Ti ho amato dal primo istante...

Ti ho amato dal primo istante...

giovedì 28 maggio 2015

IN PRIMA ANDRO' ...

Maggio un mese speciale per il mio cuore, soprattutto quest'anno. Oltre a ricordare il momento in cui un piccolo essere mi ha stretto la mano e mi ha legata a lui per sempre facendomi diventare la sua mamma, lo scorso sabato 23 il mio piccolo grande pastrugno insieme ai suoi compagni "remigini" ha ricevuto il primo diploma della sua vita.


IN PRIMA ANDRO'

RICORDO IL PRIMO GIORNO
CHE SON VENUTO QUA
MI CI HAN PORTATO
LA MIA MAMMA E IL MIO PAPA'.
IO PIANGEVO, NON CI VOLEVO STARE
E ADESSO CHE SON GRANDE
NON ME NE VOGLIO ANDARE.
PRIMA NON AVEVO MOLTI AMICI,
ADESSO SIAMO TANTI E SIAMO FELICI.
A SETTEMBRE IN PRIMA ANDREMO
MA TANTI I RICORDI CHE CI PORTEREMO:
LE RISATE E L'ALLEGRIA
NESSUNO CE LE PORTERA' VIA.
IMPAREREMO A LEGGERE
IMPAREREMO A CONTARE
MA QUI ABBIAMO IMPARATO
A SAPERCI ACCETTARE.
ADESSO SAPPIAMO COS'E'
UN SENTIMENTO
E' CIO' CHE PROVIAMO
IN QUESTO MOMENTO,
E' IL GRAN BENE
ED IL GRANDE AFFETTO
PER LE NOSTRE MAESTRE
CHE CI HANNO AMATO
E A VOLTE PROTETTO.
FACCIAMOCI FORZA
E ANDIAMO AVANTI
CHE I PASSI DA FARE
SON PROPRIO TANTI ...
STRINGIAMO INSIEME 
LE NOSTRE MANI 
E ANDIAMO INCONTRO
AL NOSTRO DOMANI. 


«Insegnerai a volare, ma non voleranno il tuo volo; insegnerai a sognare, ma non sogneranno il tuo sogno; insegnerai a vivere, ma non vivranno la tua vita. Ma in ogni volo, in ogni sogno e in ogni vita rimarrà PER SEMPRE l'impronta dell'insegnamento ricevuto.» (Madre Teresa di Calcutta)

CIAO SABRY! 
Sarai PER SEMPRE nel cuore dei tuoi "remigini 2009" !!! 

mercoledì 13 maggio 2015

Sei anni d'amore: BUON COMPLEANNO, RIC! ♥

Caro pastrugno del mio cuore, caro Riccardo,
   sei stato nei miei pensieri e nel mio cuore per dodici lunghi anni... Quasi avevo perso la speranza di poter vedere coronato il mio sogno di venire chiamata MAMMA... Ho avuto, però, la fortuna nella mia lunghissima attesa di essere stata la "mamy2" dei tuoi fratelloni... 


Poi il 10 settembre 2008 è accaduta una magia meravigliosa: il test di gravidanza mostrava due bellissime linee rosa... 
Dopo 9 mesi, mercoledì 13 maggio 2009 alle ore 17,55 sei nato, mi hai salutata iniziandomi a donare i tuoi fantastici sorrisi... 
Ringrazio Dio ogni sera prima di addormentarmi per avermi donato questo miracolo: il dono immensamente grande e splendido di essere genitore, di sentirmi chiamare mamma, la tua Mamma Mi. 

