Ti ho amato dal primo istante...

Ti ho amato dal primo istante...

giovedì 31 dicembre 2015

CODA D'ANNO

ANNO VECCHIO
TE NE VAI
E MAI PIU' RITORNERAI.
ANNO VECCHIO
OGGI VAI VIA
SENTO GIA' LA NOSTALGIA.
VORREI PRENDERTI LA CODA
E TENERLA STRETTA IN MANO,
MA E' PASSATA PIU' DI UN'ORA
E TU SCIVOLI LONTANO.
SPERO CHE UN PO' RESTERAI
CON SAPORE DOLCEAMARO,
SO GIA' CHE MI MANCHERAI
VECCHIO ANNO,
ANNO MIO CARO.

venerdì 25 dicembre 2015

FELICE NATALE!

La sapete la storiella,
antica e tanto bella?
Me l'ha detta San Gioacchino,
che era il nonno di Gesù Bambino.
La mezzanotte suonava il cucù,
quando nacque il Bambin Gesù.
La Madonna, sua Mammina,
gli teneva la manina,
e diceva: "il Tuo viso
è più bello del Paradiso".
O dolcissima Maria,
tu sei pure mamma mia....."



Un angelo con le ali spiegate
volava su in cielo, con movenze incantate
chiamava i pastori, chiamava la folla
davanti a una grotta, come una corolla
annunciava al mondo un dono divino
"Correte, correte, è nato il Bambino!"
Nel cielo intanto una stella dorata
guidava i Re Magi in quella notte fatata
con mille scintille nel buio invernale
che auguravano a tutti, un Felice Natale!

giovedì 24 dicembre 2015

LA STELLA COMETA

C’era una volta una stella di nome Cometa.
Questa stella era molto speciale perché aveva una coda molto luccicante, bella e lunga.
Cometa aspettava qualcuno che le dicesse di fare qualcosa di importante.
A un certo punto vide due persone in una capanna con un bambino. 
Un po’ più in là. tre uomini andare da quella parte.
Essa chiese loro: “Cosa sta succedendo?” con timidezza.
I tre uomini le risposero: ”E’ nato un bambino molto speciale di nome Gesù”.
“Vuoi illuminarci la strada per andare da lui?”, le chiesero.
Cometa accettò, pensò che quella fosse veramente una cosa importante.
Quando i tre uomini arrivarono alla capanna, Cometa vide il bambino Gesù, Maria e Giuseppe.
I tre uomini erano tre re magi: uno portava in dono l’oro, un altro l’incenso e l’altro ancora la mirra.
C’era anche qualche pastore che portava doni come pane, latte ed agnellini.
Finalmente il sogno di cometa si avverò. Così arrivò il Natale.
“Buon Natale a tutti!” disse Cometa.
Gioia e felicità si sparsero nel mondo.

Buon Natale e sogni d’oro a Cometa ed a tutti voi... svelti tutti a nanna che...la magia del Natale sta per compiersi con la nascita di Gesù! J

IL REGALO DI BABBO NATALE

Babbo Natale partì dal Polo Nord il giorno della vigilia. I folletti quel giorno ebbero un gran da fare per terminare i giocattoli e fare pacchettini, per riempire la slitta.
Finalmente partì.
Il viaggio fu abbastanza movimentato e pieno di soste.
In una di queste incontrò un ragazzo povero ma entusiasta del Natale che lo aspettava con ansia. A Babbo Natale, quando vide la gioia negli occhi di quel bambino, gli si riempi il cuore di felicità; gli piaceva consegnare i doni se come ricompensa portava allegria ai bambini.
Finalmente, il Buon Vecchio dalla barba bianca arrivò alle porte della città a bordo della sua tintinnante e scintillante slitta. Quest'anno la slitta era più carica del solito: c'erano pacchi, pacchetti, pacchettoni, di tutti i colori e di tutte le forme.
Che incanto guardarla!
Babbo Natale non vedeva l'ora di consegnare tutti quei regali ai bambini e di godersi la gioia dei loro visetti al momento di scartarli. Incitò le sue renne e a gran velocità entrò allegramente sotto l'arco della porta principale.
Era notte fonda. Al principio non se ne accorse ma... dopo un po'... cominciò a vedere qualcosa di strano.
Non vedeva in giro neanche un segno del Natale: non c'erano alberi addobbati, nessuna stella cometa fatta di lampadine, le vetrine erano tutte buie.
Quando poi la sua slitta passò sotto le finestre della scuola elementare il suo sbalordimento fu davvero grande; non c'era niente alle finestre, neanche un piccolo disegno.
Ma insomma - disse, anche un po' seccato - che modo è questo di ricevermi?
Babbo Natale fu preso dallo sconforto e cominciò a pensare che si fossero dimenticati di lui, ma subito si riprese e bussò ad una porta per chiedere spiegazioni.
Venne ad aprire un vecchio malandato che lo guardò con occhi assenti e spiegò a Babbo Natale che anche quel giorno avevano subito dei bombardamenti, perché quella città era in guerra e quindi la gente aveva paura di morire.
Per questo i bambini non andavano a scuola e si erano nascosti, e tutte le luci della città erano spente per non farsi vedere dal nemico.
A queste parole Babbo Natale si rattristò moltissimo e allo stesso tempo pensò che doveva regalare un po' di felicità.
Tirò fuori dal sacco un mantello nero e avvolse tutta la città per nasconderla al nemico.
Suonò la campana e raccolse tutti in piazza dove addobbò il più grosso albero di Natale, illuminò tutta la città di mille luci e distribuì tanti doni, a piccoli e grandi.

