Ti ho amato dal primo istante...

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lunedì 30 giugno 2014

La collezione di biscotti

I BISCOTTI PER ALZARSI

                    D'estate l'unica cosa che ci fa alzare dal letto,
sono i biscotti a forma di orsetto.
                    Il primo che arriva in cucina
            può mangiare la coda degli orsetti.

Mio fratello arriva sempre primo.

    Ma stamattina ha trovato
 gli orsetti senza coda.
         Prima di andare a dormire le ho mangiate tutte io.


LA GALLETTA DEL MARINAIO

Nelle storie di marinai e di pirati
          c'è sempre
un biscotto misterioso: la galletta del marinaio.

Che sapore ha 
la galletta del marinaio?
E' dolce o salata?

Secondo me è
un vecchio biscotto
che una volta era dolce
e che gli spruzzi di mare
hanno fatto diventare salato.

Sarà davvero così?

I BACI DI LULU'

Mio fratello dice che si chiamano così
       perché li fa
una signora che si chiama Lulù.

Io però ho scoperto che a farli
     è un signore 
   con la canottiera
 e pochissimi capelli
    sulla testa.

Ma allora
perché si chiamano
i baci di Lulù?

I BISCOTTI DEL RITORNO

A Natale la nonna fa
dei biscotti speciali,
con la cannella:
li mette in una scatola e nessuno può toccarli.

Sono biscotti per suo fratello
disperso in guerra.

Noi guardiamo
la scatola in cima
alla credenza e ogni volta
che suona il campanello
speriamo che sia lui,
per poter mangiare insieme
quei biscotti profumati.

I BISCOTTI DEL PRINCIPE

La signorina Iris
fa i biscotti e poi ce li regala.

Sono fatti a forma di cavaliere,
con il cavallo e la spada.

Così io mi immagino
di essere il re di un regno
dove ci sono dei cavalieri cattivi.

La mattina a colazione,
io che sono il re buono,
ne mangio almeno sei.

I BISCOTTI MILLEFORME

Al lunedì mio fratello ed io
facciamo un gioco.

Peschiamo a occhi chiusi nella scatola
dei biscotti Milleforme:
chi trova la stella
non deve apparecchiare
la tavola per tutta la settimana.

Io non so come fa, ma la stella
la trova sempre lui ...

LE CIAMBELLE DELLA NONNA

La nonna ha i capelli bianchi.

Sono bianchi e lucidi
come lo zucchero
sulle ciambelle glassate
che ci compra quando
andiamo a trovarla.

Qualche volta penso che forse
anche i suoi capelli
sono fatti di zucchero.

Però non li ho mai assaggiati ...

LINGUA DI GATTO

La pasticceria sotto casa
fa un biscotto
che si chiama
lingua di gatto.

Mio fratello è convinto che i biscotti
li facciano davvero con le lingue di gatto
e che un giorno il pasticcere
verrà a prendere la lingua del nostro
Pascià per farne un biscotto.

Così ogni sera
apre la bocca di Pascià
per controllare
se ha ancora la lingua.

IL BISCOTTO SEGRETO

Mi sono innamorato
di Sabrina.
Sabato, mentre la mamma
impastava i biscotti,
ho preso un po' di pasta
e con quella ho fatto
un biscotto a forma di S.

Non è un biscotto da mangiare,
ma da tenere nascosto
per pensare segretamente a lei.
Mio fratello però
lo ha trovato e
gli ha dato un morso.
Il biscotto era cattivo e
lui ci è rimasto male.

A me invece è rimasto
il biscotto segreto
con il segno
dei suoi denti.

I BISCOTTI PER CANI

Mio zio ha un cane
che si chiama Fred.

Gli compra i biscotti per cani
ma a Fred piacciono di più i miei.

Una volta ho pensato: se Fred
mangia i miei biscotti
allora io posso mangiare i suoi.

Bleaah!
Ma i suoi non sono
per niente buoni!

L'ULTIMO BISCOTTO

Quando in fondo alla scatola
rimane l'ultimo biscotto
nessuno lo mangia mai.

Infatti l'ultimo biscotto
deve rimanere lì,
in fondo alla scatola, 
per chiamare gli altri ...

ARRIVEDERCI A SETTEMBRE...



La maestra Sabry, entrando nella classe dei GIALLI l'ultimo giorno di scuola, trovò ad attenderla sulla cattedra, in bella mostra, un solare mazzo di girasoli e, commossa, ringraziò i suoi ragazzi uno ad uno.