A volte, mi chiami per nome, ed è ugualmente meraviglioso perchè mentre ascolto la tua voce che mi chiama, sento nel tuo cuore tutto l'amore che provi ... 
In questi anni abbiamo vissuto varie situazioni, abbiamo discusso, mi hai tenuto il broncio e a volte ho dovuto alzare la voce per sgridarti... dopo tutto sei una piccola vita, un piccolo fiore che sta iniziando a sbocciare e necessiti di una guida. Abbiamo vissuto momenti bellissimi e momenti un tantino meno belli, ma dal momento stesso che il test di gravidanza mi ha detto che c'eri, che stavi crescendo dentro di me, ho sentito che la mia vita non sarebbe più stata la stessa. Mi hai completamente cambiato la vita: i miei capi in BASF (ero a tempo determinato e sostituivo una malattia), avendo saputo che ero incinta, mi hanno liquidata e lasciata a casa. E' ciò che una donna, purtroppo, ancora oggi deve sopportare: dover rinunciare al lavoro per il proprio figlio, desiderato da sempre... Però, sappi, mio carissimo Ric, che sono stata felicissima di essere stata al tuo fianco. Ho avuto, anzi, la grande fortuna di vederti crescere giorno dopo giorno e assistere alla tua crescita, alla tua continua evoluzione e tutto ciò è un'emozione unica, splendida e ripaga di tutti i soldi che avrei potuto guadagnare se avessi continuato a lavorare in BASF.  
Mi hai cambiato la vita, mio piccolo grande pastrugno, ma me l'hai cambiata in meglio. 
Grazie a te sono diventata una donna e una mamma migliore. Grazie Ric!  

6 anni sono volati...
...ed ora siamo pronti, io e papà, a sostenerti nelle nuove avventure che ti attendono. Ti abbiamo amato fin da quando eri una piccola cellula in crescita nella mia pancia, ti amiamo e ti ameremo per sempre... 

Ma ora, bando alle ciance, prendi fiato, esprimi i tuoi desideri più belli, saluta i cinque anni finora trascorsi tenendoli dentro nell'album dei tuoi ricordi nel tuo cuore e soffia sulle tue 6 candeline! 

BUON COMPLEANNO, RIC!!! 

BUON COMPLEANNO, FIGLIO MIO! 

giovedì 16 aprile 2015

Il ladro di colori

Lo scorso 28 marzo ho regalato al mio pastrugno un libro dal titolo "il ladro di colori".


In questa storia c'è un bambino di nome Riccardo*. A Riccardo piaceva molto camminare. "Chissà che cosa c'è al di là delle colline?" si chiedeva. Un giorno decide di scoprirlo. 
Cammina cammina, finalmente arriva in un bellissimo giardino, il più grande e il più bello che abbia mai visto, con molti alberi e fiori dai colori brillanti. Non ci sono esseri umani in questo giardino, ma solo animali che passeggiano liberi tra l'erba alta e soffice.
Un leone color miele cammina tranquillo. Due piccole volpi giocano allegre. Uccelli variopinti si rincorrono fra i rami. Un puledrino arriva correndo e scuote la sua corta criniera. "Benvenuto!" dice a Riccardo, facendo un piccolo inchino. "Grazie" dice Riccardo. "E' molto bello, qui".
A un tratto l'aria rabbrividisce, l'erba si piega, il puledro drizza le orecchie. Compare all'improvviso uno strano omino, lungo e sottile, grigio come l'ombra della sera. Sulle spalle ha un grosso sacco e in mano ha una spugna. Che cosa vorrà fare?
Si avvicina pian piano al pavoncello, lo tocca con la sua spugna magica e, mamma mia! Tutti i colori lasciano precipitosamente le penne della coda e d'infilano a capofitto nel sacco dell'omino. Poi si avvicina ai pettirossi chiaccheroni e li sfiora appena con quella sua spugnetta: dov'è ora la macchia rossa sul loro petto? E' finita anche quella nel sacco dell'omino.
Poi è la volta del lago: un tocco appena, e il lago rabbrividisce, diventando di colpo tutto grigio. Il sacco dell'omino intanto si gonfia a vista d'occhio.
Nel giardino passa un brivido d'allarme. AIUTO! C'E' UN LADRO DI COLORI!
Il puledrino scappa con la criniera al vento. La scimmia si nasconde tra i rami del baobab. Adesso tocca al salice: addio foglioline verdi! Il salice si fa tutto grigio e per la tristezza diventa un salice piangente.
Il ladro di colori si guarda attorno. In cima alla collina c'è un piccolo vulcano con un cuore rosso. L'omino appoggia una scala ai suoi fianchi e sale velocissimo.
Il vulcano sente prurito, brontola, si scrolla: ma l'omino gli ha portato via tutto il colore delle sue fiamme vive. PRESTO, BISOGNA FARE QUALCOSA! MA COSA?
Riccardo chiede consiglio alla scimmia sapiente.
"Bambino, solo un cucciolo d'uomo come te può sciogliere l'incantesimo. Devi però fare qualcosa che gli abitanti del giardino non sanno fare!"
"Oh oh, devo risolvere un indovinello!" pensa Riccardo. "Vediamo un po'. Che cosa so fare, io?" Prova a cantare una canzone che ha appena imparato a scuola. Ma da un albero vicino subito gli risponde un usignolo: non c'è dubbio che sa cantare meglio di Riccardo.
"E se provassi a correre?" si chiede il bambino. Ma ecco arriva il puledrino con la criniera al vento. Veloce come lui non c'è nessuno. Saltare, forse? Macché! Ecco una lepre che fa balzi più alti di lui.
Avvilito, Riccardo si mette a piangere. Arriva sbuffando un vecchio coccodrillo e così, per simpatia, si mette a piangere anche lui. Lacrime grosse così. Al vedere il coccodrillo che piange, Riccardo scoppia a ridere: è così buffo!

