finale!” esclama il commentatore sportivo. “E anche questa volta gli avversari sembrano avere la meglio … Ma ecco entrare in campo un nuovo giocatore, Chicken Little!”
Il pubblico all’improvviso fa silenzio. E qualcuno strilla: “Oh, no! Ci farà perdere!” Chicken però è già pronto per la battuta. Parte la prima palla, ma la manca. Ne parte un’altra … la sbaglia. “Ho visto tartarughe con riflessi più veloci!” ridacchia il commentatore.
Eppure Chicken Little non si fa distrarre. “Oggi è un nuovo giorno,” sussurra tra sé. E quando parte la terza palla … la colpisce fortissimo, mandandola alta verso il cielo! Poi corre per raggiungere la base e riesce a sfiorarla con una zampina. L’arbitro non ha dubbi: il punto è del pulcino. La partita è vinta!

Peppe Gallo è felicissimo! Una volta tornati a casa, lui e Chicken Little giocano a ripetere l’azione che ha fatto vincere la squadra di casa. Il papà indossa il guantone, Chicken corre …
“Immagino che questo farà scordare a tutti la faccenda del cielo!” esclama Peppe, entusiasta.
“Puoi scommetterci!” risponde il figlio, che ormai è sicuro di avercela fatta. Ma proprio il cielo, ancora una volta, sta per giocargli un brutto tiro.

Poco dopo, Chicken Little dà la buonanotte al padre. Si avvicina alla finestra, guarda il cielo pieno di stelle sorridendo … ma, un momento! Ce n’è una molto grossa. E diventa ancora più grossa, finché … BOOM! Un altro pezzo di cielo cade proprio nella camera del pulcino. “Oh,, NOOOO!” strilla Chicken. Invece sì: è successo di nuovo.

Peppe ha sentito l’urlo del figlio e corre al piano di sopra. Ma proprio mentre apre la porta, Chicken Little nasconde con una coperta lo strano oggetto che è precipitato nella sua stanza. “Ehm … sono caduto dal letto!” spiega al papà. Già, non può raccontargli che un pezzo di cielo gli è caduto in testa. Non dopo quello che è successo l’altra volta. Anzi, spera che non sia vero. Forse, quando toglierà la coperta, sarà sparito.

Quando il papà esce dalla stanza, Chicken scosta la coperta: lo strano oggetto sembra davvero sparito. Ma è solo perché ha lo stesso colore del pavimento, adesso! È una specie di pannello … che si comporta come un camaleonte: se Chicken lo punta verso il cielo, diventa color notte stellata, ed è invisibile.
In quel momento gli amici di Chicken stanno giocando al karaoke: Alba Papera e Aldo Cotechino cantano, Pesce Fuor D’acqua applaude e agita la sua lampadina fluorescente … Ma il telefono squilla. È Chicken, che chiede di andare da lui. E in fretta.

Subito gli amici lo raggiungono a casa sua. “Questa cosa deve rimanere tra noi, okay?” dice Chicken Little mostrando il pannello ai tre. Il pesciolino, un po’ curioso, tocca un bottone sulla superficie dell’oggetto … che si mette a vibrare!

Poi il pannello si alza in volo … e Pesce Fuor D’acqua ci salta sopra, come se fosse un surf! Svolazza un po’ per la stanza, poi schizza fuori dalla finestra. Non ha per niente paura, mentre vola via: anzi, saluta gli amici con la sua lampada. Presto è solo un puntino luminoso che si allontana sempre di più. Forza, tutti giù dalle scale! Bisogna scoprire dove sta andando.

Nell’astronave misteriosa

Il puntino ora si è fermato, in alto, sospeso sul campo da baseball. E all’improvviso si alza un gran vento che solleva un turbine di polvere e foglie! Poi, un cerchio luminoso si disegna nel cielo e un’enorme astronave appare nella notte! Il pesciolino è finito lì dentro, e gli amici lo osservano spaventati.

