Un uomo, rimasto vedovo, volle riprender moglie. La Sorte
decise che dovesse essere una donna
superba e arrogante. La nuova sposa aveva anche due figlie che le somigliavano
in tutto e per tutto. Dal canto suo, anche il marito ne aveva una, che aveva ereditato la
bellezza, la gentilezza e la grazia della sua prima moglie.
Dopo le nozze, la matrigna
e le sorellastre si rivelarono ben presto gelose della bellezza e del
bel modo di fare della fanciulla e, approfittando dell’assenza del padre partito
per un lungo viaggio d’affari, cominciarono a maltrattarla. Le diedero un
grembiule, un paio di vecchie scarpe e la costrinsero a occuparsi dei lavori
più faticosi della casa dicendole: «Da oggi in poi
sarai la nostra serva! »
La povera ragazza ogni mattina
si alzava allo spuntar del sole per riordinare, spazzare, cucinare e provvedere
a tutte le necessità e ai capricci delle tre donne. Toccava a lei lavare i
piatti e pulire le scale, tenere sempre acceso il fuoco in camera della signora
e delle signorine figlie, cucinare pranzi prelibati dai quali però lei era,
ovviamente, esclusa. Dormiva nella stanza più piccola e buia della casa, mentre
alle sorelle erano assegnate camere spaziose e luminose, arredate con i mobili
più belli e arricchite da tende, coperte e cuscini confezionati coi tessuti più
pregiati.
La poverina soffriva senza lamentarsi, eseguiva tutto il lavoro
assegnatole diligentemente e con gran pazienza, e non poteva neppure confidarsi col padre perché era
lontano. Così consumava tutta la sua giornata, fino a quando, terminato il suo
duro lavoro, per
riposarsi un poco, andava a sedersi nel cantuccio del focolare e, poiché si
sporcava di cenere, per indispettirla
la matrigna e le sue sorellastre presero a chiamarla Cenerentola.
Cenerentola sopportava con
molta pazienza gli sgarbi e la scortesia delle tre donne … anche se qualche
volta con gli occhi gonfi di lacrime pensava: «Ah, se fosse ancora viva la mia
mamma! …».
Spazza, lava, cucina …
ti sembra di non fare altro
da sera a mattina …
ma mentre la polvere sale fino al cielo
anche l’animo tuo diventa più leggero!
Da dentro il tuo cuore
stai spazzando via ogni singola briciola
di malinconia …
questo è l’inizio
del Grande Viaggio
e il tuo cuore lo ha scelto … perché
è molto saggio!
Accadde un giorno che il Re di
quel regno convocasse suo figlio: «Figlio mio, è giunto il momento che tu ti
sposi e mi dia dei nipoti. Non sei più un ragazzo, sei un uomo oramai. E’
finito il tempo della fanciullezza. Fra poco sarò troppo vecchio per regnare e
allora il mio regno sarà tuo e dopo di te dei tuoi eredi. » Questo il Re
decretò.
Il tempo della fanciullezza è terminato,
quel passaggio hai ormai completato.
Ora ti attende una nuova realtà,
nella quale avrai altre responsabilità.
Saluto con te questo nuovo passaggio,
che è solo un’altra tappa del Grande Viaggio …
saluta con me, Principe dalla gentile natura,
l’inizio di questa nuova, eccitante avventura!
Di lì a qualche giorno un
araldo del Re, percorrendo le strade cittadine, annunciava: «Il figlio di Sua
Maestà, il
Principe ereditario, darà un Gran ballo a corte che durerà per tre notti.
Ordina pertanto che tutte le fanciulle del regno vi partecipino. Il principe
sceglierà la più bella per farne la sua sposa. »
Alla notizia dell’invito a corte,
in tutte le case dove c’erano ragazze in età da marito iniziarono frenetici i
preparativi. Anche le due sorellastre di Cenerentola erano in gran fermento!
Quale abito indossare? Quali scarpe abbinare? Quali gioielli sfoggiare? E quale
acconciatura scegliere?