"Spero che ciò che avete imparato in questi mesi non venga dimenticato tra una passeggiata in montagna ed una nuotata al mare. E mi raccomando: cercate di farvi leggere almeno un buon libro, sapete che è importante e, oltre tutto, può diventare un ottimo amico, non mi stancherò mai di dirvelo".

Il parlottare fitto fitto che si alzava dai banchi passò inosservato alla giovane insegnante la quale, sorridendo, già sentiva che le sarebbero mancati tanto quei bambini tanto dolci quanto irrequieti.
Alzò lo sguardo e incontrò gli occhi vispi ed intelligenti di Ricky.
La dolce Giulia stava frugando nella sua sacca, alla ricerca del famoso diario dei segreti che in realtà di segreto aveva ben poco, visto che spesso e volentieri circolava da un banco all'altro per raccogliere pensieri e disegnini simpatici dai compagni.

"I bambini sono l'energia del mondo" pensò Sabry, continuando ad osservare quelle creature con le quali aveva condiviso un altro intenso anno scolastico.

I suoi occhi incrociarono quelli scuri di Adam che non le negò un sorriso e le fece ciao con la mano. Il paese di origine di Adam era il Marocco. Sabry ricordò il giorno in cui egli fece il suo ingresso in classe: l'accoglienza che i bambini gli riservarono fu a dir poco incredibile. Lo tempestarono di domande sul suo paese, sulla sua famiglia, sulle usanze e gli vollero subito tanto bene. I grandi non avrebbero saputo fare altrettanto. "Quanto abbiamo da imparare da loro... I gesti, le domande, le risate, i silenzi... Quanti segnali, quante verità ", pensò Sabry assorta in quei pensieri.

Sabry aveva sempre detto ai suoi alunni che ci sono cose che sui libri di testo non si trovano. Quelle cose si imparano dalla vita e sono l'onestà, il rispetto degli altri, l'uguaglianza, la bontà, ossia ciò che i grandi chiamano "valori". Per la classe invece erano semplicemente "quelle cose che fanno bella la vita"...

"È ora di riordinare e sistemare le vostre cartellette, ragazzi, mancano dieci minuti alla fine", disse Sabry, richiamandoli all'ordine.

Era felice di vederli così euforici e sorridenti. Erano un pò come figli suoi, tutti.

La campanella annunciò che le quattro erano arrivate, la fine della scuola pure. "Ciao Sabry! Ciao maestra! Buone vacanze! Ci rivediamo a settembre!" "Ciao ragazzi, sentirò la vostra mancanza, statene certi! Buone vacanze anche a voi!"

Di corsa lungo i corridoi, veloci nel guadagnare l'uscita, i ragazzi parevano tutti uguali. Tutti uguali, tutti speciali, tutti semplici, tutti da amare, da ascoltare, da prendere per mano verso quel cammino meraviglioso che è la vita. Grandi, mezzani e piccoli, insieme.

Sabry, con questi pensieri nel cuore, si allontanò dalla classe dei GIALLI. "Arrivederci a settembre".

E fece ciao con la mano...

Filastrocca per una maestra alla fine della scuola

E’ finita ormai la scuola
con l’ultima campanella
se n'è andata la bidella
la maestra tutta sola
è rimasta nella classe
niente urla, niente tosse
alla cattedra si siede
ma nessuno più le chiede
Posso andare al gabinetto?
Chi mi presta un fazzoletto?
non più bimbe e bimbi in guerra
niente lapis giù per terra
niente somme da sommare
niente compiti da dare
non più accenti e divisioni
non può dire: State buoni!
perché lì non c’è nessuno
non si sente neanche un suono
neanche un bimbo che l’ascolta
e poi per l’ultima volta
lei cancella la lavagna
chiude gli occhi, quindi sogna
una scuola infinita
che coincide con la vita
dove lei sempre è maestra
che insegna, educa, addestra
col trascorrere degli anni
nella classe dei suoi alunni
che con lei si fanno adulti
crescono, diventan molti
e nei banchi stan vicini
i più grandi ed i bambini
genitori accanto ai figli
tutti attenti ai suoi consigli
e la classe ormai somiglia
a una grande famiglia…
Riapre gli occhi la maestra
li stropiccia perché vede
sul vetro della finestra
una scritta a cui non crede
fatta con il pennarello:
Ciao maestra! E’ stato bello!
Ci vediamo a settembre!
La maestra fa un saltello
quindi balla, o almeno sembra,
passeran tre mesi appena
e ritorna sulla scena
così inizia la vacanza
mentre esce dalla stanza.

