Il signor Guerra aveva una grande casa di legno che cadeva a pezzi. Poche volte usciva di casa, e solo per gridare al negoziante che gli portasse il cibo.
- Per le spade arrugginite! Mi ha portato un'altra volta lo yogurt di fragole!
- E' che ... ho finito quelli di pera . rispondeva spaventato il negoziante.
Allora il signor Guerra prendeva il suo vecchio fucile e gridava:
- Fuori di qui, adesso, o le riempio il didietro di pallini di sale!
- Non spari! Me ne vado!
- Non ritorni senza gli yogurt! E la prossima volta, che non siano scaduti!
Vicino alla casa del signor Guerra, separata da un fiumicello, c'era una piccola casetta che non veniva affittata da anni. Chiaro, nessuno voleva vivere vicino a quell'uomo tanto brontolone.
Ma guarda, guarda, un bel giorno arrivò in paese una donna che si innamorò di quella casina sulla cima della collina e la affittò senza far caso agli avvenimenti dei vicini.
Fu allora che, per la prima volta, un raggio di sole penetrò fra le nuvole che oscuravano la collina.
Vedendo il sole,il signor Guerra si affacciò alla finestra molto arrabbiato. E si arrabbiò ancora di più quando vide che, con la luce del sole, i fiori si erano aperti. Di malumore, attraversò il fiume passando per il ponticello e suonò alla porta della sua vicina.
Quando la donna aprì, il signor Guerra le gridò:
- Guardi cos'ha fatto! Non appena è arrivata, è uscito il sole!
- Vero che è una meraviglia? - rispose la donna, gentilissima.
- Per tutte le cariche della cavalleria! Una meraviglia? E' un disastro! A me piace solo il cielo grigio di pioggia!
- Allora avrà i reumatismi, signor ... signor ...?
- Signor Guerra! Il mio nome è signor Guerra!
- Molto piacere. Io mi chiamo Pace, signora Pace. Vuole entrare a prendere un tè?
- Odio il tè! - gridò il signor Guerra, rosso come un pomodoro, e se ne andò senza salutare la signora Pace.
Era passata una settimana dall'arrivo della nuova vicina e ora pioveva solo a tratti. Il signor Guerra guardava il cielo e si tirava i capelli, furioso.
Una mattina, mentre il signor Guerra, che era inventore, lavorava nel suo laboratorio, sentì un odore strano. Mise la testa fuori dalla finestra e si rese conto che si trattava di profumo di fiori. Per alcuni secondi annusò quel profumo, ma poi si irritò e chiuse la finestra bruscamente.
Pochi minuti dopo, il signor Guerra sentì suonare alla porta. Irritato, perché non lo lasciavano tranquillo, andò ad aprire. La signora Pace, con viso gentile, aspettava di fuori.
- Mi può dare una tazzina di zucchero? Sto facendo una torta e l'ho finito.
- Per le balestre rotte! - esclamò l'uomo. - Odio lo zucchero! Non mi piacciono i dolci!
- E' diabetico? - chiese la signora Pace con occhi spalancati.
- No, non sono diabetico! Arrivederci! - e chiuse la porta senza tanti riguardi.
Alla fine arrivò la primavera. E le rondini, che non sapevano chi fosse il signor Guerra, fecero il nido nella sua casa.
- Che cos'è questo chiasso? - si lamentò l'uomo. - Ah, queste maledette rondini!
Allora prese il bastone per pulire il camino e uscì deciso a distruggere i nidi. Salì su per una scala e, proprio quando era sul punto di distruggerli, sentì la voce della sua vicina alle sue spalle. Dallo spavento, perse l'equilibrio e cadde a terra.
- Che atterraggio spettacolare, signor Guerra. Che peccato che non avesse il paracadute!
- Che cosa fa qui? - le gridò l'uomo massaggiandosi il didietro dolorante.
- Sono venuta a portarle un pezzo di torta. C'è poco zucchero, perché so che non le piace molto.
Il signor Guerra rimase sorpreso.
Non aveva mai ricevuto un regalo. Inoltre, si sentiva ridicolo per la caduta. Perciò, non seppe cosa dire e con una manata prese la torta e chiuse la porta con un'aria poco amichevole.