Ma, più di tutte, fremeva la
matrigna, che chiamò le sue figlie e disse: «L’invito del Principe è
un’occasione da non perdere. Andremo alla festa e voi sarete le più belle! »
Nei giorni che seguirono, in
casa non si parlava d’altro che della festa e la fatica per Cenerentola aumentò
cento volte di più: ora, oltre a pulire e rassettare tutta la casa, doveva
anche occuparsi di lavare, stirare e inamidare tutti gli abiti delle sue
sorellastre che li provavano uno dopo l’altro senza saper mai decidere quale
indossare. «Io» disse la sorellastra maggiore «indosserò l’abito di velluto
rosso con i pizzi d’Inghilterra!»
«Ed io …» disse finalmente la
minore «mi metterò un mantello a fiori d’oro e la collana di diamanti!»
«Che ne pensi Cenerentola? E’
abbastanza regale il mio abito?» domandò la sorellastra maggiore, ben
conoscendo il buongusto della ragazza.
Cenerentola le consigliò entrambe sinceramente e al meglio che
poteva, e si offrì perfino di
pettinarle per la grande occasione.
Le due ragazze, senza mostrarle
nemmeno un briciolo di gratitudine, accettarono ma continuarono a deridere la
sorella anche mentre le pettinava.
«Ti piacerebbe venire al ballo,
Cenerentola?» le dissero, e poi scoppiarono in fragorose risate.
«Mi piacerebbe tanto …» rispose
timidamente lei, e a quel punto gli scherzi e le cattiverie divennero ancora
più feroci.
«Al ballo …? Tu? Lo vedresti il
figlio del Re ballare con una serva sporca di cenere e vestita di stracci?»
e lanciandosi sguardi complici ridevano ancora … «Così stracciona e impolverata
non ti farebbero neppure entrare alla reggia!» proseguivano nei loro scherzi
cattivi.
«Avete ragione» diceva
sommessamente lei. «Come potrebbe il figlio del Re voler ballare con una
stracciona impolverata e sporca di cenere come me?... » ma dentro di lei una
voce pacata, ma molto chiara, continuava a ripeterle «Tu non sei questo, tu non
sei questo … » e, in qualche modo, Cenerentola sapeva che era vero.
Intanto le sorelle continuavano
ad ammirarsi allo specchio, provando e riprovando la scena di quando avrebbero
incontrato il principe, le avrebbe invitate a ballare e poi forse …
Per giorni e giorni le sarte
del regno furono indaffaratissime a cucire e a ricamare sete preziose, velluti
e merletti. In breve tempo, ogni nobile ragazza del reame ebbe il suo splendido
abito da indossare alla festa.
Il giorno della festa si
avvicinava sempre più e negli ultimi due giorni le sorellastre stettero senza
mangiare per la grande emozione e anche per avere un vitino sottile sottile, e
poter così indossare i loro sfavillanti vestiti.
Spuntò finalmente l’alba del
giorno felice … anche se per Cenerentola non lo fu affatto. Quel giorno, molto
più del solito, le sorellastre e la matrigna la chiamavano in continuazione. «Cenerentola,
prendi le forbici!» «Subito» rispondeva gentilmente lei.
«Cenerentola, dammi la
spazzola!» «Eccola» correva lei.
«Cenerentola, vieni ad
abbottonarmi il vestito, corri a prendermi le scarpe, dove hai messo la mia
collana?! » sbraitava la maggiore. E Cenerentola, pazientemente, correva.
«Dove sono finiti i miei
orecchini? Svelta Cenerentola, cercali!» e la povera ragazza correva senza
sosta da un angolo all’altro della casa per cercare di accontentarle tutte e
due.
Le persone che non ci sanno rispettare
sono i migliori Maestri che possiamo trovare!
Ci insegnano quanto grande è la nostra forza,
proprio quando pensiamo che sia finita la corsa!
E la tua, finita non è …
la fine della prova è più vicina a te …
di quanto tu possa immaginare …
Quando avrai imparato a ringraziare
per quanto, brutto o bello, hai ricevuto,
il cielo si riempirà di stelle … in un solo minuto!