Alba, Chicken e Aldo corrono a nascondersi, mentre la nave aliena si posa sul campo. Subito uno sportello si apre e due grandi extraterrestri scendono dal veicolo.
Hanno la forma di ragni dagli occhi luminosi. I tre amici possono anche vedere il pesciolino che, per niente spaventato, li saluta dall’interno della nave! “Oh, la faccenda si fa complicata …” sussurra Chicken.

Comunque, bisogna recuperare il pesciolino. E gli amici sgattaiolano dentro la nave. Chicken nota uno strano esserino, sospeso in un raggio azzurro. Ma non ha tempo da perdere e segue in fretta Aldo e Alba. Così, non vede che la creatura è uscita dal raggio e ha cominciato a seguirli.

Poco dopo, la banda si trova davanti … allo scheletro di Pesce Fuor D’acqua! Per fortuna è solo un’impressione: l’amico esce da una porta luminosa e gli altri capiscono che è tutto intero. “Ti sei fatto male?” gli chiede Chicken Little. Sembra di no, anzi è felice di vivere un’avventura straordinaria. Quel posto, però, è pieno di cose strane. Troppo strane.

La grande fuga

In un’enorme stanza, Chicken e gli altri scoprono uno schermo dove si vedono i pianeti del sistema solare. Marte, Giove, Saturno … sono tutti barrati con una “X”. Vuol dire che gli extraterrestri li hanno già conquistati? “S-sì, e la Terra sarà il prossimo!” balbetta Chicken Little. E proprio in quel momento gli alieni rientrano nell’astronave!

Gli extraterrestri non trovano più lo strano esserino arancione e quando scoprono che Chicken Little e i suoi amici sono entrati nella nave, cominciano a inseguirli. Pensano che lo abbiano rapito! Bisogna scappare, e il primo a saltar giù dall’astronave è Pesce Fuor D’acqua … Aldo, invece, si  incastra nell’uscita! Mentre Chicken tenta di chiudere una porta per tenere lontani gli alieni, Alba spinge a tutta forza il maialino e alla fine riesce a farlo passare.

Ma gli extraterrestri non si arrendono e li inseguono, agitando i loro terribili artigli. Tutti corrono a perdifiato, tranne il pesciolino, che è un tipo davvero amichevole e anche un po’ ingenuo. Si è fermato perché vuole abbracciare gli alieni. Aldo allora lo prende per il casco e ricomincia a correre! Dove sarà meglio andare, però?

I quattro amici cercano rifugio in un campo di granoturco. Là in mezzo, forse gli alieni non riusciranno a trovarli, anche se hanno acceso dei potenti fari. Intanto Bebé Alieno, il piccolo essere peloso, guarda la scena da lontano: nessuno lo nota, né gli extraterrestri, né Chicken e gli altri.

Quel campo sembra un buon nascondiglio … Ma gli alieni si sono trasformati, i loro tentacoli sono diventati lame che tagliano le piante di granoturco, per mettere allo scoperto Chicken Little e gli amici. E volano come elicotteri! Bisogna avvertire tutta la città. Gli extraterrestri stanno attaccando!

Non resta che suonare la campana della scuola. Anche se questo fa tornare in mente a Chicken tanti ricordi spiacevoli … Ma non c’è tempo per i dubbi. Il pulcino ha una trovata geniale: si lega una bottiglia di bibita gassata sulla schiena, la apre e – WHOSH! – le bollicine lo spingono sul campanile con la velocità di  un razzo. Intanto purtroppo gli alieni hanno raggiunto Aldo, Alba e il pesciolino sulla porta della scuola.

Chicken ormai ha deciso … suona la campana, forte, a lungo. E gli alieni fuggono: quel frastuono per loro è insopportabile. Gli abitanti della città invece accorrono e tra loro c’è anche Peppe Gallo. “Che cosa succede, figliolo?” domanda il sindaco a Chicken Little. “Gli alieni hanno invaso la città!” risponde il pulcino. “La loro astronave è atterrata sul campo da baseball!”

