Ti ho amato dal primo istante...
venerdì 29 novembre 2013
Le sei storie delle paroline magiche - SCUSA
L'Avvento è anche un momento per chiarirsi dopo un litigio o una discussione e quale parolina magica occorre dire per fare pace? SCUSA! ♡ ♡
Le sei storie delle paroline magiche - GRAZIE
Il periodo di Avvento è un momento di attesa per l'imminente festività del Natale ma dev'essere anche un momento di riflessione sia per grandi sia per piccini. Io, mamma Mi, in questo periodo mi sento di ringraziare con tutto il ♡ Dio per avermi donato una famiglia che mi ama, per avermi donato la salute, per avermi donato un figlio da amare e per darmi la possibilità di vederlo crescere, il mio pastrugno. GRAZIE. ♡ ♡
giovedì 28 novembre 2013
L'ALBERO DI NATALE
In questi giorni sta terminando il mese di novembre, chi come me e pastrugno risiede in Brianza, è già in periodo di Avvento (con il rito ambrosiano il rito dell'Avvento dura 6 settimane, domenica scorsa è stata la nostra seconda domenica di Avvento, mentre per tutti gli altri che seguono il canonico rito romano, il periodo dell'Avvento inizierà domenica 1° dicembre... ), periodo di attesa alla festa più bella di tutto l'anno: la festa del Natale, la festa in cui si ricorda la nascita di Gesù Bambino. Tutti rendono più bella e accogliente la propria casa addobbandola per le feste, allestendo il presepe e l'albero di Natale. A proposito dell'albero di Natale... ecco una storia che io e il mio pastrugno abbiamo letto l'anno scorso.
LA STORIA DELL'ALBERO DI NATALE
In un remoto villaggio di campagna, la Vigilia di Natale, un ragazzino si
recò nel bosco alla ricerca di un ceppo di quercia da bruciare nel camino, come
voleva la tradizione, nella notte Santa. Si attardò più del previsto e,
sopraggiunta l'oscurità, non seppe ritrovare la strada per tornare a casa. Per
giunta incominciò a cadere una fitta nevicata.
Il ragazzo si sentì assalire dall'angoscia e pensò a come, nei mesi precedenti, aveva atteso quel Natale, che forse non avrebbe potuto festeggiare.
Nel bosco, ormai spoglio di foglie, vide un albero ancora verdeggiante e si riparò dalla neve sotto di esso: era un abete. Sopraggiunta una grande stanchezza, il piccolo si addormentò raggomitolandosi ai piedi del tronco e l'albero, intenerito, abbassò i suoi rami fino a far loro toccare il suolo in modo da formare come una capanna che proteggesse dalla neve e dal freddo il bambino.
La mattina si svegliò, sentì in lontananza le voci degli abitanti del villaggio che si erano messi alla sua ricerca e, uscito dal suo ricovero, poté con grande gioia riabbracciare i suoi compaesani. Solo allora tutti si accorsero del meraviglioso spettacolo che si presentava davanti ai loro occhi: la neve caduta nella notte, posandosi sui rami frondosi, che la piana aveva piegato fino a terra. Aveva formato dei festoni, delle decorazioni e dei cristalli che, alla luce del sole che stava sorgendo, sembravano luci sfavillanti, di uno splendore incomparabile.
In ricordo di quel fatto, l'abete venne adottato a simbolo del Natale e da allora in tutte le case viene addobbato ed illuminato, quasi per riprodurre lo spettacolo che gli abitanti del piccolo villaggio videro in quel lontano giorno.
Da quello stesso giorno gli abeti nelle foreste hanno mantenuto, inoltre, la caratteristica di avere i rami pendenti verso terra.
Il ragazzo si sentì assalire dall'angoscia e pensò a come, nei mesi precedenti, aveva atteso quel Natale, che forse non avrebbe potuto festeggiare.