Fu quasi una liberazione
quando, dopo lunghi preparativi, le tre donne furono pronte e uscirono per
recarsi in carrozza al castello! Cenerentola le seguì con gli occhi più che
poté e poi, stanchissima, si accovacciò vicino al focolare e si addormentò.
Poco dopo per tutta la stanza
si sparse una luce soave che faceva apparire tutte le cose più belle … e al centro di questa
luce irreale apparve una bellissima fata:
«Cenerentola, Cenerentola …
svegliati!»
La fanciulla piena di stupore
domandò:
«Chi sei?» «Non avere paura, tesoro, sono la tua madrina
… tua madre mi nominò tale proprio il giorno della tua nascita. Fino ad oggi tu non
mi hai mai vista, ma io ho sempre vegliato su di te» rispose la
fata, e il suo viso si distese in un luminoso sorriso che subito rassicurò la
fanciulla.
Dunque la sua mamma le aveva scelto come madrina … una fata! Cenerentola poteva sentire l’amore della sua mamma, anche se
lei non era lì …
Si spalanca, in questo momento,
del tuo cammino un nuovo segmento …
hai perdonato, lasciato andare
chi non ti ha saputa amare …
con la carrozza appena andata via
è partita anche la tua malinconia!
Apri le mani, accogli i nuovi doni
che sempre arrivano … per tutti i bimbi buoni!
«Tu vorresti andare al ballo,
vero?» chiese la fata. «Certo … mi piacerebbe tanto…» sussurrò appena
Cenerentola, arrossendo. «Ma non ho nulla da indossare, nemmeno un vestito, ho
solo questa veste che porto addosso …» spiegò la fanciulla senza lamentarsi.
«Ah, ma a questo possiamo
rimediare! Nulla
è impossibile, ricordalo!» disse ridendo. «Con la mia bacchetta
magica ci procureremo quel che ti serve! Ora va’ nell’orto, cogli la zucca più
grande e portala davanti alla soglia di casa. Poi torna nell’orto, proprio
vicino al muricciolo troverai due lucertolone, quindi scendi in cantina e
prendi la trappola con i sei topini che vi troverai. Portami tutto, al resto
penserò io!»
Cenerentola obbedì e in un
battibaleno portò alla fata tutto quello che aveva chiesto.
E’ tempo di smettere di pulire e lustrare …
ora arriva il tempo di … FE – STEG – GIA – RE!!!
La fata-madrina prese per prima
la zucca, la vuotò e, quando non fu rimasta che la sola scorza, la percosse con
la sua bacchetta e la zucca … fu subito mutata in una bella carrozza tutta
dorata.
Poi andò a prendere i sei
topini e con un colpo di bacchetta li trasformò … in sei bellissimi cavalli
bianchi dalla lunga criniera. Le due lucertolone divennero … due giovani
valletti dall’elegante livrea.
Mancava ancora il cocchiere. La
fata allora prese il gatto di casa e ne fece un cocchiere impettito, dallo
sguardo fiero e dagli imponenti baffoni.
Guardò tutta la sua opera al
completo e si sentì soddisfatta, quindi rivolse lo sguardo verso Cenerentola e
le chiese: «Sei contenta? Ora hai tutto quel che ti serve per andare alla
festa!»
Cenerentola, guardando il suo
vestito logoro e rattoppato, disse: «Devo andarci vestita così?» «Oh cielo, no davvero!» rise la fata e,
riservando il suo ultimo tocco di bacchetta proprio al logoro vestito della ragazza, lo trasformò … in
un bellissimo abito di broccato e d’oro, mentre le vecchie scarpe divennero un
paio di graziose scarpette di cristallo.
«Oh che meraviglia!» esclamò
Cenerentola con un grido di gioia.
«Ora c’è proprio tutto!» disse
la fata guardando con amore materno lo splendido fiore di fanciulla che le
stava davanti.
Prendendola per mano, la fata
la condusse sulla porta di casa e la aiutò a salire sulla carrozza-zucca.