giovedì 26 giugno 2014

PIANO TERRA - oratorio feriale

Fra cielo e terra c’è lo spazio degli uomini. Uno spazio pensato e amato che prende forma nell’abitare. Il logo «Piano terra» è il simbolo dell’estate in oratorio. Un segno di unità che ha per i ragazzi un richiamo costante alla proposta comune dell’Oratorio estivo. Grazie ai tipici murales, agli striscioni, alle bandiere, alle magliette e anche alle comunicazioni sulle bacheche e negli avvisi, il logo «Piano terra» racconta ai ragazzi il senso di un’appartenenza che li invita a «sentirsi a casa» nel proprio oratorio ma, ancora di più, a sentirsi parte di una casa grandissima in cui tutti gli oratori sono come delle «stanze di passaggio» per ritrovarsi insieme, nella Chiesa, ciascuno a metterci tutto se stesso per rendere il mondo più bello, più «umano» e quindi più abitabile.
Nel logo i protagonisti sono i ragazzi. Hanno delle matite in mano, segno di attività e creatività: è il contributo personale di ciascuno nel proprio ambiente che fa la differenza fra stare in una casa e abitarla a tutti gli effetti. Il colore delle matite contraddistingue la «personalizzazione» e l’insostituibilità del proprio apporto. Altre caratteristiche dei ragazzi al centro del logo sono i sorrisi e le teste verso l’alto. La gioia del Vangelo contraddistingue lo stile dell’abitare di chi è discepolo del Signore Gesù che, inviato dal Padre, «venne ad abitare in mezzo a noi».

La sagoma della casa non lascia intravedere le stanze, ma lascia spazio alla fantasia del costruire che, per le giornate dell’Oratorio estivo di quest’anno, significa percorrere le diverse dimensioni dell’abitare. In esse ciascuno potrà essere più consapevole che c’è uno stile unico nel vivere il proprio tempo e i propri spazi che è quello del Vangelo. Sarà proprio la Parola di Dio il «progetto» da consultare per definire ogni ambito, ogni relazione e quindi ogni tempo che viviamo personalmente e condividiamo con gli altri.

Una grande parete gialla indica lo spazio umano fra cielo e terra che contiene un «piano» che è quello di Dio. È una parete luminosa che immaginiamo dipinta su un muro bianco, una «personalizzazione» che segue una scelta, una inclinazione, una preferenza o un desiderio che possono portare a risultati definiti e chiari per la vita di ciascuno. Dio ci vuole così, liberi di intervenire sul nostro mondo, di abitarlo appunto, come solo noi siamo capaci di fare. Il disegno originario di Dio può dunque trovare una forma nuova in chi decide di abitare la terra, a imitazione di chi è venuto ad abitarla dall’Alto, ridonando all’uomo la sua dimensione, che dalla terra punta dritto fino al cielo. 

Dal 1° settembre Don Vale diventerà Parroco a Limbiate, così il mio pastrugno ha voluto salutarlo con una foto! ♡