Meraviglia! Nessun animale, proprio nessuno, sa ridere come un bambino. E mentre Riccardo ride a bocca spalancata, ecco che l'incantesimo si scioglie: i colori, come obbedendo a un richiamo, scivolano fuori dal sacco dell'omino. Ma dopo essere stati pigiati là dentro al buio, sono un po' incerti e non sanno bene dove andare. Nasce un po' di confusione: il verde si posa sulle caprette, l'azzurro sulle piccole volpi.
Il lago ora è rosso. Tutto azzurro è invece il leone, che cammina un po' imbarazzato, e non si può dargli torto. Chi lo vorrà, un leone azzurro? E' un bel pasticcio, davvero.
"Come si può fare?" si chiede Riccardo. "Caro leone, prova a bagnarti nel lago. Solo un poco, tanto per vedere se i colori si riaggiustano..."
Il leone perplesso si immerge nel lago, nuota per un po', poi esce scrollandosi.
Aiuto! Adesso c'è un leone a strisce rosse e blu.
Tutti i colori si sono mescolati, c'è un grande scompiglio. No, così non va.
Il ladro deve c'entrare in qualche modo in questa confusione.
Riccardo lo rincorre, mentre lui se ne sta andando con l'aria offesa e il sacco vuoto.
"Ti prego, fermati" lo supplica. "I colori non sanno più ritrovare il loro posto. Però a te, poco fa, obbedivano..."
"Ma tu hai rotto l'incantesimo e li hai richiamati!" brontola l'omino. "Ascoltami: io ordinerò ai colori di tornare al loro posto, ma a un patto: che ogni tanto possa riprenderli e giocarci un poco. Mi servono per farci i miei tappeti colorati, che voi uomini chiamate arcobaleni.
Riccardo è d'accordo.
Allora il ladro di colori fa un gesto con la sua spugna e pian piano ogni colore torna al suo posto. Il leone ritrova la sua tinta dorata. Il lago è di nuovo azzurro, ma si tiene una pennellata di rosso, per farci dei pesciolini con cui giocare.
Il salice rialza i suoi rami: non c'è più motivo di fare il salice piangente. E l'erba è di nuovo di un bel verde brillante. Riccardo è contento. Ora può tornare a casa.

D'ora in poi, ogni volta che dopo un temporale nel cielo comparirà un arcobaleno, si ricorderà dei colori del giardino meraviglioso tra le colline. E proverà a disegnarlo.