Ma quando Chicken porta tutti al campo, l’astronave non c’è più. Non sono arrivati in tempo,  e del resto la navicella può diventare invisibile …
“Oh, è di nuovo quella storia assurda,” mormora qualcuno. E non serve che Alba dica che il suo amico ha ragione. Nessuno le dà retta.
“Papà, tu mi credi, vero?” chiede allora Chicken a Peppe Gallo. Ma la risposta è no, nemmeno suo padre ha fiducia in lui. Ancora una volta.

Un cucciolo tutto solo

Poco lontano, Bebé Alieno ha visto l’astronave allontanarsi nella notte. E si dispera! Perché sulla nave ci sono i suoi genitori alieni e lui è un cucciolo extraterrestre, tutto solo in un mondo sconosciuto … Così, quando tra la folla vede Chicken Little, decide di seguirlo: quel pulcino gli è ormai familiare, da quando l’ha incontrato sull’astronave.

Il giorno dopo, Chicken ha voglia di stare da solo. È in giardino, triste e sconsolato. Tutto è tornato come prima, solo che ora, invece di ridere di lui, i suoi concittadini sono furiosi …
“Devi parlare a tuo padre!” spiega Alba Papera a Chicken, e anche Aldo Cotechino e Pesce Fuor D’acqua lo incoraggiano. “No, è troppo tardi,” risponde però Chicken con un sospiro.

I tre amici si voltano per andarsene … ma Chicken sente dietro di sé un singhiozzo. “Aldo, voglio restare solo …” borbotta. Ma non è il maialino, è un esserino arancione! Nessuno di loro riesce a immaginare chi o che cosa sia e ne sono spaventati. Chicken, poi, non ricorda di averlo visto sull’astronave. Fortunatamente il pesciolino non si fa intimorire e scopre di capire quello che il piccolo dice. Perciò può spiegare a Chicken che il cucciolo li ha seguiti fuori dall’astronave dei suoi genitori. Ora è rimasto da solo e ha bisogno del loro aiuto per ritrovarli.

Invasione!

Un attimo dopo, accade qualcosa di terribile: il cielo si oscura, tuonando … Come tutti gli abitanti della città, Peppe Gallo corre fuori di casa. Il cielo sta cadendo? No, ma è chiaro che una nuvola di astronavi vola sulla città! E tutte sono pronte per attaccare Querce Ghiandose.

Il piccolo alieno è emozionato … finalmente i suoi genitori sono tornati a prenderlo. E si mette a correre tra la folla, che non fa caso a lui. In pochi minuti la città è in subbuglio. Tutti fuggono, chi a piedi, chi in macchina … Arriva anche Peppe Gallo e Chicken Little cerca di spiegargli che gli extraterrestri stanno solo cercando il cucciolo. Ma si arrende subito: “Tanto, non mi crederesti!” Poi, con lo sguardo, cerca il piccolo Bebé Alieno …

Un camion sta per investire il cucciolo! Chicken Little non si ferma un istante a ragionare: afferra l’antenna di un’auto, la piega verso di sé e si lancia in mezzo alla strada, salvando il piccolo appena in tempo. Ma il volo continua e i due finiscono all’interno del teatro cittadino, proprio sul palco.

Peppe Gallo ha visto tutto ed entra di corsa nel teatr gridando, seguito da Alba. E in quel trambusto Bebé Alieno si rifugia dietro il sipario …
“Dove hai la testa?!” esclama Peppe,  quando raggiunge il figlio. “Dobbiamo uscire di qui! Vieni con me!”
Ma il pulcino ha qualcosa da dire, prima. Qualcosa che ha tenuto dentro per troppo tempo: “Tu… tu non sei mai stato con me! Quando ho segnato il punto alla partita, solo quella volta mi sei stato vicino!”

“Ma da quando ho detto che un pezzo di cielo era caduto… ti sei vergognato di me! E anche ora!” All’improvviso, Peppe Gallo capisce quanto ha sbagliato. Non ha mai creduto a quello che Chicken Little diceva, come tutti gli altri. E adesso … adesso lo abbraccia forte: perché è un pulcino speciale, coraggioso. E che dice sempre la verità, anche se forse lui lo ha capito troppo tardi. Allora, sorridendo, Chicken scosta il sipario e gli mostra il piccolo alieno (che è un po’ arrabbiato, perché Peppe non gli piace molto …). “Dobbiamo aiutarlo a tornare con i suoi genitori!” spiega al padre.

