Ti ho amato dal primo istante...

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lunedì 23 giugno 2014

Dormi tranquillo, piccolo coniglio



Nel cuore della foresta di Tohowabohu, laggiù dove ancora nessun essere umano ha messo piede, viveva Bodo.
Era mostruosamente grande e mostruosamente grosso ed aveva la pelle verdissima.
Bodo era un drago, l’ultimo della sua specie.
Ma Bodo non era un drago qualsiasi.
In vita sua non aveva mai urlato con rabbia o sputato fuoco.
Bodo raccoglieva fiori e stava a guardare le farfalle in volo.
Al mattino salutava il sole con una canzone e alla sera dedicava alla luna una danza notturna.

Un mattino, mentre salutava il sole, Bodo udì dietro di sé una vocina: «E’ così che si comporta un drago?» gli chiese un piccolo coniglio. «Nessun drago si comporta certo così!» insistette.
Bodo guardò l’animaletto con gli occhi sgranati. «Così? E allora come si comporta un drago?»
«Non lo sai? I draghi vanno in giro urlando con rabbia, fanno un rumore pazzesco e spaventano gli animali».
«Spaventano gli animali?» domandò Bodo stupito. «E perché mai i draghi fanno una cosa simile?»
Il coniglio scosse la testa di fronte a tanta ignoranza. «I draghi sono nati per spaventare» spiegò il coniglio. «Fanno paura a chiunque. E stammi bene a sentire: mai e poi mai avevo sentito parlare di un drago che raccoglie fiori e canta canzoni».
Bodo rifletté attentamente e chiese: «Ma come si fa a spaventare gli animali?»
Il piccolo coniglio si colpì la fronte con la zampa. «Ma allora non sai proprio niente! Devi correre saltando qua e là e urlare di rabbia, camminare con passo pesante e battere le zampe a terra con forza»
«E un drago si comporta così?»
«Un drago si comporta proprio così».
«Niente fiori?»
«Niente fiori!»
Bodo si alzò. «Adesso ti spaventerò» disse con decisione e fece due passi indietro. «Bada che ora comincio!»
Sollevò lentamente la zampa anteriore sinistra, e poi quella posteriore destra. Fece una giravolta, urlò «Buh!» e tentò di fare una faccia cattiva.
A quel punto sentì che qualcuno stava piangendo.
Bodo smise subito di essere un drago cattivo.
Si guardò intorno preoccupato.
Seduto sul prato c’era il coniglio che piangeva disperato.
Bodo si chinò verso di lui e chiese a voce bassa: «Scusa, ti ho spaventato?»
Il coniglio scosse la testa con tale forza che le lacrime arrivarono fino alle sue lunghe orecchie. «No, non mi hai spaventato» sussurrò lui. «Sembravi un rinoceronte che fa la danza della pioggia».
«E allora perché piangi?»
«Perché ho bisogno di qualcuno che sia bravo a spaventare».
«Ma chi vuoi spaventare?»
«La mia paura. Voglio spaventare la mia paura».
Bodo non capiva più niente.
Il coniglio guardò in su verso di lui e spiegò: «Ogni sera ho talmente  paura che non riesco a prendere sonno».
«Ma cos’è che ti fa così tanta paura?» chiese il drago.
«Non lo so».
Di nuovo le lacrime solcarono il musetto del coniglio. «Quando me ne sto sdraiato solo soletto nella mia buca, tutto è buio e silenzioso. Allora avverto una strana sensazione alla pancia e inizio a tremare. In quel momento so che la paura è lì. Per questo volevo sapere se sei bravo a spaventare».
Ma Bodo pensava e ripensava: «Si può spaventare la paura?»
Il coniglio fece spallucce. «Se la paura può spaventare me, allora anche tu puoi spaventare la paura».
“Capisco” pensò Bodo.
«Credi di potermi aiutare?»
Il drago si ricompose e si piazzò con tutta la sua imponenza in mezzo al prato.  Fece una faccia cattiva e urlò in modo così forte e penetrante che tutto il bosco si mise a vibrare.
Il coniglio batté con entusiasmo le zampe. «Mi tremano le ginocchia» ammise. «Sei riuscito a spaventarmi».
Il drago orgoglioso scoppiò in una bella risata.
Quella sera, dopo che il sole era scomparso dietro alla collina e in cielo la luna aveva preso il suo posto, il drago gigantesco si chinò sul piccolo coniglio sdraiato nella sua buca.
«Spaventi adesso la mia paura?» lo supplicò il coniglio.
Bodo si alzò in piedi, sollevò le zampe anteriori, fece la faccia più cattiva possibile, urlò e strillò rumorosamente nel cuore della notte, saltando a più non posso tutt’intorno.
Dopo un po’ si chinò di nuovo verso il coniglio e a bassa voce chiese: «Allora, se n’è andata via la paura?»
Non ottenne alcuna risposta. Udì solo il coniglio russare tranquillo e felice.
Bodo lo guardò soddisfatto e si mise a sedere sul prato.
Riflettendo, si domandò: «Chissà, dovrei forse chiedere scusa alla paura?»

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