Ti ho amato dal primo istante...

Ti ho amato dal primo istante...

domenica 17 novembre 2013

Mamma mia, basta magia!

Lassù, all'ultimo piano del più alto palazzone della città, abitano Bice e Betta Babalucchi.


Mamma mia,
basta magia!

Betta ha un uccellino che tutte le mattine la sveglia fischiettando. Si chiama Trillillino e fa un cinguettio così brioso che Betta si alza sempre felice. Poi prepara la colazione: cereali per tutti e due. Betta preferisce fiocchi con il latte, Trillillino semi crudi e acqua. Prima di uscire di casa, Betta saluta tutte le sue bambole. Infine bussa pian piano alla camera della mamma. Apre la porta, ma solo in fessura, perché ... perché sua mamma è una ...
Insomma, la mamma di Betta è un po' diversa.

Ogni sera mamma Bice carica tre sveglie perché al mattino vorrebbe stupire Betta con una colazione speciale. Ma poi non riesce mai ad alzarsi prima di Betta.
Ancora addormentata, esclama: «Coza? Già cozì tardi? Ma non è pozzibile! Azpetta: ti preparo una zuperbuonizzima merendina. Dopo ti porto a zcuola con la mia velozcopa da città.»
Ma Betta è già scomparsa.

Betta vuole andare a scuola a piedi, come gli altri bambini: vuole essere assolutamente normale, vuole essere come tutti. Sa che nel palazzo spettegolano sulle stramberie di sua mamma; sente i vicini parlare sottovoce di "strega" e maledire le sue "magie". Ma forse tutto questo non è così grave: è la verità! Quello che è gravissimo è che alcuni genitori proibiscono ai loro figli di giocare con Betta.

Anita e Rodolfo aspettano Betta sotto casa. I tre amici partono assieme per la scuola, tranquilli e contenti.
All'improvviso si sente uno strillo dal cielo: «Betta! Tezoro! Ti zei dimenticata la tua merendina!» e con una curva strettissima Bice atterra con la sua veloscopa davanti ai bambini. Una manovra perfetta, ma Anita e Rodolfo si spaventano e scappano.
Betta afferra la merenda e corre tutta sola verso la scuola.

Quando, a ricreazione, Betta sta per dare il primo morso al suo panino, non ci riesce! Il panino le scappa dalle mani, si apre in due e ... cosa c'è dentro? Un salamelodico che canta con voce bella e chiara: 

«Ma ma mangiami piccina
con la bo bo bocca piccolina ... »

I compagni indietreggiano: alcuni pensano che quella roba che canta nel panino sia una bestia disgustosa; altri scoppiano a ridere. Betta si vergogna. Sa che sua mamma fa di questi scherzi perché le piace stupire la sua bambina ... ma lei preferirebbe un normalissimo panino al salame, al massimo con un normale cetriolino sottaceto. Anche mamma Bice si rattrista: a lei piacerebbe che sua figlia fosse una normale streghetta, con normalissime idee pazze in testa.
Finita la scuola, alcuni bambini seguono Betta fino a casa e la prendono in giro cantando a squarciagola:
«Ba ba baciami piccina sulla fe fe fetta di salame ...»

«Uffa!  L'ascensore è rotto!» brontolano Anita e Rodolfo. 
Solo Betta vede la strizzatina d'occhio di mamma Bice. Che cosa starà tramando?
I bambini decidono di salire per le scale, ma al primo gradino sentono un leggero scricchiolio e uno strano tremolio. Si bloccano spaventati. Ma ... anche se stanno fermi ... si muovono ... no, è la parete che si muove... o sono i gradini?
«Una sca-sca-scala mobile!» grida Rodolfo stupito.
«Una scala mobile a casa nostra? Fantastico!» esclama Anita e, cercando di superare la paura, sale per prima di qualche gradino. Gli altri la seguono entusiasti fino in cima. E poi, giù fino in fondo! E poi di nuovo su, in alto in alto! E giù! E su! Sempre più in fretta, sempre più in fretta! 
Contentissimi, gridano come matti, e Betta più forte di tutti.


 
Ma le proteste dei vicini coprono le grida dei bambini e Bice, a malincuore, ferma la scala.
Si sente ancora qualche oggetto che rotola di qua e di là. Poi solo gli strilli dei vicini che litigano:

«Che cos'è questo baccano?
Dov'è il mio portaombrelli?»


«Questo vecchio aspirapolvere
non è mio! Aiuto! C'è una rana in casa!»



«Chi ha rubato il mio ficus?

Al ladro! »

Betta sente la mamma di Anita che dice: «No, Anita, non puoi andare a giocare da Betta.»
La sua voce è così severa che le due bambine non osano respirare.

«Eppure era azzolutamente zuperentuziazmante!» sussurra mamma Bice, prendendo Betta per mano e trascinandola nell'appartamento.