mercoledì 25 giugno 2014

Un pollaio tra le stelle



Nell’aia Carmelito e i suoi amici approfittano contenti delle ultime luci del giorno per giocare. Tra poco sarà l’ora della nanna.
“Basta giocare, polletti miei, forza, sta per arrivare la volpe!” avvisa la mamma di Carmelito. “Vedo già i suoi occhi che brillano …”
Subito polli e gallinelle si mettono in fila per rientrare nel pollaio.
“Trentasette … trentotto … trentanove …”
Carmela conta. “Svelti! Svelti, vedo i denti della volpe che luccicano nel buio. Trentanove?... Ma ne manca uno, ed è proprio il mio! Dove sei, polletto mio? Torna subito a casa se non vuoi finire nel piatto di qualcuno.”
“Niente paura!” risponde Carmelito, sta guardando beato il cielo stellato della notte.
“Per tutte le creste rosse del mondo!” esclama all’improvviso. “Una stella cadente!”
Da quando è uscito dal suo uovo Carmelito sogna di conoscere le stelle!
Ed ecco che una di quelle meraviglie cade proprio dietro al bosco …
“Sto arrivando, stellina!” grida felice e corre verso gli alberi scuri.
Il suo sogno è laggiù, immobile sulla sabbia.
E’ troppa la felicità per un piccolo cuore di pollo!
“Povera stella, sembra stanca per il viaggio” dice tra sé e sé il polletto raccogliendola delicatamente.
Poi esclama stupito: “Strano! E’ tutta umida e ha un cattivo odore, sa di pesce…”
“Ho trovato una stella! E’ il più bel giorno della mia vita …”
Poi corre a dare la notizia incredibile al suo vecchio amico Pedro il Cormorano.
“Ah! Ah! Ah! Questa, una stella cadente?” se ne esce Pedro. “Mio povero Carmelito, è solo una stella marina, e nemmeno troppo fresca!”
Il vecchio cormorano, che vuole fare il saputello, continua: “Devi capire, polletto caro, che le stelle non esistono! Ti spiego: di notte la Terra viene avvolta da una gigantesca coperta tutta nera. E le stelle non sono altro che luce che passa attraverso i buchi della coperta. Hi, hi,hi…”
Carmelito scoppia a piangere.
Tontolino, l’agnellino, gli si avvicina.
“Non piangere, Carmelito. Tieni, ti ho raccolto la tua stella. E voglio dirti un segreto: io ho un amico, il signor Galileo. Come te, lui passa tutte le notti a osservare le stelle. Vieni, ti porto da lui.”
Quando arrivano vicino alla casa dell’astronomo …
“Che strano personaggio!” sussurra Carmelito. “Parla da solo guardando le stelle nel suo strano cannocchiale.”
“Vedi, gatto” borbotta il vecchio signore, “grazie a questa lente ho scoperto centinaia di nuove stelle. E se non fossimo soli in questo universo?”
“Bueeeena sera!”
“Ah, sei tu, Tontolino” saluta il vecchio saggio. “Sei venuto con un amico?”
“Buonasera, signore. Mi chiamo Carmelito. Mi lasceresti guardare le stelle dentro a quel tuo cannocchiale? WOW! Come sono vicine! Così vicine che potrei toccarle … Vero, signore? Quando potremo toccarle davvero, le stelle?”
“Toccare le stelle? Uh! Uh! Uh!” ridacchia Galileo.
“Quando i polli avranno i denti!”
In quello stesso momento, nello spazio 
“Guarda, maestra, che bel pianeta blu!”
“Bravi, ragazzi! Sta-te bra-vi! Vediamo se quel pianeta è segnato nella mia guida …? Eccolo qui! Si chiama Terra.”
“Ooooh! Com’è bella!”
“Maestra, io devo … è molto urgente!”
“Non puoi proprio aspettare, Saturnino? Va bene, faremo una piccola sosta sulla Terra. Ne approfitteremo per raccogliere delle belle cose … Forza, ragazzi, andate ai vostri posti, allacciate le cinture, indossate i vostri occhiali protettivi.”

Più veloce, pilota!

Più veloce, pilota!
Più veloooce!
Dopo una notte di studio Galileo è andato a dormire. Anche i due amici si sono addormentati. All’improvviso però Carmelito viene svegliato da un terribile rumore.
Un drago sta vomitando tutte le sue fiamme nel giardino.
“Tontolino! Tontolino! Svegliati!”
“Wow, grandioso! Una vecchia baracca da esplorare!”
“Non sto sognando!” esclama Carmelito. “Sono polli! Polli verdi … e hanno anche i denti!”
“L’ho visto per primo! Lasciamelo! Che schifo! E’ vecchio e rotto!”

“Sorridete, amici, vi sto filmando!”