E, come per incanto, anche gli occhi delle persone tornarono a brillare.


Al mio pastrugno ho sempre raccontato che Babbo Natale è magico, ma lui non può fare alcuna magia senza l'aiuto provvidenziale di Gesù bambino. Quest'ultimo per rendere felici noi esseri umani si fa aiutare da quel simpatico omone vestito di rosso e di bianco. Il dono però più prezioso è l'amore. Stendiamo il mantello nero di Babbo Natale per nascondere l'odio e il rancore e impariamo a volerci più bene... basta poco. 
BUON NATALE da Mamma Mi e dal suo pastrugno ©

mercoledì 23 dicembre 2015

IL LIBRO NERO DEI COLORI

Alcuni giorni fa, in biblioteca, il mio pastrugno ha trovato questo libro me l'ha porto e mi ha detto di leggerglielo e poco dopo mi ha detto: «mamma, lo portamo a casa e me lo ri-leggi? E' davvero bello!» Io ho un figlio davvero speciale: mio figlio ha una sensibilità unica.  Si tratta di  un libro straordinario anche per me. Un bimbo non vedente parla dei colori... 

Che sapore ha il rosso? E il verde, ha un odore? Com'è il giallo? Chi non può vedere le cose conosce il mondo attraverso il gusto, il profumo, i suoni, le emozioni. Dal buio dei suoi occhi, Tommaso, il protagonista, invita tutti a scoprire i colori in un modo diverso. Ringraziamo mai a sufficienza Gesù che ci ha donato tutti e cinque i sensi per assaporare questa nostra vita? Impariamo da Tommaso... 

IL LIBRO NERO DEI COLORI

Per tommaso il colore giallo sa di mostarda, ma e’ morbido come le piume dei pulcini.
Il rosso e’ acido come le fragole e dolce come l’anguria, ma fa male quando esce da un graffio sul ginocchio.
In autunno le foglie si seccano e il colore marrone crepita sotto i piedi. A volte profuma di cioccolato, e altre puzza.
Tommaso dice che il blu e’ il colore del cielo quando fa volare l’aquilone e il sole gli riscalda la testa.
Invece se le nuvole decidono di coprirlo, il cielo diventa bianco e si scatena la pioggia.
A volte il sole si riaffaccia per veder cadere la pioggia; allora tutti i colori escono con lui e dipingono un arcobaleno.
Per tommaso l’acqua senza sole non e’ una gran cosa: non ha colore, ne’ sapore, ne’ odore.
Lui dice che il colore verde profuma di erba appena tagliata e sa di gelato al limone.
Il nero e’ il re dei colori. E’ morbido come la seta quando la mamma abbraccia tommaso e lo avvolge coi suoi capelli.
A tommaso piacciono tutti i colori, perche’ li ascolta, li annusa, li tocca e li assapora.


«E’ un mare di inchiostro, dove ci si può smarrire? Oppure è un sipario da scostare svelando un mondo nuovo? Il nero, il buio totale, è tutti e due. E’ un mare d’inchiostro, se il “non vedere” impietrisce e annienta ogni percezione. E’ un sipario se “vediamo” con il tatto, con l’udito, con l’olfatto, con la curiosità dell’immaginazione.
Il libro nero dei colori è uno sguardo su questo mondo nuovo. Scopriamolo con l’aiuto dei ciechi, che nel buio hanno imparato a vivere.»   (marco marcantoni, NON VEDENTE, SOCIOLOGO E GIORNALISTA DIRETTORE DI Trentino school of management E iasa)