Betta è arrabbiata. Furiosamente arrabbiata. Aveva previsto di giocare tutto il pomeriggio con la sua amica Anita, ma adesso lei non può venire. Chissà fino a quando ... E' sempre così: sempre la solita, insolita vita.
Quando Betta è triste, Bice diventa ancora più triste.
«Betta, azcolta: ti preparo il tuo bubbudino preferito. Zei contenta?» Ma Betta non vuole il bubbudino e non vuole nemmeno lasciarsi consolare. Quando, più tardi, nemmeno Rodolfo può salire a giocare, Betta si sente proprio sola. E mamma Bice ancora più di lei.
«Pozziamo giocare al gioco dell'oca!» propone mamma Bice. 
Betta dice "no" tre volte: poi, continuando a brontolare, prende il dado dalla scatola.

Bice e Betta giocano in silenzio.Troppo silenzio. E' forse per questo che le pedine cominciano a starnazzare, a muoversi, a uscire sculettando dal percorso del gioco. I versi che fanno assomigliano alle grida dei vicini, nella tromba delle scale.
L'oca di Bice gracchia con voce bassa:
«Che coz'è quezto baccano?» E l'ochetta di Betta aggiunge, stridula: «Dov'è il mio portazpilli? Chi ha prezo il mio preziozizzimo ficuz?»
Mamma e figlia scoppiano a ridere.

Improvvisamente il gatto arriccia il naso:
«Sento puzza! Miao! Di bruciato! Miaomiao!»
Bice e Betta si girano di scatto verso la cucina:
«IL BUBBUDINOOOOOOOOOOOOOO!»

 
Il bubbudino ha continuato a bollire allegramente e, siccome è un budino magico, può crescere, crescere, crescere ... fino all'infinito. Come un gigantesco polipone giallo, il bubbudino fa uscire i suoi tentacoli dalla pentola. Siccome non ha gli occhi, se vuole scoprire il mondo lo deve toccare con i suoi polipastrelli. Tocca qua e tocca là ... il polipone giallo decide che il mondo gli piace molto. Allora vuole abbracciarlo tutto. Bice e Betta cercano scampo dove possono. Bice vuole bloccare il dolce straripamento con una formula magica:

«Bubbudino polipone, bubbudipolipidù,
torna dentro il pentolone, non venirne fuori p... »

Ma non può finire la formula perché un polipollice giallo le ha tappato la bocca. 
Il bubbudino NON VUOLE FERMARSI.

Il bubbudino sbubbudina dalle finestre, sbrodola sulle terrazze e scivola budinosamente lungo le pareti del palazzone. Le sue braccia abbrancano e baciano tutto ciò che toccano.
I vicini si precipitano sulle terrazze. Corrono dentro e fuori, sotto e sopra, avanti e indietro. L'intero palazzone esplode in un tumulto: «Aiuto! Aiuto! Un'alluvione dal cielo! Sembra... »

«... un budi ... un budi ... E' la festa del budi-budi!» dice Betta titubante. Anita la capisce al volo:
«Viva la festa del budi-budi!»
E Rodolfo, da sotto:  «Bubbudino gratis! Bubbudino per tutti!»
Bubbudino gratis? I vicini non se lo fanno ripetere: tutti riempiono padelle, scodelle, ciotole, stivali, vasche da bagno, cappelli ... oppure aprono semplicemente la bocca per assaporare direttamente il bubbudino.
Anche al bubbudino piace entrare in tutte quelle bocche e farsi solleticare da tutte quelle lingue. Che bella sensazione! Distratto da tutto quel gongolamento, il polipollice giallo dimentica di tenere tappata la bocca di Bice che può finalmente terminare la formula magica:
« ...iù!»
Ed ecco che il bubbudino sobbalza, poi si blocca brontolando, borbottando, barbugliando, bbbbbbbbbbbb b b b b b b, B.

Tutti i vicini salgono in cima al palazzo a ringraziare per la meravigliosa sorpresa.
Bice è molto imbarazzata. Betta è fiera della sua mamma.
La festa continua e non manca nessuno.

Quando la festa sta per finire, Bice dice a Betta:
«E ze facezzimo una pazzeggiatina zerale?»
«Con la veloscopa nuova?» chiede Betta, un po' impaurita.
«Zorpreza!» e Bice fa apparire sulla scopa un seggiolino per bambini.
«Fantastico! Via!» grida Betta.

Volano nel cielo della sera in ampi cerchi e dolci curve.
Quando rientrano a casa, tutti dormono tranquilli nei loro letti con le pance piene di bubbudino e, nelle teste, tanti sogni gialli. 
Bice carica tre sveglie, Betta racconta la sua giornata a Trillillino e gli offre un ditale di bubbudino.
Ma c'è qualcuno che non è contento: il bubbudino nelle pance. Per lui la storia non è più divertente. Dice triste: «Io volevo sbudinare ancora!»

1 commento:

  1. Storia stramba e un po' pazza di una mamma e una figlia, diversissime fra loro, che si vogliono comunque un gran bene.♡♡♡☆☆☆

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