Nel bosco, ormai spoglio di foglie, vide un albero ancora verdeggiante e si riparò dalla neve sotto di esso: era un abete. Sopraggiunta una grande stanchezza, il piccolo si addormentò raggomitolandosi ai piedi del tronco e l'albero, intenerito, abbassò i suoi rami fino a far loro toccare il suolo in modo da formare come una capanna che proteggesse dalla neve e dal freddo il bambino.
La mattina si svegliò, sentì in lontananza le voci degli abitanti del villaggio che si erano messi alla sua ricerca e, uscito dal suo ricovero, poté con grande gioia riabbracciare i suoi compaesani. Solo allora tutti si accorsero del meraviglioso spettacolo che si presentava davanti ai loro occhi: la neve caduta nella notte, posandosi sui rami frondosi, che la piana aveva piegato fino a terra. Aveva formato dei festoni, delle decorazioni e dei cristalli che, alla luce del sole che stava sorgendo, sembravano luci sfavillanti, di uno splendore incomparabile.
In ricordo di quel fatto, l'abete venne adottato a simbolo del Natale e da allora in tutte le case viene addobbato ed illuminato, quasi per riprodurre lo spettacolo che gli abitanti del piccolo villaggio videro in quel lontano giorno.
Da quello stesso giorno gli abeti nelle foreste hanno mantenuto, inoltre, la caratteristica di avere i rami pendenti verso terra.
L'albero di Natale è una magia,
cresce felice in compagnia.
Con la famiglia lo vai a comprare
e lui gioioso si fa addobbare.
Luci, nastri e palline,
fiocchi, dolci e stelline ...
Coccolato da te,
lui si sente già un re.
Ma se lo vuoi conquistare,
il girotondo gli devi fare.
martedì 26 novembre 2013
Filastrocca dell'omino di neve
Visto che ... mancano non molti giorni ...
Mamma Mi&Pastrugno iniziano ad augurare a tutti un sereno e lieto Natale, dedicandoVi questa simpatica filastrocca (in questi ultimi giorni il freddo è proprio pungente... e in alcuni posti nevica già da un po'...)♡ ♡
lunedì 25 novembre 2013
Indovina chi viene a cena?
Era cieca, la signora Olga, ma sapeva benissimo dove si trovavano mestolo e frullatore, basilico e zucchero a velo, noce moscata e carta da forno, perché cucinare era la sua passione.
La signora Olga cucinava tutto il giorno.
A casa sua non c'erano orologi, ma lei sapeva perfettamente quand'era ora di cena perché aveva un udito finissimo, il migliore di tutta la città.
Con l'orecchio appoggiato alla porta, la signora Olga ascoltava i suoi ospiti incamminarsi, arrampicarsi, saltellare, incespicare su per la collina, e così sapeva che era ora di buttare la pasta.
La signora Olga aveva ogni sera un ospite diverso e ogni ospite aveva i suoi passi.
I passi metallici di quella sera ad esempio, erano senz'altro quelli di ...
... un uomo di latta!
La signora Olga indovinava sempre.
Anche se ogni sera un nuovo invitato aveva bussato alla sua porta, lei non ne aveva dimenticato nemmeno uno. Ogni ospite le aveva raccontato le sue avventure, le avventure dei suoi amici e addirittura quelle dei suoi conoscenti.
Qualche volta alla signora Olga sembrava di conoscere il mondo intero.
Fra i suoi invitati c'erano stati tre moschettieri, tre uomini in barca, un fantasma e una fanciulla dai capelli turchini.
Una balena bianca le aveva chiesto se poteva nascondersi sotto il tavolo perché dei terribili cacciatori la stavano cercando.
Una sera, mentre attendeva con l'orecchio accostato alla porta, un ragazzino le aveva bussato alla finestra dichiarando che nella sua vita avrebbe fatto tutto, ma proprio tutto sugli alberi e che mai e poi mai sarebbe sceso.
- Va bene, va bene ... - l'aveva tranquillizzato la signora Olga, mentre lui usava un rametto per mangiare il minestrone.
La sera dopo, la signora Olga aveva cucinato degli squisiti spaghetti al ragù, ma il suo ospite, lamentandosi del fatto che nella sua cucina c'erano dei giganti, non li aveva nemmeno assaggiati.