martedì 22 dicembre 2015

IL Natale di ELMER

Elmer, l’elefante variopinto, era felice. Mancavano due giorni alla visita di Nonno Natale e gli elefantini erano agitatissimi.
«Portali a fare una passeggiata, Elmer» gli chiese uno degli elefanti più anziani. «Così potremo preparare i regali in pace.»
«Forza, ragazzi» li chiamò Elmer. «Venite con me a prendere l’albero!»
Urlando di gioia i piccoli elefanti si precipitarono dietro di lui.
«Stiamo andando dove vive Nonno Natale?» chiesero.
«Vicino» rispose Elmer.
«Ma tu l’hai visto?» chiesero di nuovo.
«Sì» disse con un sorriso Elmer. Così, per il resto della passeggiata, lo tempestarono di domande su Nonno Natale.
Salirono in alto in alto e la giungla divenne pineta. Gli elefantini videro la neve per la prima volta nella loro vita. E si dimenticarono di Nonno Natale.
Elmer lasciò i piccoli a giocare nella neve e andò a scegliere un albero.
«Ciao, Elmer» lo salutò un alce. «Domani puoi permettere ai piccoli di vedere Nonno Natale, ma tienili nascosti. Avremo una lunga notte davanti.»
«Lo so» disse Elmer. «Faremo i bravi» promise.
Elmer scelse un albero che si potesse riportare indietro dopo la festa, e gli elefantini lo aiutarono a trasportarlo. Ormai si era fatto tardi. «Dritti a letto quando arriviamo!» si raccomandò Elmer. «Abbiamo un sacco da fare domani!»
Il giorno dopo ognuno fece la sua parte per addobbare l’albero.
«I regali, i regali» gridarono alla fine gli elefantini.
I regali, tutti impacchettati e decorati, furono disposti sotto l’albero.
Ora era davvero pronto, e gli altri animali vennero ad ammirarlo. «Meraviglioso!» commentarono.
Quella notte, quando i grandi si furono addormentati, o fecero finta di esserlo, Elmer radunò tutti gli elefantini.
«Questa è la vostra possibilità di vedere Nonno Natale» disse. «Nascondetevi in un posto da dove potete guardare, ma dove non potete essere visti.»
I piccoli elefanti avevano appena finito di nascondersi quando, lontano dal cielo, arrivarono sei alci che tiravano una slitta con a bordo Nonno Natale.
Quando atterrarono, Elmer li aiutò a caricare i regali sulla slitta.
«Grazie, Elmer» disse Nonno Natale e gli fece l’occhiolino. «Per fortuna nessuno ci ha visto.»
Nonno Natale volò via e gli elefantini sbucarono fuori. «L’abbiamo visto! L’abbiamo visto!» esultarono.
Elmer fece una risata e disse: «Questo è il tempo dei regali. Noi li diamo a Nonno Natale e lui li porta a chi ne ha più bisogno.»
Quando gli elefantini crollarono addormentati, Elmer passò in punta di piedi e posò vicino a ognuno un regalo che Nonno Natale aveva lasciato per loro.

Elmer sorrise: «Caro vecchio Nonno Natale!» disse.

lunedì 21 dicembre 2015

TUTTI VANNO ALLA CAPANNA

Tutti vanno alla capanna
a vedere cosa c'è:
c'è un bambin che fa la nanna,
tra le braccia della mamma.
Oh, se avessi un vestitino
da donare a quel bambino,
ma son povero, non ce l'ho,

...e un bacino gli darò.