“Bravi, ragazzi! Sta-te bra-vi!”
Quando la paura del primo movimento se ne va, Carmelito non può resistere alla voglia di andare a dare un’occhiatina allo strano pollaio che è caduto dal cielo.
“Dai, vieni, Tontolino!” comincia il polletto.
“Ma se invece tornassimo subito a casa?” risponde l’agnellino in modo prudente.
Un po’ malvolentieri Tontolino decide di raggiungere il suo amico.
“C’è qualcuno?” chiede timidamente Carmelito.
“Cu cù …”
“Non trovo più i miei stivaletti da passeggio … sono già andati tutti e io sono qui da sola. Ho paura … Ueeee … Ueee …”
“Buongiorno” comincia piano piano il polletto rosa, “hai bisogno di aiuto?”
Quando si accorge del polletto e dell’agnellino, il pollo verde si tranquillizza e smette di piangere.
“Io sono Celeste” dice lei tirando su col naso,  “e sono nella classe della maestra Quasar.”
“Io sono Carmelito e lui è Tontolino…”
“Non è male il tuo pollaio.” Carmelito è molto ammirato.
“Come funziona questo coso?” chiede Tontolino.
“Be’, con un motore a stelle, ecco!”
“Un motore? Che cos’è un motore?”
“Hi, hi, hi … siete proprio buffi voi. Volete fare un giro?”
“Siamo in gita scolastica” comincia a spiegare la gallinella, “con la maestra ci fermiamo un po’ dappertutto e visitiamo le stelle.”
“Tu vieni dalle stelle?” grida Carmelito. “Allora avevo ragione! Esistono!”
“Ma certo!” dice Celeste. “Guardate tutte le belle cose che abbiamo trovato. Le studieremo a scuola.”
“Che cos’è la scuola?” chiede Carmelito.
“Ma voi non andate a scuola?” si meraviglia la gallinella.
“N … no!”
“Oh, mamma mia! Allora ricominciamo dall’inizio …”
Celeste spiega con pazienza: “La nostra galassia conta miliardi di stelle …”
“Eh? E quanti miliardi?” chiedono i due amici.
“Be’, molti … tanti” risponde lei un po’ imbarazzata.
Una domanda però pende dal becco di Carmelito: “Celeste, non ti offendere, ma puoi dirmi perché avete i denti?”
Celeste risponde: “Un giorno, molto tempo fa, un contadino ci ha dato da mangiare della carne … e ci sono spuntati i denti!”
“E allora che cosa è diventato il contadino?” ha chiesto Carmelito.
“Hi, hi, hi … ce lo siamo mangiato e abbiamo preso il suo posto!”
All’improvviso Celeste esclama: “Oh, i miei stivaletti! Ho ritrovato i miei stivali! Posso uscire dalla navicella!”
“Non avrei finito, amici, ma bisogna che io trovi qualcosa da portare a casa dal vostro pianeta, come mi ha chiesto la maestra!”
“Celeste, accetta questa per ricordo” le propone il polletto, “è una stella! La sola stella che si trova sulla Terra!”
“Ma guarda un po’ che buffo” aggiunge Tontolino, “è tutta umida e sa di pesce …”
Celeste è commossa. Non ha mai visto una meraviglia simile. Sul suo pianeta non ci sono mari né oceani …
“Ora tocca a me farvi un regalo” sussurra lei, molto emozionata, “ecco, non è granché, ma mi fa piacere regalarvela!”
“E’un pezzettino di una stella cadente che ho raccolto ieri” spiega la gallinella verde.
“Non ci posso credere! Tontolino, hai visto? E’ incredibile!
STO TOCCANDO UNA STELLA!
STO TOCCANDO UNA STELLA!”
“Venite” li chiama Celeste, “vi mostro come si trova il mio pianeta. Di sera, al buio, cercate un gruppo di stelle che compongono una volpe nel cielo. Vedete l’occhio che brilla? E’ proprio lì che abito io!”
Ma ecco che c’è del movimento intorno alla navicella spaziale. La sosta è finita e tutti i polletti verdi si stanno imbarcando …
E’ triste dirsi addio.
“Bravi, ragazzi! Sta-te bra-vi! Trentasette … trentotto … trentanove … ne manca uno! Celeste!” urla la maestra Quasar. “Ce ne andiamo! Dov’eri, Celeste? Forza, forza!”
“Maestra, guarda che cosa ti porto: una stella di Terra!”
“Addio! Addio, Celeste!”
“Non ti dimenticheremo mai!”
Il rumore e il fumo sono spariti.
“Dobbiamo tornare a casa” suggerisce l’agnellino.
“Di già?” risponde Carmelito. “Che peccato!”
“Sai come sono fatti i genitori: stai via cinque minuti e ti fanno le storie …”
I due amici hanno preferito non raccontare il loro incontro straordinario. Chi li avrebbe creduti?
Al pollaio, la vita riprende il suo corso.
Ci si alza con il sole, si va a dormire con le galline …
“Carmelito? Vieni a casa, polletto mio, la volpe potrebbe mangiarti …”
“Sì, mamma! Ancora un minuto!”
“Oh, guarda, Carmelito! Una stella cadente. Allora esprimo un desiderio.”
“Anch’io” risponde Carmelito.
E nello stesso momento, a casa dell’astronomo …
“Sono sempre più convinto che esistano altri esseri viventi nell’universo, ma … non sarà facile provarlo.”