Se vuoi, provaci anche tu.  ^___*

*non me ne vogliano gli autori del libro se ho lievemente variato il racconto, rendendo protagonista il mio pastrugno Riccardo

sabato 7 febbraio 2015

Buon Compleanno al papà del mio "pastrugno" ♡

Caro Fra,
  che dirti nel giorno del tuo compleanno? Che dirti di quel che già tu sai da 18 anni?  Ti amo, ti ho sempre amato da quel venerdì 17 gennaio 1997 in cui i nostri cuori si sono uniti e non si sono lasciati più… ti amo e ti amerò per tutta la mia vita. ♡ Il futuro non lo conosco ma lo scoprirò con te. Chi l’avrebbe detto che io e te con i nostri quasi 18 anni di differenza saremmo diventati un noi, una famiglia… tu stesso ne eri scettico inizialmente… eppure il destino ci ha voluti insieme e ha voluto donarci una famiglia meravigliosa qual’è la nostra.

Con Claudia e Filippo ho imparato cosa significava essere genitore e loro stessi mi hanno ribattezzata da piccoli la loro “mamy2”… grazie a loro ho imparato tanto, ma soprattutto ho conosciuto la gioia grande di sentirmi anch’io genitore e parte di una magia speciale qual’è la famiglia, la famiglia che ho costruito io con te.  Poi dal nostro grande amore è arrivato lui, il nostro “pastrugno”, il nostro Riccardo. ♡

Ed ora… eccoci qui, tutti vicini per soffiare insieme su una grande torta, la torta dei tuoi primi 60 anni! J

BUON COMPLEANNO, FRA!  BUON COMPLEANNO, AMORE DELLA MIA VITA! BUON COMPLEANNO, SPLENDIDO PAPA’ DEI NOSTRI FIGLI!

Tua Mi.♡

venerdì 6 febbraio 2015

E la mia, di mamma?


Da quando ho partorito con

dolore

e ho in braccio questo bimbo

pretenzioso

mi scopro a ripensare a

un'altra donna

che un dì ha tenuto me allo

stesso modo.

Adesso che ho saltato lo

steccato,

e sono dalla parte genitore,

rivaluto sotto diversa luce

l'amore, il sacrificio ed il

dolore.

'Non puoi capirlo finché non 

lo vivi',

le volte che ho sentito 'ste

parole,

non le ho credute mai,

naturalmente,

adesso sono chiare come il sole.

"Sei carne di mia carne,

gamba, braccio,

le pene tue son mie, sei un

piezz 'e core;

sbuffavo insofferente

"esagerata!",

perché non conoscevo questo 

amore.

Adesso ho nuovi occhi per 

vedere,

da madre a madre passa il

testimone,

adesso so cosa si prova e sente,

adesso t'ho capito, finalmente.
 

(Simona Bonariva, "Filastrocche appena nate")

 
BUON COMPLEANNO, MAMMA! BUON COMPLEANNO, NONNA DEL MIO “PASTRUGNO”!

venerdì 23 gennaio 2015

Tempo di iscrizione alla scuola primaria...

Dal 15 gennaio sono partite le  iscrizioni dei bambini che a settembre prossimo frequentaranno la prima classe della scuola primaria. Il mio pastrugno sarà uno di questi bimbi. E' stata una grande emozione per Mamma Mi digitare sulla tastiera del pc compilando l'iscrizione on line.

Lui, il pastrugno, è un po' combattuto: gli dispiace salutare dopo tre anni la sua Sabry, la maestra della scuola materna, però è anche felice di poter poi imparare tante cose... A lui e a tutti i bambini che a settembre inizieranno una nuova piccola grande avventura della loro vita dedico questa storia.