domenica 20 dicembre 2015

IL PICCOLO B

AL POLO NORD, IN UNA PICCOLA CASETTA, VIVEVANO IL SIGNORE E LA SIGNORA NATALE CON I LORO SETTE FIGLI: LUCI, TOMMI, MARGHE, SARA, SIMO, ROBI E IL PICCOLO B.
LA VITA AL POLO NORD NON ERA AFFATTO FACILE. OGNI GIORNO C’ERA SEMPRE PIU’ LEGNA DA SPACCARE, NEVE DA SPALARE, PESCI DA PESCARE, COPERTE DA RAMMENDARE E FUOCO DA ALIMENTARE. LA FAMIGLIA NATALE ERA INFELICE. MA NON IL PICCOLO B!
LUI ADORAVA IL POLO NORD. GLI PIACEVA FARE ANGELI NELLA NEVE E COSTRUIRE PUPAZZI, DECORARE ABETI, E PREPARARE BISCOTTI AL PAN DI ZENZERO. MA PIU’ DI OGNI ALTRA COSA, ADORAVA SCIVOLARE GIU’ DAL CAMINO.
QUINDI, QUANDO LA FAMIGLIA NATALE DECISE DI TRASFERIRSI PIU’ A SUD AL CALDO, IL PICCOLO B DIVENTO’ MOLTO TRISTE. “NON VI MANCHERANNO TUTTI QUESTI ABETI, I GHIACCIOLI E LE DISTESE DI NEVE?”, “NO, PICCOLO B”, DISSERO, “NON CI MANCHERANNO AFFATTO”.
QUELLA NOTTE, MENTRE PREPARAVANO I BAGAGLI, CI FU UNA TREMENDA BUFERA DI NEVE.
LA MATTINA SEGUENTE LA CASA ERA SEPOLTA DA UN MUCCHIO DI NEVE. LA FAMIGLIA NATALE ERA INTRAPPOLATA.
“CHE COSA FACCIAMO?”, DISSE LA SIGNORA NATALE.
“CI PENSO IO”, DISSE IL PICCOLO B. “POSSO SALIRE SU PER IL CAMINO!”.
IL SIGNORE E LA SIGNORA NATALE DIEDERO AL PICCOLO B UN PO’ DI CIBO, DELLE RACCHETTE DA NEVE E LO MANDARONO A CERCARE AIUTO.
DOPO AVER CAMMINATO A LUNGO, IL PICCOLO B GIUNSE DAVANTI A UN RAMETTO.
“OH,OH”, DISSE. “TU DEVI ESSERE LA CIMA DI UN ALBERO ALTISSIMO”.
“NO”, RISPOSE UNA VOCE. “SONO UNA RENNA IN-IN-FREDDOLITA”.
IL PICCOLO B LIBERO’ LA RENNA DALLA NEVE.
“DIAMINE”, DISSE LA RENNA. “CHE COSA FAI QUI IN GIRO?”.
IL PICCOLO B LE RACCONTO’ DELLA SUA FAMIGLIA INTRAPPOLATA.
“SALI IN GROPPA”, DISSE LA RENNA, “ANDIAMO A CERCARE AIUTO”.
“OH, CASPITA”, DISSE IL PICCOLO B, “SEI UNA RENNA DAVVERO SPECIALE!”.
ARRIVATI ALLA SOMMITA’ DI UNA MONTAGNA, VIDERO UNA CASA DA CUI PROVENIVA UNA LUCE. “FERMATI QUI”, DISSE IL PICCOLO B.
LA RENNA ATTERRO’, LO FECE SCENDERE E IL PICCOLO B SCIVOLO’ GIU’ DAL CAMINO.
LA CASA ERA PIENA DI ELFI.
“PER TUTTI I FIOCCHI DI NEVE!”, DISSE IL PIU’ VECCHIO. “CHI SEI?”.
IL PICCOLO B SI PRESENTO’ AGLI ELFI E RACCONTO’ LORO DELLA SUA FAMIGLIA.
“POSSIAMO AIUTARTI NOI”, DISSE L’ELFO. “COSTRUIREMO DELLE PALE E TIREREMO FUORI LA TUA FAMIGLIA DALLA NEVE”.
IN MEN CHE NON SI DICA LE PALE ERANO PRONTE.
“E ORA PICCOLO B”, DISSE L’ELFO, “COME FAREMO AD ARRIVARE A CASA TUA?”.
“HO UNA RENNA VOLANTE”, DISSE IL PICCOLO B.
“WOW!”, DISSE L’ELFO. “E ANCHE UNA SLITTA?”.
“CHE COS’E’ UNA SLITTA?”, CHIESE IL PICCOLO B.
“BENE, BENE”, RISPOSE L’ELFO. “CREDO CHE DOVREMO COSTRUIRNE UNA”.
LA MATTINA SEGUENTE ERA PRONTA.
IL PICCOLO B ATTACCO’ LA SLITTA ALLA RENNA, E TUTTI VI SALIRONO SOPRA.
“PRONTI?”, CHIESE LA RENNA.
“PRONTI”, DISSE IL PICCOLO B.
ED ECCO CHE TUTTI PARTIRONO ALLA VOLTA DI CASA NATALE.
A CASA, LA FAMIGLIA NATALE RIMANEVA IN ATTESA DEL RITORNO DEL PICCOLO B.
ERA QUASI MEZZANOTTE QUANDO IL CANE SENTI’ UN RUMORE FAMILIARE PROVENIRE DAL CAMINO. POTEVA ESSERE… ?
“ECCOMI”, DISSE IL PICCOLO B, “SONO A CASA!”.
LA FAMIGLIA NATALE ERA AL SETTIMO CIELO. MA SI SENTIVA SEMPRE PIU’ RUMORE GIUNGERE DALL’ESTERNO. IL PICCOLO B APRI’ LA PORTA.
“GUARDATE”, DISSE IL PICCOLO B. “VI PRESENTO I MIEI NUOVI AMICI”.
“BENVENUTI”, DISSE LA FAMIGLIA NATALE AGLI ELFI.
FU UN BELL’ANNO AL POLO NORD. LA FAMIGLIA NATALE E GLI ELFI TRASCORSERO MOLTO TEMPO INSIEME E LA VITA NON ERA PIU’ DURA COME PRIMA.
TUTTAVIA, QUANDO TORNO’ L’INVERNO, LA FAMIGLIA NATALE DECISE DI TRASFERIRSI AL SUD.
E IL PICCOLO B? LUI NON PARTI’.

