Ho conosciuto un bambino che era sette bambini.
Abitava a Biassono, si chiamava Riccardo e sua mamma si divertiva a raccogliere in un blog le sue fiabe preferite.
Però abitava anche a Parigi, si chiamava Jean e suo padre lavorava in una fabbrica di automobili.
Però abitava anche a Berlino, e lassù si chiamava Kurt, e suo padre era un professore di violoncello. Però abitava anche a Mosca, si chiamava Yuri, come Gagarin, e suo padre faceva il muratore e studiava matematica. Però abitava anche a New York, si chiamava Jimmy e suo padre aveva un distributore di benzina. Quanti ne ho detti? Cinque. Ne mancano due: uno si chiamava Ciù, viveva a Shanghai e suo padre era un pescatore; l'ultimo si chiamava Pablo, viveva a Buenos Aires e suo padre faceva l'imbianchino.
Riccardo, Jean, Kurt, Yuri, Jimmy, Ciù e Pablo erano sette, ma erano sempre lo stesso bambino che aveva quattro anni, non sapeva ancora leggere e scrivere e andava in bicicletta con le rotelle.
Riccardo era castano, Jean e Kurt biondi, ma erano lo stesso bambino. Yuri aveva la pelle bianca, Ciù la pelle gialla, ma erano lo stesso bambino. Pablo andava al cinema in spagnolo e Jimmy in inglese, ma erano lo stesso bambino, e ridevano nella stessa lingua.
Ora sono cresciuti tutti e sette, e non potranno più farsi la guerra, perché tutti e sette sono un solo uomo.
(Non si ribalti nella tomba il grande Gianni Rodari se....... ho lievemente variato la sua favola "uno e sette", tratta da "favole al telefono"...)
Ho letto questa favoletta a mio figlio stasera e poi prima di addormentarsi mi ha detto: "mamma, ma allora perchè quando si diventa grandi ci si fa la guerra?" Non ho saputo dargli una risposta... gli ho solo detto: "purtroppo quando si diventa grandi, ci si dimentica di essere stati bambini..." però... caspita, se tutti nel mondo pensassimo a ciò che stiamo facendo ... boh... sarò un'idealista ma....... non so... la guerra non ha senso... e ultimamente di guerre ce ne sono troppe nel mondo... :(
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