Tornati
nella galleria, si fermarono. Il Signor Volpe richiuse il foro del muro.
Borbottava da solo rimettendo i mattoni al loro posto: «Che sidro favoloso! Ne
sento ancora il sapore! Quel Topo, che sfrontato!»
«E
anche maleducato» disse Tasso, «come tutti i topi. Mai incontrato un topo
signorile».
«E
beve troppo» disse il Signor Volpe sistemando l’ultimo mattone. «Là, ecco. Ora,
a casa per la festa».
Presero
i loro orci di sidro e s’incamminarono. Il Signor Volpe in testa, seguito dal
piccolo e poi da Tasso. Filavano lungo la galleria … dopo la curva che conduce
al Deposito Gigante di Lupino … dopo il Pollaio Numero Uno di Olio e su per la
lunga galleria verso casa, dove la Signora Volpe li aspettava.
«Avanti,
compagni!» urlava il Signor Volpe. «Ci siamo quasi! Pensate a quello che ci
aspetta, dall’altra parte! Pensate al nostro prezioso bottino! Questo farà
felice la povera Mamma Volpe.»
Mentre
correva, il Signor Volpe intonò una canzoncina:
Dolce casa, dolce casa
Dove vive la mia sposa!
Si sentirà più arzilla
Quando sarà un po’ brilla
Di sidro strepitoso.
Anche
Tasso si mise a cantare:
Dolce casa, dolce casa
Dove vive la mia sposa!
E’ debole e affamata
Ma sarà rianimata
Dal sidro strepitoso.
Cantavano
ancora all’ultima curva, quando piombarono sullo spettacolo più meraviglioso e
stupefacente che mai avessero visto. Una grande sala da pranzo era stata
scavata nella terra e in mezzo, seduti attorno a una tavola enorme, non c’erano
meno di ventinove animali:
La
Signora Volpe e i tre volpacchiotti.
La
Signora Tasso e i tre piccoli tassi.
Il
Signor Talpa, la Signora Talpa e le quattro piccole talpe.
Il
Signor Coniglio, la Signora Coniglio e i cinque coniglietti.
Il
Signor Donnola, la Signora Donnola e sei piccole donnole.
Polli,
anatre, oche, lardo e prosciutto, s’ammonticchiavano sul tavolo e tutti avevano
già intaccato quei cibi deliziosi.
«Tesoro!»
esclamò Mamma Volpe saltando al collo di Papà Volpe. «Non ce la facevamo più ad
aspettare! Perdonaci, ti prego».
Poi
abbracciò il volpacchiotto. La Signora Tasso abbracciò Tasso e tutti si
abbracciarono. Con grida di gioia, vennero sistemati gli enormi orci di sidro
sul tavolo e il Signor Volpe, Tasso e il volpacchiotto si sedettero con gli
altri.
Vi
ricorderete senza dubbio che nessuno aveva mangiato una briciola da molti
giorni. Avevano tutti una fame da lupi. Perciò per qualche minuto non si sentì
una parola. Si udiva solamente il rumore dei denti e delle mascelle degli
animali intenti al pranzo succulento.
Alla
fine Tasso si alzò e levò il bicchiere di sidro: «Un brindisi a chi, oggi, ci
ha salvato la vita: a Mister Volpe!»
«A
Mister Volpe!» gridarono in coro, levando i bicchieri. «Lunga vita a Mister
Volpe!»
Allora,
la Signora Volpe si alzò timidamente sulle zampe e disse: «Non voglio fare un
discorso. Voglio solamente dire una cosa: mio
marito è fantastico».
Tutti
applaudirono e gridarono evviva. Poi si alzò il Signor Volpe: «Questo pranzo
delizioso…» cominciò.
Nel
silenzio che seguì, fece un formidabile rutto. Ci furono risa e applausi.
«Questo
pranzo delizioso, amici miei,» continuò «è graziosamente offerto dai signori
Olio, Lupino e Pertica». (Altri evviva e applausi). «E mi auguro che ve lo
siate goduto tanto quanto me».
Fece
ancora un colossale rutto.
«Meglio
fuori che dentro» disse Tasso.
«Grazie»
disse il Signor Volpe con un largo sorriso. «Ma ora, amici, siamo seri.
Pensiamo al domani, al dopodomani e ai giorni che seguiranno. Se usciremo, ci
uccideranno. Giusto?»
«Giusto!»
approvarono.
«Ci
uccideranno prima ancora che noi si faccia un passo» disse Tasso.
«E-sat-ta-men-te,
» disse il Signor Volpe. «Ma, di grazia, chi desidera uscire? Siamo tutti
scavatori, detestiamo l’esterno! Fuori è pieno di nemici. Usciamo solo perché
siamo obbligati, per cercare i viveri per la nostra famiglia. Ma ora, amici
miei, ci organizzeremo in modo diverso. Siamo al riparo in una galleria che
porta ai tre migliori depositi del mondo!»
«Sì,
è vero» disse Tasso, «io li ho visti».
«E
sapete cosa significa?» disse il Signor Volpe. «Significa che nessuno di noi
avrà più bisogno di uscire!»
Vi fu
agitazione e qualche mormorio dell’uditorio.
«Dunque,
vi invito tutti» continuò il Signor Volpe, «a restare qui, con me, per sempre».
«Per
sempre!» gridarono. «Ma è meraviglioso!»
E
Papà Coniglio disse a Mamma Coniglio: «Mia cara, pensa un po’! Non ci
spareranno più addosso, per tutta la nostra vita!»
«Costruiremo
un piccolo villaggio sotterraneo» disse il Signor Volpe, «con strade e case
indipendenti per i Tassi, le Talpe, i Conigli, le Donnole e le Volpi. E ogni
giorno io andrò a fare la spesa per voi. E ogni giorno, mangeremo come re».
Gli
evviva che seguirono questo discorso durarono diversi minuti.
Stanno ancora aspettando …
Olio,
Lupino e Pertica stavano seduti davanti alla tana della volpe, a fianco delle
loro tende, con i fucili sulle ginocchia. Cominciava a piovere. L’acqua colava
goccia a goccia lungo i loro colli e nelle loro scarpe.
«Non
mancherà molto tempo ancora» disse Olio.
«La
bestia deve essere ormai allo stremo» disse Lupino.
«E’
vero» disse Pertica. «Sicuramente dovrà uscire da un momento all’altro. Tenere
il fucile a portata di mano».
Seduti
vicino al tunnel, aspettavano che la volpe uscisse.
E,
per quello che ne so, stanno ancora aspettando …
(Roald Dahl)
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