E TUTTI VOI CONOSCETE GIA’ IL RESTO DELLA STORIA.

sabato 19 dicembre 2015

IL NATALE DI MARTIN

In una certa città viveva un ciabattino, di nome Martin Avdeic. Lavorava in una stanzetta
in un seminterrato, con una finestra che guardava sulla strada. Da questa poteva vedere
soltanto i piedi delle persone che passavano, ma ne riconosceva molte dalle scarpe,
che aveva riparato lui stesso. Aveva sempre molto da fare, perché lavorava bene,
usava materiali di buona qualità e per di più non si faceva pagare troppo.
Anni prima, gli erano morti la moglie e i figli e Martin si era disperato al punto
di rimproverare Dio. Poi un giorno, un vecchio del suo villaggio natale, che era
diventato un pellegrino e aveva fama di santo, andò a trovarlo. E Martin gli aprì il suo cuore.
- Non ho più desiderio di vivere - gli confessò. - Non ho più speranza.
Il vegliardo rispose: « La tua disperazione è dovuta al fatto che vuoi vivere solo
per la tua felicità. Leggi il Vangelo e saprai come il Signore vorrebbe che tu vivessi.»
Martin si comprò una Bibbia. In un primo tempo aveva deciso di leggerla soltanto nei giorni
di festa ma, una volta cominciata la lettura, se ne sentì talmente rincuorato che la lesse ogni giorno.
E cosi accadde che una sera, nel Vangelo di Luca, Martin arrivò al brano in cui un ricco fariseo
invitò il Signore in casa sua. Una donna, che pure era una peccatrice, venne a ungere i piedi
del Signore e a lavarli con le sue lacrime. Il Signore disse al fariseo: «Vedi questa donna?
Sono entrato nella tua casa e non mi hai dato acqua per i piedi. Questa invece con le lacrime
ha lavato i miei piedi e con i suoi capelli li ha asciugati... Non hai unto con olio il mio capo,
questa invece, con unguento profumato ha unto i miei piedi.»
Martin rifletté. Doveva essere come me quel fariseo. Se il Signore venisse da me, dovrei
comportarmi cosi? Poi posò il capo sulle braccia e si addormentò.
All'improvviso udì una voce e si svegliò di soprassalto. Non c'era nessuno.
Ma senti distintamente queste parole: - Martin! Guarda fuori in strada domani, perché io verrò.
L'indomani mattina Martin si alzò prima dell'alba, accese il fuoco e preparò la zuppa di cavoli
e la farinata di avena. Poi si mise il grembiule e si sedette a lavorare accanto alla finestra.
Ma ripensava alla voce udita la notte precedente e così, più che lavorare, continuava a guardare
in strada. Ogni volta che vedeva passare qualcuno con scarpe che non conosceva, sollevava lo
sguardo per vedergli il viso.
Passò un facchino, poi un acquaiolo. E poi un vecchio di nome Stepanic, che lavorava per un
commerciante del quartiere, cominciò a spalare la neve davanti alla finestra di Martin che
lo vide e continuò il suo lavoro.
Dopo aver dato una dozzina di punti, guardò fuori di nuovo. Stepanic aveva appoggiato la pala
al muro e stava o riposando o tentando di riscaldarsi. Martin usci sulla soglia e gli fece un cenno.
- Entra - disse - vieni a scaldarti. Devi avere un gran freddo.
- Che Dio ti benedica!- rispose Stepanic. Entrò, scuotendosi di dosso la neve e si strofinò ben
bene le scarpe al punto che barcollò e per poco non cadde.
- Non è niente - gli disse Martin. - Siediti e prendi un po' di tè.
Riempi due boccali e ne porse uno all'ospite. Stepanic bevve d'un fiato. Era chiaro che ne
avrebbe gradito un altro po'. Martin gli riempi di nuovo il bicchiere. Mentre bevevano,
Martin continuava a guardar fuori della finestra.
- Stai aspettando qualcuno? - gli chiese il visitatore.
- Ieri sera- rispose Martin - stavo leggendo di quando Cristo andò in casa di un fariseo
che non lo accolse coi dovuti onori. Supponi che mi succeda qualcosa di simile. Cosa non
farei per accoglierlo! Poi, mentre sonnecchiavo, ho udito qualcuno mormorare: "Guarda
in strada domani, perché io verrò".
Mentre Stepanic ascoltava, le lacrime gli rigavano le guance. - Grazie, Martin Avdeic.
Mi hai dato conforto per l'anima e per il corpo.
