Ti ho amato dal primo istante...

Ti ho amato dal primo istante...

martedì 9 aprile 2013

La musica del cuore.

"Mamma usciamo con le biciclette, non faremo tardi!"

Davide e Guido, capelli rossi e lentiggini sul naso, nelle prime ore pomeridiane erano soliti girovagare qua e là, pedalando a più non posso lungo le stradine meno frequentate del centro, alla ricerca di qualche cosa di nuovo da scoprire per i loro giochi.


"Svolta a sinistra" indicò Guido al fratello, esibendosi in una vorticosa impennata che avrebbe sicuramente fatto arrabbiare la mamma, come il suo continuo stare dritto sul sellino e pedalare a più non posso, senza le mani sul manubrio.

"Ma se andiamo in quella direzione arriviamo al giardino del signor Terenzi e se ci vede sono guai", sbuffò Davide.
"Vieni, fifone, seguimi" lo rimproverò Guido fischiettando e facendo spallucce.

Il giardino del signor Terenzi era ricco di piante sempreverdi e fiori di ogni tipo, ma il disordine e l'erbaccia regnavano sovrani.

Al centro vi era una antica fontana disadorna dalla quale si diceva fuoriuscissero strani suoni e, per questo motivo, tutti evitavano di passeggiare lì vicino.
I due fratelli, però, non avevano mai avuto occasione di sentire quelle strane voci e neppure i loro compagni di scuola.

"Sentivo dire dal fornaio che mettono paura, soprattutto di notte" disse Davide spingendo con forza sui pedali.
"Magari si tratta di qualche animale che è rimasto intrappolato sul fondo" "E se invece si scopre che i fantasmi esistono?" gridò Guido tagliandogli la strada con la bici, nel tentativo di seminarlo.

Il giardino era custodito da un vecchio cane, un mastino napoletano buono come il pane ma così stanco e avanti con l'età che bere l'acqua dalla ciotola distante pochi centimetri era ardua impresa.

"Dai, scavalchiamo la recinzione, il vecchio Tob non si accorge di nulla tanto è pigro".
Così dicendo Guido buttò a terra la bici ed iniziò la scalata della rete metallica che cingeva la proprietà privata.
Davide lo seguì mal volentieri.
Si avvicinarono pian piano alla fontana e rimasero in silenzio ad ascoltare: nulla, nessuna voce, nessun lamento, nulla di nulla.

Non si accorsero però che il signor Terenzi li aveva visti dalla finestra e stava blaterando chissà quali parole, agitando il bastone con la mano.
I due ragazzi se la diedero perciò a gambe, ma decisero di tornare più tardi, con gli altri compagni di scuola.

Infatti, poco prima dell'imbrunire, un gruppetto di biciclette sistemate alla bene meglio lungo il ciglio della strada avvertì che i ragazzi avevano in mente qualcosa: Davide e Guido avevano trascinato fin là altri due coetanei e si stavano avvicinando alla fontana.
"Pare che quando si fa buio si sentano degli strani versi provenire dal fondo, ne avete sentito parlare anche voi?" azzardò timidamente Davide.

I quattro si sedettero sull'erba fresca del prato e rimasero in silenzio ad ascoltare.
Si udiva soltanto in lontananza il latrare di qualche cane e il clacson delle auto che sfrecciavano in curva.

Improvvisamente una delicata melodia salì dalla fontana: era una musica dolcissima e lieve, non come l'avevano descritta i grandi. E più saliva in cielo più diveniva meravigliosa.
I ragazzi, increduli, rimasero affascinati da tanta bellezza. A distogliere la loro attenzione da quel fatto misterioso fu la luce della casa del signor Terenzi che si accese ed il vecchio uscì urlando "Ancora questo maledetto rumore, non ne posso più! Domani farò buttare giù definitivamente quella fontana!".

I ragazzi, in un primo momento, non capirono.
"Ma non è un rumore questo, questa è musica" disse Guido alzandosi.
"Una musica leggera che riempie il cielo, non sentite anche voi?".

I ragazzi fecero cenno di sì con la testa.
Eppure Terenzi aveva detto "rumore..." "Il cuore dei grandi non sente come quello dei bambini" disse Davide con lo sguardo rivolto al cielo "Ecco la risposta".

A quelle parole i suoi compagni rimasero in silenzio, sorridendo, felici.
"Che peccato che i grandi non riescono a sentire come noi" replicò Guido "E a vedere con i nostri occhi le cose fantastiche che ci circondano. Eppure sono lì, davanti a loro, tutti i giorni".

"Potremmo aiutarli a ritornare un poco bambini, se non ce la fanno da soli" soggiunse il fratello, rivolgendo ancora un veloce malinconico sguardo alla fontana.
Ripresero le biciclette e fecero ritorno alle loro case senza fretta, senza parlare.
Si salutarono, dandosi appuntamento a scuola, l'indomani.


(di Greta Blu, lagirandola.it

Nessun commento:

Posta un commento