Quella sera stessa, il signor Guerra ebbe un altro dispiacere. Gli si ruppe il grammofono e non poté ascoltare i suoi dischi di marce militari. Contrariato, andò in cucina, perché all'improvviso gli era venuta fame.
E lì trovò il pezzo di torta della signora Pace. Dato che era a portata di mano, gli diede un morso.
All'improvviso, sentì una gradevole sensazione che non ricordava di aver mai provato.
Il giorno dopo, il signor Guerra partì per un viaggio perché aveva ricevuto un incarico da un generale. Se ne andò a piccoli passi, e la nuvola nera, che ogni sera provocava un nubifragio, lo seguì come se fosse la sua ombra.
Quando ritornò, il signor Guerra si mise le mani nei capelli. Il portico di casa sua era dipinto di rosa e pieno di vasi di fiori che abbellivano la balaustra.
- Per tutte le sciabole! Che significa? - esclamò.
Prese il fucile e andò alla casetta della signora Pace.
- Capperi! Va a caccia di draghi? - chiese la signora Pace quando lo vide.
Il signor Guerra era sul punto di esplodere.
- Che sabotaggio ha fatto al mio portico?
La signora sorrise e gli spiegò che, durante la sua assenza, una folata di vento aveva distrutto il vecchio portico. Dato che nessuno in paese aveva voluto aiutarla, l'aveva riparato lei da sola.
L'uomo era sconcertato.
- Ma ... ma ..., perché lo ha fatto? - riuscì a dire.
- Siamo vicini, no? Dobbiamo aiutarci.
L'uomo era immobile a bocca aperta sulla porta.
Poi ritornò a casa sua, attraversando il ponticello di pietra, molto arrabbiato.
All'inizio dell'estate, il signor Guerra finì l'invenzione che gli era stata ordinata dal generale. L'uomo la trascinò fino al portico per provarla.
All'improvviso, la signora Pace vide una grossa pietra volare, che atterrò in un laghetto. Alcune oche scapparono spaventate. La signora Pace si avvicinò fino al portico del signor Guerra, dove vide una strana macchina.
- Cos'ha inventato che fa tanto rumore? - gli chiese.
Il signor Guerra cambiò espressione sentendo parlare della sua invenzione. Si gonfiò orgoglioso e con grande soddisfazione esclamò:
- Una catapulta!
- Una cata... che? - ripeté la signora Pace.
- Una catapulta! Un macchinario che tira pietre e abbatte i muri. Me l'ha ordinata un generale che vuole una nuova arma da guerra. Ho inventato una catapulta che lancia le pietre molto più lontano. Guardi.
Il signor Guerra spinse una leva, e una pietra venne lanciata a gran velocità e andò a sbattere contro un paio di lenzuoli che erano stesi in un prato.
- Oh, Dio mio! Non poteva inventare qualcos'altro? - gridò la donna, e se ne andò da quella casa che cadeva a pezzi.
L'uomo era sconcertato. Era la prima volta che vedeva la signora Pace disgustata.
Quella mattina il sole sembrava squagliare le pietre. La signora Pace uscì allarmata da casa, attraversò velocemente il ponticello e suonò alla porta del suo vicino.
- Un grande fuoco sta bruciando la valle e minaccia di distruggere il paese - disse in fretta.
Il signor Guerra alzò le spalle.
- Lei è un inventore! Deve fare qualcosa!
L'uomo la guardò con aria burlona.
- Crede che sia un pompiere?
- Perché non usa la catapulta per spegnerlo?
Il signor Guerra rise a crepapelle.
- Vuole spegnere le fiamme con le pietre?
- No ma lanciando secchi pieni di acqua, potremmo spegnerlo.
L'uomo dubitò un secondo e poi disse:
- Impossibile. Oggi viene il generale a prendere la catapulta.
- Per favore! Prima spegniamo il fuoco, prima potrà consegnarla.
La signora Pace prese per mano il signor Guerra e lo portò davanti alla catapulta. Il signor Guerra voleva protestare, ma il contatto con quella mano era così tenero che si lasciò portare.
