C’era
una volta un grande di ciliegio dai rami larghi e forti. Vicino a lui
era cresciuto un alberello, sempre di ciliegio, ma giovane ed esile. Al
piccolo albero piaceva molto stare accanto a quello grande, perché gli
dava sicurezza, ma soprattutto amava i rumori.
Sentiva il vento che passava tra i rami e le foglie del grande albero e le faceva frusciare. Sentiva gli uccelli che venivano a posarsi sui suoi rami e cantavano canzoni allegre. Gli piaceva anche il ronzio degli insetti che si muovevano sulla corteccia.
Poi, durante l’estate, arrivavano gruppi di bambini a giocare su quel prato e salivano sul grande albero. Quelle erano le giornate in cui si divertiva di più. I bambini saltavano da un ramo all’altro, una volta costruirono perfino una capanna di legno tra i suoi rami. Parlavano, ridevano e tutto intorno si riempiva di suoni allegri e di giochi.
Il piccolo albero conduceva una vita serena, finché un giorno fece una grande scoperta. Su uno dei suoi rametti, quello più lungo, era cresciuto qualcosa. Sembrava una pallina, di colore rosso vivo: era morbida e la sua pelle brillante luccicava al sole.
“Che sta succedendo?” chiese ad alta voce.
Il grande albero, che lo osservava, gli disse: “E’ la tua prima ciliegia. Questi sono i nostri frutti. Nei prossimi giorni te ne cresceranno altre. Vedrai gli uccelli, gli insetti e i bambini come correranno a mangiarsele.”
“Neanche per sogno” disse l’alberello. “Questa ciliegia è mia e guai a chi la tocca!”
Senza dubbio l’alberello si sentiva molto orgoglioso di quella sua unica ciliegia. La osservava in continuazione, con alcune foglie la riparava dal sole troppo intenso e si divertiva a muovere il suo rametto per vederla dondolare.
Quel pomeriggio arrivò un gruppetto di bambini e uno di loro, il più grande, se ne accorse. “Ehi, venite a vedere: c’è una ciliegia sull’alberello. Chi la prende, se la mangia.”
I bambini gli furono intorno e ridevano e saltavano per acchiappare quella ciliegia, ma l’alberello faceva di tutto per allungare il suo piccolo ramo più in alto che poteva, perché nessuno gliela prendesse. E così riuscì a salvarla.
Il giorno dopo, però, dovette combattere nuovamente la stessa lotta contro un merlo che si era seduto sul ramo e cercava di beccare quella bella ciliegia succosa. L’alberello si agitava e faceva di tutto perché non la prendesse. Come i bambini, anche il merlo ci provò per un po’; poi si diede per vinto e rinunciò. Il nostro alberello aveva salvato ancora una volta la sua bella ciliegia, ma non era per niente soddisfatto.
“Che faticaccia” confessò al grande albero. “Ho dovuto mettercela tutta perché non mi mangiassero questa bella ciliegia.”
In quel momento un colpo di vento fece agitare i rami e le foglie. La ciliegia, ormai troppo matura, cadde sul prato. Un passero che si trovava là sotto la beccò e volò via. Come rimase male il giovane alberello! “Ma … ma … “ balbettava e non riusciva a dire altro.
“Oggi hai imparato qualcosa” gli disse il grande ciliegio. “Hai lottato tutto il giorno per salvare la tua piccola ciliegia. Hai allontanato i bambini e i merli e non ti sei goduto la loro compagnia. Se l’avessi lasciata mangiare ai bambini, ogni giorno sarebbero corsi da te, per cercarne altre. Se l’avessi regalata al merlo si sarebbe fermato fra i tuoi rami a cantare. Invece così non ti è servita a nulla e sei rimasto solo. Sei sicuro di aver fatto la cosa migliore?”
Sentiva il vento che passava tra i rami e le foglie del grande albero e le faceva frusciare. Sentiva gli uccelli che venivano a posarsi sui suoi rami e cantavano canzoni allegre. Gli piaceva anche il ronzio degli insetti che si muovevano sulla corteccia.
Poi, durante l’estate, arrivavano gruppi di bambini a giocare su quel prato e salivano sul grande albero. Quelle erano le giornate in cui si divertiva di più. I bambini saltavano da un ramo all’altro, una volta costruirono perfino una capanna di legno tra i suoi rami. Parlavano, ridevano e tutto intorno si riempiva di suoni allegri e di giochi.
Il piccolo albero conduceva una vita serena, finché un giorno fece una grande scoperta. Su uno dei suoi rametti, quello più lungo, era cresciuto qualcosa. Sembrava una pallina, di colore rosso vivo: era morbida e la sua pelle brillante luccicava al sole.
“Che sta succedendo?” chiese ad alta voce.
Il grande albero, che lo osservava, gli disse: “E’ la tua prima ciliegia. Questi sono i nostri frutti. Nei prossimi giorni te ne cresceranno altre. Vedrai gli uccelli, gli insetti e i bambini come correranno a mangiarsele.”
“Neanche per sogno” disse l’alberello. “Questa ciliegia è mia e guai a chi la tocca!”
Senza dubbio l’alberello si sentiva molto orgoglioso di quella sua unica ciliegia. La osservava in continuazione, con alcune foglie la riparava dal sole troppo intenso e si divertiva a muovere il suo rametto per vederla dondolare.
Quel pomeriggio arrivò un gruppetto di bambini e uno di loro, il più grande, se ne accorse. “Ehi, venite a vedere: c’è una ciliegia sull’alberello. Chi la prende, se la mangia.”
I bambini gli furono intorno e ridevano e saltavano per acchiappare quella ciliegia, ma l’alberello faceva di tutto per allungare il suo piccolo ramo più in alto che poteva, perché nessuno gliela prendesse. E così riuscì a salvarla.
Il giorno dopo, però, dovette combattere nuovamente la stessa lotta contro un merlo che si era seduto sul ramo e cercava di beccare quella bella ciliegia succosa. L’alberello si agitava e faceva di tutto perché non la prendesse. Come i bambini, anche il merlo ci provò per un po’; poi si diede per vinto e rinunciò. Il nostro alberello aveva salvato ancora una volta la sua bella ciliegia, ma non era per niente soddisfatto.
“Che faticaccia” confessò al grande albero. “Ho dovuto mettercela tutta perché non mi mangiassero questa bella ciliegia.”
In quel momento un colpo di vento fece agitare i rami e le foglie. La ciliegia, ormai troppo matura, cadde sul prato. Un passero che si trovava là sotto la beccò e volò via. Come rimase male il giovane alberello! “Ma … ma … “ balbettava e non riusciva a dire altro.
“Oggi hai imparato qualcosa” gli disse il grande ciliegio. “Hai lottato tutto il giorno per salvare la tua piccola ciliegia. Hai allontanato i bambini e i merli e non ti sei goduto la loro compagnia. Se l’avessi lasciata mangiare ai bambini, ogni giorno sarebbero corsi da te, per cercarne altre. Se l’avessi regalata al merlo si sarebbe fermato fra i tuoi rami a cantare. Invece così non ti è servita a nulla e sei rimasto solo. Sei sicuro di aver fatto la cosa migliore?”
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