Subito le due lucertole-valletti presero posto e assunsero un portamento così
elegante che sembrava non avessero mai fatto altro in vita loro! In ultimo
montò a condurre l’allegra brigata il cocchiere-gatto, che tirò un po’ le
briglie ai cavalli-topi che erano impazienti di partire. Tutto era pronto. Nel
salutare la bella figliola, la fata le fece questa raccomandazione: «Va’ alla
festa e divertiti, ma ricordati che a mezzanotte in punto dovrai essere di ritorno,
perché l’incantesimo svanirà.»
La bellissima Cenerentola fece
cenno con la testa che sì, se ne sarebbe ricordata. Il gatto-cocchiere scoccò
la frusta e la carrozza si lanciò in una sfrenata corsa, tanto che pareva i
cavalli avessero le ali, e in un batter d’occhio giunse alla reggia.
Appena varcata la soglia,
Cenerentola si trovò in una sala da ballo immensa e sfavillante di mille luci. La
musica cessò non appena si accorsero di lei, le coppie smisero di ballare e
tutti si voltarono a guardarla. Alla vista della bellissima dama, si udì
solamente un mormorio confuso:
«Quant’è bella!...»
«Da dove viene?»
«Chi sarà mai?»
Anche la matrigna e le
sorellastre ammirarono tanta bellezza, ma non riconobbero Cenerentola.
Il Principe, riconobbe in lei … la sua Luce speciale.
E’ la Luce che porti nel cuore
ciò che i passi del Principe muove …
è la Luce che nel tuo sguardo risplende
che ha fatto voltar tutta la gente …
questa, oh tu che leggi, è la vera Bellezza …
ben più lucente di qualunque lucente … pezza!
Non il suo magnifico abito il
Principe guardava, ma intensamente osservava i suoi occhi … Non i gioielli che
indossava catturavan la sua attenzione, ma i suoi passi leggeri e aggraziati …
che lentamente la avvicinavano a lui …
Subito il Principe invitò a ballare la bella sconosciuta e, durante la danza, le chiese: «Qual è il vostro nome,
bella fanciulla?»
«Altezza, non posso rispondervi»
disse Cenerentola, mentre ballava con una tale grazia da aumentare in tutti lo
stupore.
E danzarono, danzarono, ignari del tempo e di
tutta la gente intorno …
Il Re, e la Regina al suo
fianco, osservarono compiaciuti quella fanciulla di rara bellezza. Ne
ammiravano la grazia, la leggerezza e l’eleganza … ma soprattutto non poterono fare a meno di
notare, gli attenti genitori, con quanto trasporto il loro figliolo guardava la
ragazza: ne era rimasto davvero rapito!
Danzarono ancora e ancora fino
a quando … l’orologio della torre
rintoccò le undici e tre quarti.
Cenerentola si fermò, fece una
reverenza al Principe, poi si precipitò correndo verso lo scalone.
«Non andate via, ve ne prego!»
implorava il Principe.
«Non posso, Maestà … forse
domani … tornerò» lo congedò Cenerentola mentre guadagnava velocemente l’uscita
da palazzo.
Fuori l’attendeva la carrozza,
la bella ragazza vi salì in fretta e i cavalli, al gran galoppo, in un attimo
svanirono nella nebbia.
Mancava un minuto a mezzanotte
quando la carrozza si fermò davanti casa. Per Cenerentola il tempo di scendere
che … l’incantesimo,
come annunciato dalla fata-madrina, svanì. La carrozza tornò ad
essere zucca, i cavalli ridivennero topini, i valletti lucertolone e il
cocchiere … riprese a fare le fusa nell’angolo più caldo del camino.
Felice come non lo era mai
stata, Cenerentola si addormentò. A notte fonda la matrigna e le sorellastre tornarono
dal ballo e fecero tanto di quel fracasso che la ragazza si svegliò e, in cuor
suo un po’ divertita, chiese loro: «Vi siete divertite?»