Mentre l'uomo preparava la macchina, la vicina scese in paese affinché la gente aiutasse a riempire brocche di terracotta con l'acqua del pozzo del signor Guerra.
La catapulta gettava le brocche contro le fiamme con molta mira. Toccando il suolo, le brocche si rompevano e l'acqua spegneva le fiamme.
Finalmente l'incendio si spense e tutto il paese fece le congratulazioni al signor Guerra e alla signora Pace per la loro importante collaborazione. Il negoziante, entusiasta, regalò un sacco di yogurt di pera al signor Guerra e il sindaco gli diede una medaglia.
Il signor Guerra era commosso. Provava molti sentimenti contrari dentro di sé, e poiché non riusciva a crederci, scappò a casa sua.
Per il resto dell'estate nessuno vide nemmeno l'ombra del signor Guerra. Non usciva di casa né tantomeno apriva la porta.
Tuttavia, quando le foglie dell'autunno coprirono i campi, successe una cosa inaspettata. Il signor Guerra stava leggendo un libro di battaglie accanto al caminetto e all'improvviso sentì un grido di aiuto.
Senza pensarci due volte, prese il fucile e andò sul ponticello.
Da lì riuscì a vedere alcuni ladri che stavano rubando le galline della signora Pace. Il signor Guerra parlò con voce tonante:
- Ehi, bricconi, lasciate le galline! - e sparò un colpo in aria.
I ladri si spaventarono e fuggirono a gambe levate.
Il signor Guerra li rincorse, ma inciampò nel filo dei panni stesi e cadde in una pozzanghera. La signora Pace uscì sul portico. Era spaventata, ma vedendo l'aspetto del suo vicino, non riuscì a trattenere una risata. Il signor Guerra si alzò e, all'improvviso, si sentì talmente ridicolo per il suo aspetto che si arrischiò solo a chiedere:
- Sta bene?
- Sì.
- Allora ... Arrivederci!
E se ne andò camminando molto dignitosamente verso casa sua.
La signora Pace lasciò passare due giorni poi suonò alla porta del signor Guerra con un mazzo di fiori. Da dentro la casa, alla donna arrivò un odore gradevole. E il signor Guerra andò ad aprire con indosso il grembiule.
- Che sta facendo? - gli chiese sorpresa la donna.
- Faccio una torta. Da quando mi ha portato quel pezzo mi sono affezionato al dolce. Ne ho già uno pronto, ne vuole un pezzetto?
- Con piacere.
E la donna entrò in casa del signor Guerra per la prima volta. Mentre metteva i fiori in un vaso, si sorprese vedendo le pareti colorate.
- Ha dipinto la casa?
- Così si intonano con il colore del portico che ha dipinto lei.
Le chiacchere, all'improvviso, furono interrotte da un'esplosione. Il signor Guerra corse verso il suo laboratorio. Una volta dentro, fu bagnato da uno spruzzo di acqua. Allora l'uomo, bagnato dalla testa ai piedi, fermò la macchina da dove usciva l'acqua.
- Che cos'è questo aggeggio? - chiese la signora Pace, trattenendo a fatica le risate vedendo l'aspetto del suo vicino.
- Una macchina per spegnere gli incendi. L'ho ... l'ho costruita con il legno e i rottami di ferro della catapulta.
- E il generale? - chiese la signora Pace, sorridendo dolcemente.
- Dovrà ritardare la sua guerra ...
Quella sera la signora Pace e il signor Guerra rimasero a parlare molto allegramente. Lei era andata a prendere dei dischi e ... ballarono persino un valzer. Quando si salutarono, si sorpresero entrambi dandosi un bacio.
Poco dopo, la casina della signora Pace era di nuovo in affitto. Perché il signor Guerra e la signora Pace avevano deciso di sposarsi.
E per come stanno le cose, adesso il signor Guerra ha un carattere molto dolce e non usa più il fucile. Al contrario, la signora Pace non può fare a meno di arrabbiarsi se il negoziante le porta yogurt di fragola, perché quelli che piacciono a suo marito, quelli di pera, sono finiti.
(Joan de Déu Prats)