C’è una famosa e stolta favoletta che non dovrebbe mai
essere letta: sì, resto sempre pieno di stupore su come possa, un bravo
genitore, narrare al suo bambino, bravo gonzo, di quella piccola faccia di
bronzo, quell’impunita che, con decisione, io manderei dritta dritta in
prigione!
Perché? Prova un momento a immaginare: ti sei alzata presto
a cucinare e, dopo tanto generoso sforzo, è pronta una buona pappa d’orzo, il
buon caffè aromatico, fumante, la marmellata e il pane croccante: e tutto
questo già hai ben disposto, le tazze, le stoviglie, tutto a posto: quelle per
il papà, per il piccino, e papà dice: «Oh, perbaccolino! Ahi, come scotta,
porca la patata! Facciamo una breve passeggiata, finché non si raffredda un
pochettino? Su, camminare giova all’intestino, oltre che migliorare l’appetito!
».
Da brava moglie, approvi il marito, e, insomma, siete usciti
da un minuto, che quel rospetto avido e nasuto, sì, quella Treccedoro, quel
pidocchio, scivola in casa e, in un batter d’occhio, si guarda attorno e vede
in un istante le tre scodelle di pappa fumante e, senza starci un attimo a
pensare, con il cucchiaio comincia a sbafare.
Io lo ripeto, saresti contenta, dopo aver mescolato la
polenta, che un piccolo brigante sconosciuto se la pappasse tutta in un minuto?
Ma non finisce qui: stammi a sentire, il peggio, ancora, te lo devo dire!
Tu sei, s’intende, una brava massaia, che provvede alla
casa, attenta e gaia: in tutti questi anni benedetti certo hai raccolto molti
begli oggetti: dei cherubini dalle ali dorate, mobili antichi di aste
raffinate: ma il pezzo più prezioso e più raro, è una graziosa, svelta seggio
letta, dei tempi di Regina Elisabetta: un seggiolone ornato, è il tuo gioiello:
dalla nonnina l’hai ereditato …
Ma Treccedoro mica ci ha badato: senza pensarci, senza alcun
rispetto, ci ha schiaffato il suo grosso culetto e crack! quel seggiolone
delicato, senza rimedio è stato fracassato. E almeno lei dicesse: «Santa pace!
Oh, che peccato! Oh, come mi spiace …». Ma Treccedoro no: comincia a urlare, e «Brutta
sedia marcia! » ad imprecare, e dire parolacce, tutte quelle, che a te fan
certo accapponar la pelle: vi accenno solo, perché ben si sa che nessuno
stamparle mai vorrà.
Ora, tu credi che la brutta arpia abbia il buon senso di
scappare via? Nemmeno per idea: mi spiace assai, ma altre cose turpi sentirai.
Dunque, quella decide di restare, e dice: «Voglio un poco
riposare …». Sale di sopra, vede i letti: ed ora, oh, quello che accadrà è
peggio ancora!
Solitamente, chi è ben educato, a letto va dopo essersi
scalzato: nemmeno i peggiori pelandroni ci vanno con le scarpe e gli scarponi.
No: Treccedoro mica le ha levate: tutte infangate, sozze e
incrostate, grumose di poltiglia, di pantani, e, sì, va detto: anche cacche di
cani.
Io mi domando ancora: che faresti se tutti questi sudiciumi
agresti, queste strafetentissime sostanze, una te le portasse per le stanze, e
per di più, immondo animaletto, te ne spalmasse interamente il letto?
E bada bene: in quella brutta storia, a meno che mi inganni
la memoria, non è mai detto, e indicato neppure, che quella si levò le
calzature!
Non lo trovate un racconto orrendo? Signori: è un processo
che pretendo!
«Crimine primo! » dica il Magistrato: profanazione di
alloggio privato!
«Altro delitto! » incalzi l’accusante: furto con sbafo di
pappa fumante!
«Accusa terza! » insista impietoso: distruzione di mobile
prezioso!
«Crimine quarto! »: lesa biancheria con disgustosa e immonda
sozzeria!
E dirà il Giudice, senza esitazione: «Sia condannata alla
dura prigione! ».
Invece, in quel racconto dissennato, la bestiolina niente ha
pagato!
Anzi, i bambini van gridando in coro: «Oh, ce l’ha fatta!
Brava, Treccedoro! ».
Be’, quanto a me, la discolaccia orrenda dovrebbe fare una
fine tremenda …
Ecco il finale che ritengo
adatto: «Papà! » pianse l’Orsetto. «Guarda il piatto! Ma dov’è la mia pappa,
papà mio? » E disse l’Orso: «Te lo dico io: vieni con me di sopra, piccolino:
la pappa, lo vedrai, è sul lettino … E se qualcuno è dentro, non fa niente:
mangiati pure lei, tranquillamente!».
Nessun commento:
Posta un commento