Stepanic se ne andò e Martin si sedette a cucire uno stivale. Mentre guardava fuori
della finestra, una donna con scarpe da contadina passò di lì e si fermò accanto al muro.
Martin vide che era vestita miseramente e aveva un bambino fra le braccia. Volgendo
la schiena al vento, tentava di riparare il piccolo coi propri indumenti, pur avendo indosso
solo una logora veste estiva. Martin uscì e la invitò a entrare. Una volta in casa, le offrì
un po' di pane e della zuppa.
- Mangia, mia cara, e riscaldati - le disse.
Mangiando, la donna gli disse chi era: - Sono la moglie di un soldato. Hanno mandato mio
marito lontano otto mesi fa e non ne ho saputo più nulla. Non sono riuscita a trovare lavoro
e ho dovuto vendere tutto quel che avevo per mangiare. Ieri ho portato al monte dei pegni il mio ultimo scialle.
Martin andò a prendere un vecchio mantello. - Ecco - disse. - È un po' liso ma basterà per avvolgere il piccolo.
La donna, prendendolo, scoppiò in lacrime. - Che il Signore ti benedica.
- Prendi - disse Martin porgendole del denaro per disimpegnare lo scialle. Poi l’accompagnò alla porta.
Martin tornò a sedersi e a lavorare. Ogni volta che un'ombra cadeva sulla finestra, sollevava
lo sguardo per vedere chi passava.
Dopo un po', vide una donna che vendeva mele da un paniere. Sulla schiena portava un sacco
pesante che voleva spostare da una spalla all'altra. Mentre posava il paniere su un paracarro,
un ragazzo con un berretto sdrucito passò di corsa, prese una mela e cercò di svignarsela.
Ma la vecchia lo afferrò per i capelli. Il ragazzo si mise a strillare e la donna a sgridarlo aspramente.
Martin corse fuori. La donna minacciava di portare il ragazzo alla polizia. - Lascialo andare,
nonnina - disse Martin. - Perdonalo, per amor di Cristo.
La vecchia lasciò il ragazzo. - Chiedi perdono alla nonnina - gli ingiunse allora Martin.
Il ragazzo si mise a piangere e a scusarsi. Martin prese una mela dal paniere e la diede al
ragazzo dicendo: - Te la pagherò io, nonnina.
- Questo mascalzoncello meriterebbe di essere frustato - disse la vecchia.
- Oh, nonnina - fece Martin - se lui dovesse essere frustato per aver rubato una mela, cosa
si dovrebbe fare a noi per tutti i nostri peccati? Dio ci comanda di perdonare, altrimenti
non saremo perdonati. E dobbiamo perdonare soprattutto a un giovane sconsiderato.
- Sarà anche vero - disse la vecchia - ma stanno diventando terribilmente viziati.
Mentre stava per rimettersi il sacco sulla schiena, il ragazzo sì fece avanti. - Lascia che te
lo porti io, nonna. Faccio la tua stessa strada.
La donna allora mise il sacco sulle spalle del ragazzo e si allontanarono insieme.
Martin tornò a lavorare. Ma si era fatto buio e non riusciva più a infilare l'ago nei buchi
del cuoio. Raccolse i suoi arnesi, spazzò via i ritagli di pelle dal pavimento e posò una
lampada sul tavolo. Poi prese la Bibbia dallo scaffale.
Voleva aprire il libro alla pagina che aveva segnato, ma si apri invece in un altro punto.
Poi, udendo dei passi, Martin si voltò. Una voce gli sussurrò all'orecchio:
- Martin, non mi riconosci?
- Chi sei? - chiese Martin.
- Sono io - disse la voce. E da un angolo buio della stanza uscì Stepanic, che sorrise
e poi svanì come una nuvola.
- Sono io - disse di nuovo la voce. E apparve la donna col bambino in braccio. Sorrise.
Anche il piccolo rise. Poi scomparvero.
- Sono io - ancora una volta la voce. La vecchia e il ragazzo con la mela apparvero a
loro volta, sorrisero e poi svanirono.
Martin si sentiva leggero e felice. Prese a leggere il Vangelo là dove si era aperto il libro.
In cima alla pagina lesse: « Ebbi fame e mi deste da mangiare, ebbi sete e mi dissetaste,
fui forestiero e mi accoglieste. In fondo alla pagina lesse: Quanto avete fatto a uno dei
più piccoli dei miei fratelli, l’avete fatto a me.»
Così Martin comprese che il Salvatore era davvero venuto da lui quel giorno
e che lui aveva saputo accoglierlo.