Lei aveva cominciato a mangiare prima che si raffreddassero, mentre il valoroso ospite combatteva furiosamente contro il suo ventilatore.
Un'altra sera, un giovanotto elegante si era presentato col suo ritratto sottobraccio e aveva mangiato di gusto tutto quello che aveva nel piatto. E poi aveva mangiato anche tutto quello che c'era sulla tavola e nel piatto della signora Olga. Aveva chiesto se ce ne fosse ancora.
Ancora, ancora, ancora.
Quando anche il frigorifero della signora Olga fu completamente vuoto, il giovanotto non sembrava ingrassato nemmeno di un grammo. Il suo ritratto invece, era talmente grasso da non entrare più nella cornice. "Strano..." aveva pensato la signora Olga.
- Strano! Fantastico! Spaventoso! - commentava la signora Olga ad ogni racconto dei suoi ospiti.
E ogni sera, a cena finita: - Delizioso! Genuino! Squisito! - commentavano i suoi ospiti.
Ripulivano ben bene i loro piatti e non smettevano mai di raccontare le loro avventure prima di ...
... aver accompagnato la signora Olga a letto e atteso fino a che si fosse addormentata.
Poi, come ogni notte, la porta della signora Olga si richiudeva senza far rumore.
Dietro la stessa porta, sua nipote Nina si infilava le mani in tasca e tornava verso casa.
Non aveva niente con sé, nemmeno un libro.
Non aveva bisogno di libri perché l'indomani, come ogni giorno, sarebbe tornata in biblioteca e avrebbe cercato di memorizzare ogni dettaglio di una nuova, affascinante storia entro l'ora di cena.
Nina sapeva molto bene che l'udito di nonna Olga era il più fine di tutta la città e che lei avrebbe riconosciuto fin dietro una porta chiusa il rumore di una pagina.
Il lieve fruscio di una pagina che gira, proprio come questa.
venerdì 22 novembre 2013
Come nascondere un leone
Visto il tempo uggioso di questa settimana... ecco una storia "calda" trovata con il mio pastrugno in biblioteca.
Un giorno di gran caldo,
un leone arrivò in piazza
per comprare un cappello.
Ma i cittadini avevano paura dei leoni,
e lui scappò via.
Cominciò a correre a tutta velocità ...
... e arrivò in una casetta nel giardino.
Era la casetta da gioco di un bambino di nome Riccardo.
"Non puoi nasconderti qui" disse Riccardo,
che non aveva paura dei leoni.
"Questa casetta è troppo piccola per te!"
Andarono in casa, quella vera, così Ricky
poteva nascondere il leone.Dovevano
fare piano piano, perché forse i suoi
genitori non volevano un leone in casa!
Il leone si fece pulire
la criniera da Ricky ...
e poi si fece curare la zampa
che aveva un taglietto.
"Adesso ti metto subito un cerotto" disse Ricky.
Ma non era facile nascondere
un leone. Era troppo grande ...
troppo peloso ...
...troppo pesante,
specialmente quando dormiva.
E i leoni dormono molto.
Ma quando non c'era nessuno, Ricky
e il leone potevano giocare insieme.
Dovevano solo stare attenti
a non fare troppo rumore.
Una sera, il papà di Ricky disse: "Non hanno ancora trovato quel leone."
"Scommetto che è un bravo leone" disse Ricky da dietro il divano.
"Non esistono leoni bravi" rispose la mamma. "I leoni ti mangiano!"
Il leone era preoccupato
ma Ricky lo confortò.
Poi Ricky lesse al suo amico la sua storia preferita,
parlava di un leone in biblioteca.
Il leone si addormentò, perché i leoni dormono molto.
E qui cominciarono i guai.
Ricky sentì la mamma che saliva le scale,
ma è difficile
svegliare un leone!
Comunque, i leoni spesso
si svegliano se una mamma urla!
AARGH!
Per questo leone scappò di casa ...
