Quanta neve per le strade,
quante luci, quanti canti, ma soprattutto quanto freddo!
Quella sera mastro Tobia era
ancora in bottega, intento a intagliare dei tronchetti di legno.
Era il falegname più abile del
paese e, con la sua arte, li avrebbe trasformati in meravigliose statuine per
presepe, che avrebbero reso magico il Natale in tante case.
Purtroppo non era altrettanto
bravo negli affari e aveva accumulato molti debiti.
Suo figlio era partito molti
anni prima in cerca di fortuna, e sua moglie era morta.
Perciò passava il Natale da
solo in quella bottega ogni anno più fredda, perché non poteva nemmeno
permettersi il riscaldamento, e la legna per la stufa veniva utilizzata per le
piccole sculture.
La sera prima di Natale i
creditori vennero a portar via tutte le sue meravigliose statuine.
Lasciarono solamente un piccolo
bue e un asinello che non erano riusciti tanto bene, tanto che mastro Tobia
pensò bene di bruciarli per poterne ricavare almeno un po’ di calore.
D’un tratto però le due
statuine si misero a parlare e lo supplicarono: «Non bruciarci! Non bruciarci!
Siamo nate per scaldare Gesù Bambino la notte di Natale, se ci bruci il bambino
morirà di freddo! »
«Il bambino?! Morirò di freddo io!E poi di tutte le
statuine siete rimaste solo voi due: un bue senza un corno e un asinello con la
coda spuntata.»
Allora il bue gli disse: «Tu che sei un grande
maestro, prendi il mio corno e intaglia il bambinello, tanto uno solo non mi
serve a niente e faccio fatica a rimanere dritto! »
E l’asinello aggiunse: «Prendi il resto della mia
coda, è brutta, spuntata e tanto poi ricresce…»
Mastro Tobia non riusciva a credere a quello che
stavano sentendo le sue orecchie. «Un bue senza corna? Un asinello con la coda
che ricresce? Ma cosa succede? Forse sto impazzendo!»
Certo il freddo era pungente e le due statuine
sarebbero bruciate in pochi minuti…
Tanto valeva assecondarle e farsi fare compagnia in
quella notte solitaria.
Prese lo scalpello e … stack! Con un colpo secco staccò un bel pezzo di legno dal proprio
sgabello – non aveva cuore di rovinare ancora di più quelle povere statuine – e
realizzò un piccolo corno, che incollò sulla testa del bue, e una punta di coda
per l’asinello. E poi, con il resto cominciò a intagliare il più bel bambinello
che avesse mai fatto.
Ci mise così tanta passione e così tanta attenzione
nel lavorarlo che iniziò ad aver caldo.
«E’ incredibile, con questo freddo sto sudando …»
Eppure ne aveva fatte tante di statuine, lavorando
sodo tutto il giorno, ma non aveva mai sentito caldo. Non fece nemmeno in tempo
a finire la frase, che il bambinello si illuminò di una luce meravigliosa.
Voltandosi, l’uomo si trovò di fronte al bue più maestoso che si fosse mai
visto e a un asinello così imponente e fiero da superare il miglior cavallo
purosangue del mondo.
Eh già, erano proprio loro a scaldare il piccolo
laboratorio di mastro Tobia.
«Grazie» disse il Bambin Gesù appena scolpito.
«Grazie per la bontà del tuo cuore. Questa notte
hai rinunciato a riscaldarti perché questo bue e questo asinello potessero
scaldare me. Caro buon Tobia! Ti prometto che non avrai mai più freddo e che ci
sarà sempre qualcuno a scaldarti il cuore soprattutto nella notte di Natale.»
Proprio in quel momento si aprì la porta: sulla
soglia c’era il figlio del falegname. Portava un sacco ricolmo di regali e al
suo fianco, una donna bellissima con in braccio un bambino identico e quale al
bambinello che mastro Tobia aveva scolpito poco prima.
Il figlio, in un paese lontano, aveva fatto
fortuna: era diventato un importante mercante, e adesso voleva vendere in tutto
il mondo le meravigliose statuine di suo padre.
Si era sposato un anno prima e il suo bimbo nato da
poco aveva lo stesso nome del nonno:Tobia.
Mastro Tobia da quel momento non ebbe più freddo e
non fu più solo. Gli anni passarono, ma il tempo non cancellò mai il ricordo di
quella speciale notte di Natale.
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