«Ah, se tu sapessi …» rispose
la sorellastra minore stizzita. «E’ arrivata una bellissima nobildonna che
nessuno conosceva, il Principe ha ballato solo con lei!»
«Dev’essersi proprio innamorato
di quella dama!» piagnucolò la maggiore, vedendo sfumare il suo fidanzamento
col Principe.
Cenerentola non disse nulla,
naturalmente, ma dentro di sé sorrise … tornò a dormire e prima di chiudere gli
occhi … «Grazie, fata» disse ricordandosi che è molto importante ringraziare.
Mentre dormiva, la fata le
venne in sogno e le chiese: «Ti piacerebbe tornare al ballo del Principe domani
sera?» E Cenerentola, con un guizzo di gioia, rispose: «Magari! …»
«Ogni tuo desiderio verrà esaudito» le sussurrò la fata, e il sonno continuò …
La sera dopo, ancor più bella
ed elegante, Cenerentola si preparò ad andare al ballo del Principe.
Sorellastre e matrigna si erano già avviate quando topolini, lucertolone, zucca
e gatto vennero messi al loro posto e ritornarono ad essere … i nobili
accompagnatori della splendida “dama sconosciuta”, perché … non sempre le cose
sono quello che sembrano …
Arrivata che fu nel salone del
castello, il Principe le andò incontro accogliendola con uno smagliante
sorriso: «Finalmente! Non vedevo l’ora che tu arrivassi!» disse, parlandole con
maggior confidenza del giorno prima. E di lì in poi non parlarono più, i loro
corpi si muovevano in una danza sinuosa, i loro sguardi erano persi l’uno nell’altra.
Il Principe non aveva occhi che
per lei, tutti li ammiravano, e specialmente il re e la regina che si dissero …
«Ci siamo, è
davvero innamorato!» e al sol pensiero avevano il cuore traboccante di gioia.
Il Principe si appartò a parlare
con lei e, prendendo da un cesto un’arancia e un limone, glieli porse
dicendole: «Tieni, splendida creatura. Questi sono i frutti più profumati del
mio giardino … ma questa sera il frutto più profumato … sei tu.»
Poi ballarono ancora, il Principe
e Cenerentola, e ancora e ancora fino a che … l’orologio rintoccò per dodici
volte … e solo a quel punto Cenerentola si ricordò dell’incantesimo, ed
esclamò: «Oh
povera me … è tardi! Devo andare! …»
«Dimmi almeno dove posso ritrovarti!»
la supplicò il Principe … ma Cenerentola, presa dal timore di venir scoperta lì
in mezzo a tutti … non lo udì, era già scappata via.
Il Principe tentò di seguirla,
ma inutilmente. Tutto ciò che trovò di lei fu una deliziosa scarpetta di
cristallo, perduta durante la frenetica corsa … perché l’Amore lascia sempre un segno.
Il Principe raccolse quel segno
e capì che il Fato glielo aveva lasciato proprio per poterla ritrovare. «Non
temere, amore mio, io ti ritroverò!» disse risoluto e sereno.
Intanto, fuori dal castello,
una ragazza con un abito logoro tornava a casa tenendo in mano una scarpetta di
cristallo … sei topolini camminavano dietro di lei … due lucertolone davanti …
e un gatto sornione stava nelle sue braccia a prendersi le coccole: era passata la
mezzanotte … l’incantesimo era svanito!
Dopo molto tempo, stanca e coi
piedi gonfi, quella ragazza con la pelle color della cenere arrivò a casa …
Nei giorni che seguirono nel
regno non si parlava d’altro che del “mal d’amore” che aveva colpito il
Principe, che non si dava pace per l’improvvisa sparizione della sua bellissima
dama.
Il re suo padre, preoccupato
per la salute del figlio, diede ordine di cercare la fanciulla in tutto il
regno.
L’araldo tornò per le strade ad
annunciare con la sua voce squillante: «Udite, udite! Colei che riuscirà a calzare la scarpetta di
cristallo sarà sposa del Principe. Così ordina il re!»