Peppe Gallo è d’accordo: “Dimmi solo quello che dobbiamo fare!” risponde.
“Va bene, andiamo. Abbiamo un pianeta da salvare!” sorride Chicken. Poi vede Alba, che ha seguito tutta la scena. E si sente pieno di coraggio, dopo aver trovato la forza di parlare chiaro con il padre. Così … “A proposito, ti ho sempre trovata molto carina!”esclama. E le dà un gran bacio sul becco!

Un incontro ravvicinato

Intanto, in città sta succedendo il finimondo. Gli extraterrestri sparano raggi sulle automobili di chi scappa, facendole svanire nel nulla. Dina Volpefina, la compagna dispettosa di Chicken, è stata tra i primi a scomparire. E il pulcino? È saltato in macchina con il papà e Bebé Alieno, cercando un modo per uscire da quella terribile situazione.

All’improvviso, il piccolo indica emozionato un’astronave che vola sopra di loro. “Oh, ci sono i tuoi genitori, lassù?” gli chiede Chicken. E la risposta è un bel sì con la testa. “Bene!” esclama allora il pulcino. “Papà, tutto quello che dobbiamo fare è attraversare la città, evitando i raggi degli alieni, salire sulla cupola del municipio e restituire il piccolo ai suoi!”
Come se fosse facile! Ma grazie all’aiuto degli amici di Chicken, presto i tre sono sulla cupola.

In piedi, sulla cima del municipio, Chicken Little alza il cucciolo arancione, in modo che gli alieni lo possano vedere bene. “Il vostro piccolo è qui!” grida. Ma gli extraterrestri non sembrano per niente soddisfatti. Peppe Gallo deve lottare con due di loro per allontanarli, finché si trovano circondati … e un raggio proveniente da un’astronave li colpisce in pieno.

Un attimo dopo si trovano a galleggiare in un ambiente scuro. E a un tratto, tre enormi occhi si aprono davanti a loro: “PERCHE’ AVETE PRESO IL NOSTRO BAMBINO?” tuona una voce. “C’è u-un equivoco! Noi…” balbetta Chicken.
“LASCIATELO ANDARE!” conclude la voce. Le cose sembrano mettersi male, ma Bebé Alieno spiega ai suoi genitori che Chicken dice la verità.

E gli alieni finalmente capiscono che nessuno voleva far del male al cucciolo. Così, si mostrano nella loro vera forma: sono piccoli, soffici e pelosi come il figlio. Solo le loro armature hanno la forma di ragno. E ora che tutto si è chiarito, si dimostrano anche amichevoli, facendo ricomparire gli abitanti che erano svaniti. E anche Dina Volpefina, che però sembra proprio cambiata: ora è buona e gentile.

Prima di ripartire in pace, gli extraterrestri spiegano che visitano spesso la città, perché sono ghiotti delle sue ottime ghiande. E le trovano solo sulla Terra! Per questo Chicken aveva visto sullo schermo dell’astronave gli altri pianeti segnati con una “X”: perché lì non ci sono ghiande.
Quanto al … cielo che cade, be’, si tratta solo di un pannello che si stacca dall’astronave. Sulla Terra le tecnologie aliene non funzionano così bene. Insomma, ora è tutto chiaro. Ma c’è ancora una sorpresa per Chicken Little.

Ed è una grossa, grossissima sorpresa! Infatti, la sua avventura è diventata un film! Tutti gli abitanti della città sono corsi al cinema, per vedere “CHICKEN LITTLE: LA VERA STORIA”. E per applaudire il motto del pulcino: “Gente, anche se qualche volta sembra che il cielo cada, non arrendetevi! Perché ogni giorno è un nuovo giorno!”

Però, quello che più importa è che Chicken Little e il suo papà sono tornati a sorridersi. E d’ora in poi resteranno sempre vicini l’un l’altro, qualunque cosa accada. Cascasse il cielo!