... e trovò un nascondiglio da cui poteva vedere Ricky quando veniva in città.
Nessuno lo vedeva, nemmeno Ricky.
Non lo videro neppure due rapinatori
che avevano appena rubato tutta
l'argenteria del Municipio.
ROAR!Saltò giù dal suo nascondiglio ...
... e acchiappò i due rapinatori fino
all'arrivo della Polizia.
I cittadini erano esterrefatti.
Tutti tranne Ricky che disse:
"Io l'avevo detto che era un bravo leone!"
Gli abitanti del paese lo portarono in trionfo
Il leone era diventato un eroe. Non doveva più nascondersi.
e il sindaco disse che poteva chiedere tutto ciò che voleva.
Il leone ci pensò un attimo,
e poi chiese ...
... un cappello!
In fondo, era venuto in città per questo.
(ho modificato il nome della storia originale: la protagonista di questa storia era una bimba di nome Iris... ♡ di Mamma Mi... ho sostituito il nome con quello del mio pastrugno adorato! ♡ Non me ne voglia l'autrice Helen Stephens)
Bibo nel Paese degli Specchi
C'era un mondo lontano fatto di paesi separati,
ciascuno per conto suo.
Ogni paese era diverso dagli altri ed era un
posto chiuso.
Ogni tanto si aprivano le porte dei paesi,
e chi era di qua poteva andare di là e chi era di
là poteva andare di qua. E restarci, anche.
Di solito quando i paesi si mescolavano era
meglio, dopo. Perché erano più movimentati di prima, erano più vivaci, più
colorati.
Ma c'erano anche paesi che non riuscivano proprio
a mescolarsi, e ognuno dava un'occhiata all'altro paese sbirciando dalla porta,
ma poi restava lì dov'era, com'era prima, com'era sempre stato.
Nel Paese dei Bambini Soli, per esempio,
c'erano tanti bambini diversi.Giocavano tutto il giorno, tutti i giorni.
Ma dopo un po' questo non bastava.
Perché erano tanti, sì, ma ciascuno era solo.
Forse avevano bisogno di qualcos'altro.
Sì, ma di cosa?
Nel Paese dei Grandi Soli c'erano tanti
grandi
che facevano cose interessanti
come
lavorare, parlare, viaggiare.
Ma dopo un po' questo non bastava.
Perché erano tanti sì, ma ciascuno era solo.
Forse avevano bisogno di qualcos'altro.
Sì, ma di cosa?
Nel Paese dei Grandi Soli un uomo e una donna,
che si volevano bene, cercavano di capire insieme di che cosa avevano bisogno.
Siccome si volevano bene, si dicevano tutti i pensieri che passavano dentro la
loro testa. Erano contenti, insieme, ma sentivano che avrebbero voluto
dividere la loro contentezza con qualcun altro.
Nel Paese dei Bambini Soli c'era un bambino che
si chiamava Bibo.
Altri bambini, soli come lui, dicevano:
Quando videro che la maniglia della porta si
abbassava, l'uomo e la donna capirono che quello era il momento giusto per
usare la chiave. Guardarono Sapiente, che annuì e infilò la chiave nella toppa.
Insieme, l'uomo e la donna, fecero girare la chiave nella toppa. E poi,
insieme, tirarono la porta stringendo forte la maniglia. Subito non successe
niente. Ma erano in due ed erano grandi. E tirarono forte. Fortissimo, perché
volevano la stessa cosa.
Dall'altra parte, Bibo spingeva forte.
Alla fine, con un po' di fatica, la porta si
spalancò.
Bibo fece appena in tempo a correre di là che la
porta si richiuse alle sue spalle.
Guardò l'uomo e la donna con la sua solita
curiosità e disse loro:
E guardò l'uomo, che fece sì con la testa.
Ma Bibo ci rimase male. Pianse anche un pochino. E dopo che
i suoi grandi l'ebbero consolato con i baci e le coccole che avevano imparato
nel Paese dei Baci e delle Coccole, lui disse:
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