In tutto il reame vi fu grande
agitazione … ah beh! Se si trattava solo
di indossare una scarpetta … allora c’era ancora speranza per le nobili
fanciulle! Questo pensava ogni giovane donna del reame … ma puntualmente
rimaneva delusa quando i paggi del re facevano provare la scarpetta che … non
ne voleva sapere di lasciarsi calzare!
Arrivarono anche a casa di
Cenerentola … Toc, toc … «Aprite, in
nome del Re!» Figurarsi la matrigna e le sorellastre: non aspettavano altro!
«Prego, entrate!» rispose
trepidante la matrigna.
«Avete delle figlie, signora?»
«Sì, due» disse la matrigna,
indicando le sorellastre.
«Che provino a calzare questa
scarpetta!»
Le due sorellastre fecero mille
tentativi per cercare di infilare la scarpetta, spinsero il piede più in fondo
che potevano, provarono
e riprovarono ma … niente! La scarpetta era troppo piccola per i loro piedoni.
I paggi stavano già per andarsene, quando uno dei due scorse in un angolo Cenerentola
… la chiamò e le disse: «Dovete provare anche voi la scarpetta.»
«Ma questa è la nostra serva!»
disse coi suoi soliti modi “gentili” la matrigna.
«Ebbene? Non ha forse anche lei
i piedi?»
«Sì, Eccellenza… però …» tentò
di replicare la matrigna.
«Non c’è alcun però. L’ordine del Re è categorico: tutte le ragazze del regno devono essere
esaminate!» e così dicendo tagliò corto in quella sgradevole conversazione.
Cenerentola si avvicinò senza timore, perché il suo cuore era
ricolmo di amore per il Principe e … l’Amore rende invincibili! E naturalmente la scarpetta le calzò alla perfezione!
Vi
lascio immaginare la sorpresa della matrigna e delle sorellastre! Una aveva gli
occhi spalancati e pareva avesse visto un fantasma, a un’altra si drizzarono
tutti i capelli in testa e la terza … beh … la terza è ancora lì pietrificata
come una statua di sale!
Appena ebbe indossato la scarpetta, il lorogo abito di Cenerentola si trasformò nello
splendido abito che aveva indossato la sera prima e le tre scorbutiche donne
riconobbero la bellissima fanciulla incontrata al ballo. Subito le si gettarono
ai piedi, implorando il suo perdono per le sgarberie che – ne erano ben consapevoli!
– le avevano fatto subire.
La splendida Cenerentola perdonò, perché sapeva che solo così
avrebbe chiuso quel triste periodo della sua vita. Le abbracciò con affetto sincero e si preparò a lasciare
quella casa.
Ora si compie il tuo destino …
da lontano sei giunta e per impervio cammino …
Alle tue spalle lasci il passato,
e con la cenere … tutto ciò che hai bruciato.
Sei pronta per le nozze nell’argento e nell’oro …
dopo la lunga fatica … il meritato ristoro!
Quando uscì di lì, non portò
nulla con sé se non il suo splendido abito, le sue scarpine di cristallo e il
più dolce dei suoi sorrisi. Quando il Principe la vide, si accese di nuovo sul suo volto
la luce e la gioia!
«Che ti dicevo marito mio?»
sussurrò l’amorevole regina all’orecchio del re. «Inutile proseguire il ballo …
è lei che nostro figlio ha scelto dal primo momento.»
«Così è, mia adorata … e così
sarà!» decretò.
Dopo sette giorni dunque furono
celebrate le nozze e tutti gli abitanti del regno furono invitati, anche la
matrigna e le sorellastre … anche il padre di Cenerentola, mandato a chiamare
per volere della Principessa sua figlia. Anche a lui la Principessa dovette
perdonare la sua lunga assenza … «Ora è passata, padre» gli disse
abbracciandolo amorevolmente … «è giorno di festa» e, guardando il Principe suo sposo, comprese
che sarebbe stata festa … per molto, molto tempo …
Nel giardino di corte sei
topini, due lucertole, un gatto e una piccola luce … danzavano a suon di
musica.
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