·:*¨¨*:·.Leone Tolstoj·:*¨¨*:·.

venerdì 18 dicembre 2015

PER LA FESTA DI NATALE

Per la festa di Natale
La più bella che ci sia;
vorrei farvi una promessa
Caro babbo e mamma mia!
La promessa di essere buono
Come il piccolo Gesù
Come tutti gli angioletti
Che mi guardano lassù
Non so se ci riesco
Tuttavia ci proverò
E per noi al Bambinello

Tante grazie chiederò.

giovedì 17 dicembre 2015

IL NEGOZIO DI DIO

Un giorno Dio decise di aprire un negozio sulla Terra… Chiamò l’Angelo più gentile e gli disse: «Tu sarai il mio commesso e venderai i miei prodotti».
Non appena si sparse la notizia del negozio di Dio, tutti corsero per gli acquisti.
«Che cosa vendi, Angelo?» domandò il primo arrivato.
«Ogni ben di Dio!» rispose l’Angelo.
«E fai pagare caro?»
«Oh, no! I doni di Dio sono tutti gratuiti».
Il cliente, stupefatto, non sapeva darsi una spiegazione. Contemplava, meravigliato, il grande scaffale con “anfore d’amore”, “pacchi di speranza”, “scatole di pace”, “flaconi di gioia” … Si fece coraggio e, poiché aveva  un immenso bisogno di tutto, chiese: «un “mestolo di umorismo”, un “barile di coraggio e speranza” e per il momento basta così, grazie! »
L’Angelo, gentile, si mette immediatamente a preparare tutta quella merce. Dopo un po’, ritorna con un pacco piccolissimo, grande quanto un cuore.
Il cliente non può fare a meno di esclamare: «Tutto qui?»

L’Angelo, con voce solenne, gli spiega: «Eh, sì, mio caro: nella Bottega di Dio non si vendono “frutti maturi”, ma solo piccoli semi da coltivare!»


mercoledì 16 dicembre 2015

AUGURI!

Son piccoletto e biricchino
Ma ho tanto buono il cuoricino.
E per Natale so ritrovare
Cose bellissime da augurare.
Per te, mamma dal dolce viso,
la nostra casa un Paradiso.
Il babbo immerso nei suoi affari
Abbia salute e anche i denari.
A tutti Voi conceda Iddio
Un cuore buono, un cuore pio.
Che devo dire non so più…
Ci benedica il buon Gesù!

martedì 15 dicembre 2015

INDOVINELLO

SONO OGGETTI MAI UGUALI
SON TALVOLTA FLOREALI
SONO GRANDI O PICCOLINI
LUNGHI, TONDI O QUADRATINI
DENTRO ALLA VELINA AVVOLTI
NELLE SCATOLE SEPOLTI
SONO IN ORO O IN ARGENTO
SONO UNO OPPURE CENTO
NELLE CARTE ROSA O GIALLE
CARTE A RIGHE, A QUADRI, A PALLE
CON I NASTRI E COI BIGLIETTI
LE COCCARDE ED I FIOCCHETTI
SONO FATTI CON IL CUORE
O DETTATI DALL’AMORE
SON DONATI PER MAGIA
O CON GRAZIA E CORTESIA
MA SON SEMPRE UN PO’ SPECIALI.
COSA SON? 
SONO I ….. 


REGALI! J

lunedì 14 dicembre 2015

E' NATALE

È Natale ogni volta
che sorridi a un fratello
e gli tendi la mano.
È Natale ogni volta
che rimani in silenzio
per ascoltare l’altro.
È Natale ogni volta
che non accetti quei principi
che relegano gli oppressi
ai margini della società.
È Natale ogni volta
che speri con quelli che disperano
nella povertà fisica e spirituale.
È Natale ogni volta
che riconosci con umiltà
i tuoi limiti e la tua debolezza.
È Natale ogni volta
che permetti al Signore

di rinascere per donarlo agli altri.

È Natale

domenica 13 dicembre 2015

BUONA FESTIVITA' DI S. LUCIA A TUTTI!

Nella notte tra il 12 e il 13 dicembre in alcune zone d'Italia, Santa Lucia con il suo asinello porta alcuni doni ai bambini...


La storia di Santa Lucia e il suo asinello l'avevamo proposta lo scorso 12 dicembre 2013... Potete leggerla cliccando qui

sabato 12 dicembre 2015

Riccardo sei proprio...