Anselmo va a scuola

Questo è Anselmo. Ha cinque anni e nove mesi, come me.
Siamo nati lo stesso giorno.
Ad Anselmo piacciono le carote, ma soprattutto, quando andiamo in automobile, gli piace viaggiare sul ripiano di dietro, perché si vede meglio che dal finestrino e si possono salutare i cani e i gatti nelle altre macchine.
Una settimana fa, ho dato ad Anselmo la notizia: "Dopo l'estate, cominceremo la scuola". Lui non ha detto niente: ha solo tirato su con il naso e si è aggiustato i pantaloni.
Anselmo è un coniglio di poche parole: io e lui ci intendiamo benissimo a sguardi.
Però, poi, ha piegato l'orecchio sinistro, come quando è un po' agitato.
E io ho capito che c'era bisogno di fare qualcosa.
La nonna ha cucito un vestito nuovo per Anselmo. Giacca e pantaloni rosso fiammante: un completo che sognava da tempo. "Per il tuo primo giorno di scuola" gli ho detto, mentre scartava il pacco regalo. Ha fatto un gran sorriso. E non finiva più di guardarsi allo specchio. Però, poi, mi sono accorto che anche la punta dell'orecchio destro aveva cominciato a piegarsi.
Ho chiesto alla mamma di fare la torta di carote: Anselmo davanti a una torta di carote ritrova coraggio, salute e buon umore.
Una volta, dopo averne mangiate due fette, ha raccontato una barzelletta. Ora non la ricordo: parlava di due scarabei che si incontrano ...
Le barzellette dei conigli sono molto strane. Ma noi abbiamo riso tutti perché eravamo contenti per lui.
La torta, però, non è servita a niente. Cioè, Anselmo l'ha mangiata, e gli è piaciuta, come sempre.
E siccome, come tutti i conigli, è educatissimo, ha fatto anche  i complimenti alla cuoca.
Ma si capiva bene che i suoi pensieri erano tristi. Infatti non erano lì, con noi. Ma da un'altra parte. E a giudicare dall'espressione, non doveva proprio essere un bel posto.
Così, di sera, a letto, ho deciso di parlargli: "Anselmo" gli ho detto. "Da qualche giorno mi sembri triste. Ho fatto qualcosa che non va? Ho detto qualcosa che ti ha offeso?"
Lui si è girato verso di me, mi ha stretto e mi ha chiesto se è proprio necessario che ci venga anche lui, a scuola. Aveva i piedi gelati! Così ho pensato: "Un bel viaggio, io e lui da soli: ecco quello che ci vuole". Così, quando tutti se ne sono andati a dormire, siamo sgattaiolati fuori di casa.
Il pomeriggio avevo parcheggiato la mia auto in giardino, davanti alla porta della cucina.
E via! Siamo partiti. Anselmo all'inizio mi pregava di guidare piano. E si è spaventato un po' quando la macchina è decollata. "Perché non mi hai mai detto che la tua macchina vola?" ha protestato. "Mica bisogna dire sempre tutto..." ho risposto io. Infatti, che gusto ci sarebbe?
Poi, però, quando ha visto la città dall'alto con tutte le luci accese, "Guarda!" ha esclamato. "Quella laggiù è casa nostra". Alla fine, è apparsa la scuola. E Anselmo ha ricominciato a tremare.
Adesso è estate, e la sera fa fresco. Così siamo entrati nella scuola attraverso le finestre aperte. Le aule erano tutte blu, per la luce della luna. Volevo mostrare ad Anselmo che posto tranquillo può essere, una scuola.
Con piccoli banchi e bei disegni di animali appesi ai muri. Animali come lui, ma di tutte le parti del mondo.
Ma poi mi sono accorto di una cosa: i banchi non erano vuoti. C'erano sedute delle lettere dell'alfabeto. "Presto comincerà il nuovo anno" ha detto una di loro. "Speriamo che quest'anno non ci capiti un bambino come quel Francesco di prima E" ha detto l'altra. "Dimenticava sempre di mettermi. E non sai che guaio tornare a casa per una lettera perduta: treni, autobus, tram ,,,"
In un'altra aula, due libri confabulavano fra loro. "A pagina 10 ho ancora una ditata di cioccolato dell'anno scorso" si lamentava uno.
"Sei stato fortunato: io sono rimasto un'intera giornata in una cartella con un barattolo di colla" ha detto un altro.
Allora è intervenuto un dizionario. "E io? La pagina del verbo essere non so ancora dove sia finita. Un righello dice che è diventata una barchetta di carta. Chissà ora dove sta navigando".
"Sono bambini, cosa pretendete?" è intervenuto un mappamondo. "Avete idea di quante volte, cascando di mano a uno di loro, dallo spavento mi si è fulminata la lampadina?"
In quel momento, qualcosa ha richiamato la mia attenzione. "Guarda!" ho esclamato.
In mezzo al corridoio fluttuava una luce fioca. "Seguiamola ..." ha sussurrato Anselmo.
In certe occasioni, i conigli possono diventare molto coraggiosi. Così, siamo arrivati nell'aula dei computer. Tutti gli schermi erano accesi.
"Ah, i bambini!" si lamentava un modello nuovo fiammante. "L'altr'anno a mio zio hanno fatto saltare quattro tasti. Quello della A, della B, del 5 e quello del punto e virgola".
E il suo vicino, per consolarlo: "Su, fatti forza. I bambini non lo fanno apposta, sono solo pieni di vita".
"Appunto ..." ha ribattuto l'altro. "E io sono così fragile!"
Ad Anselmo quel computer ha fatto una pena terribile. "Bisogna fare qualcosa" ha mormorato.
Mentre parcheggiavo l'auto, gli si è avvicinato. "Senti, non ti devi preoccupare" ha detto. "E' vero, i bambini sono vivaci. Ma anche molto gentili. Pensa a me: c'è qualcosa di più delicato di un coniglio? E guarda: neanche una scucitura!"
A quelle parole il computer è sembrato rinascere.
E non la finiva più di ringraziare.
In quel momento, però, mi sono accorto di quanto fosse tardi.
Così siamo risaliti in automobile.
Anselmo era più tranquillo che all'andata.
Ha voluto fare due giri capovolti intorno al campanile.
E poi ha cantato la nostra canzone preferita.
E' venuta bene perché in sottofondo si sentivano i grilli.
Stamattina, dopo colazione, con Anselmo siamo andati in giardino a giocare.
Era veramente di buon umore.
L'ho capito dalle orecchie: tutte e due dritte.
Ogni tanto mi schiacciava l'occhio: niente può fare più felice un coniglio di un segreto da mantenere.
Poi, sull'altalena mi ha chiesto se ho già pensato a cosa mettermi il primo giorno di scuola.
A me è venuto un po' da ridere. Ma mi sono trattenuto. Ad Anselmo piace tantissimo parlare di vestiti. Guai, offenderlo.

(Giovanna Zoboli, Simona Mulazzani)

giovedì 22 gennaio 2015

Brrr.... "i tre giorni della merla" si stanno avvicinando... brrrr.... brrr...


Tanto, tanto tempo fa a Milano ci fu un inverno molto rigido.
La neve scendeva dal cielo e copriva tutta la città, le strade, i giardini.
Sotto la grondaia di un palazzo in Porta Nuova c'era un nido di una famigliola di merli, che a quel tempo avevano le piume bianche come la neve. C'era la mamma merla, il papà merlo e tre piccoli uccellini, nati dopo l'estate.
La famigliola soffriva il freddo e stentava a trovare qualche briciola di pane per sfamarsi, perché le poche briciole che cadevano in terra dalle tavole degli uomini venivano subito ricoperte dalla neve che scendeva dal cielo.
Dopo qualche giorno il papà merlo prese una decisione e disse alla moglie:
"Qui non si trova nulla da mangiare, se continua così moriremo tutti di fame e di freddo. Ho un'idea, ti aiuterò a spostare il nido sul tetto del palazzo, a fianco a quel camino così mentre aspettate il mio ritorno non avrete freddo. Io parto e vado a cercare il cibo dove la neve non è ancora arrivata".
E così fu fatto: il nido fu messo vicino al camino e il papà partì. La mamma e i piccoli uccellini stavano tutto il giorno nel nido scaldandosi tra loro e anche grazie al fumo che usciva tutto il giorno dal camino.
Dopo tre giorni il papà tornò a casa e quasi non riuscì più a riconoscere la sua famiglia! Il fumo nero che usciva dal camino aveva colorato di nero tutte le piume degli uccellini!
Per fortuna da quel giorno l'inverno divenne meno rigido e i merli riuscirono a trovare cibo sufficiente per arrivare alla primavera. Da quel giorno però tutti i merli nascono con le piume nere e per ricordare la famigliola di merli bianchi divenuti neri gli ultimi tre giorni del mese di gennaio sono detti: i tre giorni della merla.