Alcuni giorni fa, ho comprato un libriccino scritto da una mamma della scuola che frequenta mio figlio.
Questo libriccino è stato scritto per ricordare a noi adulti, a noi genitori, che siamo stati tutti dispettosi, che siamo stati tutti disordinati, che siamo stati tutti pasticcioni, che siamo stati tutti bambini prima di diventare grandi. 
Questo racconto è scritto per i bambini, ma pensato per tutti coloro che si occupano di educazione. E' la storia di un bambino che ama saltare nelle pozzanghere, costruire la torre più alta del mondo e mangiare marmellata con gusto. Questa sua gioia, però, la mamma non riesce a rileggerla. Per fortuna ci pensa il fratello maggiore... 

Riccardo sei proprio... 

«Riccardo sei proprio dispettoso» dice la mamma a Riccardo, che sta saltando in una pozzanghera, inzuppandosi tutto di fango.

«Riccardo sei proprio disordinato» dice la mamma a Riccardo, che sta costruendo una torre, spargendo tutti i mattoncini nella sua cameretta.

«Riccardo sei proprio un pasticcione» dice la mamma a Riccardo, che sta mangiando il panino con la marmellata, sporcandosi tutto il viso.

Filippo, il fratello più grande di Riccardo, scopre in un cassetto alcune fotografie di quando la mamma era bambina, e sorridente dice alla mamma: 
«Mamma, ma sei proprio sicura che Riccardo sia dispettoso? A me sembra solo felice di saltare nelle pozzanghere».
«Mamma, ma sei proprio sicura che Riccardo sia disordinato? A me sembra che voglia fare la torre più alta del mondo».
«Mamma, ma sei proprio sicura che Riccardo sia così pasticcione? A me sembra che si stia gustando la sua merenda».
«Mamma, quando eri piccolina facevi anche tu queste cose?»

La mamma ripensa a quando era piccola come Riccardo ...

«Aspettavo la pioggia per saltare nelle pozzanghere, costruivo torri più alte di me e con i dolci alla marmellata riuscivo sempre a sporcarmi anche il naso!»

«Vedi mamma» dice Filippo «Riccardo vuole solo essere felice come lo eri tu».

La mamma abbraccia Riccardo e Filippo e sottovoce sussurra:«Io da piccola scrivevo anche sui muri!».

Non me ne voglia l'autrice di questa storia per aver variato i nomi dei protagonisti. La bambina protagonista è Alice e il fratellino Riccardo... Ho voluto variare lievemente questa storia con il nome di mio figlio, Riccardo, e di suo fratello più grande, Filippo.) 

venerdì 11 dicembre 2015

IL MAGO DI NATALE

S’io fossi il mago di Natale
farei spuntare un albero di Natale
in ogni casa, in ogni appartamento
dalle piastrelle del pavimento,
ma non l’alberello finto,
di plastica, dipinto
che vendono adesso all’Esselunga:
un vero abete, un pino di montagna,
con un po’ di vento vero
impigliato tra i rami,
che mandi profumo di resina
in tutte le camere,
e sui rami i magici frutti: regali per tutti.
Poi con la mia bacchetta me ne andrei
a fare magie
per tutte le vie.
In via Verri
farei crescere un albero di Natale
carico di bambole
d’ogni qualità,
che chiudono gli occhi
e chiamano mamma e papà,
camminano da sole,
ballano il rock an’roll
e fanno le capriole.
Chi le vuole, le prende:
gratis, s’intende.
In piazza Piazza San Francesco
faccio crescere l’albero
del cioccolato;
in via Trento e Trieste
l’albero del panettone
in viale Buozzi
l’albero dei maritozzi,
e in largo di Santa Susanna
quello dei maritozzi con la panna.
Continuiamo la passeggiata?
La magia è appena cominciata:
dobbiamo scegliere il posto
all’albero dei trenini:
va bene via Mazzini?
Quello degli aeroplani
lo faccio in via Segramora.
Ogni strada avrà un albero speciale
e il giorno di Natale
i bimbi faranno
il giro della Brianza
a prendersi quel che vorranno.
Per ogni giocattolo
colto dal suo ramo
ne spunterà un altro
dello stesso modello
o anche più bello.
Per i grandi invece ci sarà
magari in via Condotti
l’albero delle scarpe e dei cappotti.
Tutto questo farei se fossi un mago.
Però non lo sono
che posso fare?
Non ho che auguri da regalare:
di auguri ne ho tanti,
scegliete quelli che volete,

prendeteli tutti quanti.

(Non me ne voglia il grande Gianni Rodari per aver apportato alcune lievi modifiche alla sua bellissima filastrocca natalizia)